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giovedì 30 luglio 2009

Ancora tagli al Sostegno: 693 di cui 60 a Siracusa! Siamo alla macelleria sociale: prevedo convocazioni molto "calde"

Sostegno - Handicap: Sicilia. Tagli in "deroga" alle effettive esigenze rilevate

(Da orizzontescuola.it)

Sindacato SFIDA (Sindacato Famiglie Italiane Diverse Abilità)

Meno 693!!! Tanti sono i posti di sostegno che verranno a mancare nella scuola siciliana dal prossimo mese di settembre (AG 58, CL 24; CT 112; EN 30; ME 161; PA 119; RG 31; SR 60; TP 98).

Le ore sono state ripartite NON in base alle “effettive esigenze degli alunni” così come norma vuole e prevede, ma solo ed esclusivamente in base alle “risorse [economiche] effettivamente assegnate” e le risorse destinate alla scuola siciliana sono talmente inique che hanno determinato un ulteriore taglio in organico di fatto di ben 693 posti totalmente a carico del sostegno.

Le direttive contenute nelle ultime circolari a firma del Ministro Gelmini là dove precisano che le richieste di ore di sostegno “vengono formulate dal GLH operativo”
in Sicilia sono state del tutto ignorate! Altro che “migliorare la qualità dell’integrazione scolastica”, le azioni dirette verso i 693 alunni disabili sono volte a negare il LORO Diritto all’Istruzione.

SFIDA denuncia queste scelte politiche che mirano solo a far quadrare i Conti dello Stato e chiede al Presidente della Regione Sicilia, on. Lombardo di farsi garante e
tutore delle 693 famiglie disabili siciliane, con azioni forti e concrete, rivendicando il diritto allo STUDIO e ALL’ISTRUZIONE degli alunni siciliani, non trascurando inoltre la possibilità di intraprendere iniziative comuni con gli altri Presidenti delle Regioni Meridionali su cui si è abbattuta la scure del Ministro Gelmini.

Il Segretario Provinciale

Maria VITALE MERLO

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mercoledì 29 luglio 2009

Quei dea Lega xè musi de mona!

Visto che ho messo Venezia come provincia per le graduatorie d'istituto mi alleno un po'...
Che dite? ho superato l'esame?

Lega: «Test di dialetto per i prof»
Scontro sulla scuola, stop a riforma
Proposta del Carroccio: «Gli insegnanti devono conoscere la cultura della regione dove lavorano»

ROMA - I professori dovranno superare un «test dal quale emerga la loro conoscenza della storia, delle tradizioni e del dialetto della regione in cui intendono insegnare». Stop dunque alla selezione basata sui titoli di studio. È quanto la Lega chiede che sia inserito nella riforma della scuola ora all'esame della commissione Cultura della Camera. Ma il presidente della commissione, Valentina Aprea (Pdl), dice no e sconvoca il comitato ristretto investendo della questione direttamente la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. La Lega però si oppone. E la riforma, per il momento si blocca.

LA PROPOSTA - «Il presidente Aprea - spiega Paola Goisis, deputata della Lega e presentatrice della richiesta - ci ha detto che il testo dovrà essere discusso direttamente in aula. Ma a questo noi ci opporremo perché non si può scavalcare così la volontà di un partito di maggioranza e la stessa Commissione». «Noi avevamo presentato una proposta di legge di riforma della scuola. Ma questa non è stata condivisa da tutta la maggioranza. Così - racconta ancora la parlamentare leghista - abbiamo chiesto che ne venisse recepita almeno una parte nel testo unificato che ora era all'esame della Commissione Cultura. Abbiamo rinunciato a tutto, tranne che ad un punto sul quale insisteremo fino alla fine: ci dovrà essere un albo regionale al quale potranno iscriversi tutti i professori che vogliono. Ma prima dovrà essere fatta una pre-selezione che attesti la tutela e la valorizzazione del territorio da parte dell'insegnante». La Lega, cioè, vuole inserire un test, per i professori, che attesti, per dirla con le parole di Paola Goisis, «il loro livello di conoscenza della storia, della cultura, delle tradizioni e della lingua della regione in cui vogliono andare ad insegnare». I titoli di studio, quindi, passeranno decisamente in secondo piano. «Non garantiscono un'omogeneità di fondo - osserva il deputato del Carroccio - e spesso risultano comprati. Pertanto non costituiscono una garanzia sull'adeguatezza dell'insegnante. Questa nostra proposta che, ripeto, è l'unico punto che noi chiediamo venga inserito nella riforma, punta ad ottenere una sostanziale uguaglianza tra i professori del Nord e quelli del Sud. Non è possibile, infatti, che la maggior parte dei professori che insegna al Nord sia meridionale». L'esponente del Carroccio si dice quindi d'accordo sull'ipotesi di istituire un albo regionale per gli insegnanti, ma ci dovrà essere però prima una selezione sulle conoscenze »della lingua, della tradizione e della storia delle regioni dove si intende insegnare«. Altrimenti la Lega si metterà di traverso sulla riforma. »Spero davvero che il testo non venga calendarizzato prima di un chiarimento all'interno della maggioranza - dice - Non può essere scavalcata così la volontà del secondo grande partito della maggioranza«. Valentina Aprea (Pdl), proprio per evitare una discussione che spaccasse ulteriormente Lega e Pdl sul punto ha sconvocato il comitato ristretto in attesa di decisioni che, secondo lei, dovrebbe prendere la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.

L'OPPOSIZIONE - Il capogruppo del Pd in commissione Cultura, Manuela Ghizzoni, contesta l'atteggiamento del centrodestra: »Stupisce veramente la profonda spaccatura - sottolinea - L'istruzione è un tema troppo serio e non può divenire oggetto di pericolose incursioni ideologiche dal sapore tutto nordista».


fonte: corriere.it - 28 luglio 2009

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giovedì 23 luglio 2009

No ai Presidi Meridionali: a Vicenza il Razzismo è Bipartisan

La cosa incredibile non è che esca fuori il razzismo (se si può parlare di razza in un'Italia dominata a turno o contemporaneamente da decine di popoli, dai greci agli spagnoli) presente in alcune regioni del nord.

La cosa insopportabile è che una tale porcheria sia stata votata anche dai rappresentanti del PD.

La deriva oramai intrapresa da questo partito, sempre all'inseguimento delle peggiori pulsioni delle destre, non conosce più fine.

Si aspettano le, comunque tardive, prese di distanza dei candidati alle primarie.

Una toppa che non potrà coprire l'orribile sbreco provocato dai consiglieri provinciali di quel partito!

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martedì 14 luglio 2009

oggi sciopero contro il ddl alfano

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sabato 4 luglio 2009

Orizzonte scuola: Organici 2009/10: tutti i tagli confermati

Si è svolto giorno 2 luglio l' incontro per l'informativa sulla bozza di circolare sull'organico di fatto per il personale docente e ATA per l'a.s. 2009/2010. Per la parte pubblica erano presenti il Capo Dipartimento dott. Cosentino, il Direttore Generale dott. Chiappetta e i dirigenti dott.ri De Angelis e Palermo.

I tagli aggiuntivi previsti sono 5.003 posti che, sommati ai 37.101 tagli (comprensivi di 245 Dirigenze Scolastiche soppresse col dimensionamento) effettuati in organico di diritto, comportano un decremento di organico di 42.104 posti per l' anno scolastico 2009/10, nel rispetto di quanto previsto in Finanziaria.

Il dott. Chiappetta ha illustrato i vari aspetti dell'adeguamento degli organici, illustrando alcune tipologie di interventi idonei a raggiungere l'obiettivo di contenimento previsto e programmato:
1) un'ottimale utilizzazione dei docenti specializzati di lingua inglese;
2) una più attenta riconduzione delle cattedre a 18 h;
3) la completa utilizzazione del personale in esubero;
4) l'articolazione del tempo scuola secondo criteri e soluzioni idonei al miglior impiego delle risorse stesse.

I dirigenti scolastici dovranno acquisire l'autorizzazione dei direttori generali regionali prima di procedere all' attivazione di nuove classi, mentre sono già legittimati all'accorpamento delle stesse, in seguito alla contrazione degli alunni. Eventuali nulla-osta agli alunni potranno essere concessi solo per particolari e motivate situazioni, purchè non incidano sull' organico.

Tutte le OO.SS. hanno contestato la pervicacia con cui il governo porta avanti la politica dei tagli e dello smantellamento della scuola pubblica statale. In particolare la Federazione Gilda-Unams ha manifestato il suo totale dissenso per gli ulteriori 5.003 tagli che finiranno di distruggere la scuola pubblica. L'amministrazione ha però affermato che il taglio complessivo di 42mila posti è imposto inderogabilmente dal MEF perché deve portare materialmente al risparmio previsto in finanziaria onde reperire per il bilancio dello Stato economie non inferiori a 456 miliardi di euro per l'anno 2009.

A margine dell' incontro il dott. Chiappetta ha riferito che è in discussione tra le delegazioni del MIUR e del MEF la richiesta di autorizzazione alle assunzioni in ruolo per dirigenti, docenti ed Ata. Per i docenti in particolare l'autorizzazione dipenderà dagli esiti della verifica che si sta operando su tutti i posti vacanti e disponibili, dopo l'applicazione della riforma del 1° ciclo e i tagli agli organici di cui all'art. 64 della legge 133/08. Anche in questo caso l' ultima parola spetta pertanto al MEF.

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Orizzonte scuola: Tar ordina sospensiva decreto Graduatorie ad esaurimento

Il Comitato per la Tutela dei Diritti Umani e del Lavoro, con sede a Salerno esprime la propria soddisfazione per la sentenza Tar del Lazio che in data odierna, accogliendo il ricorso presentato dagli avvocati Giuliano Gallotta ed Ennio De Vita ha ordinato la sospensiva del discutibile Decreto Ministeriale 42/09, che regola i termini e le modalità relative alla riapertura e all’ aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento del personale docente nella scuola, con riferimento alla negazione, di fatto sancita dalla suddetta norma, del diritto di inserimento sulla base del punteggio nelle altre graduatorie provinciali a scelta dei candidati oltre a quella principale.

In sostanza, ai docenti salernitani che hanno presentato ricorso dovrà essere riconosciuta l'opportunità di poter figurare in graduatoria con la cosiddetta modalità a pettine, quindi rispettosa del punteggio acquisito, nelle province indicate nella domanda.

Il Tribunale Amministrativo del Lazio ribadisce, quindi, con la sentenza di oggi, che il principio dell'inserimento in coda nella graduatore provinciali è profondamente lesivo nei confronti del merito e della professionalità acquisiti in anni di servizio nelle scuola nonostante alcune associazioni sindacali prevalentemente del Nord continuino ad opporsi ad una simile valutazione ad uso e consumo, evidentemente, di meri interessi di bottega e di una difficilmente condivisibile difesa regionalistica ad oltranza.

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Manifesto: E la Corte boccia la legge Gelmini: tagli illegittimi alla scuola

(La Ministra Gelmini fotografata mentre prova, senza successo, a pensare con la sua testa)
Stroncato il famigerato articolo 64 della manovra estiva dell'anno scorso sullo sviluppo economico: quella con cui il governo definiva i tagli per la scuola a partire dal prossimo anno. Tagli considerati da tutti i sindacati come insostenibili per il buon funzionamento della scuola pubblica, ma fortemente voluti dal governo e dal ministro Maristella Gelmini.

Ieri sera la Corte costituzionale, il cui parere era stato richiesto dalla regioni, si è pronunciata stabilendo la non costituzionalità di due punti e salvando invece l'impianto del decreto nel suo complesso ritenendolo di esclusiva competenza statale. I due punti che saltano, però, sono importanti e promettono di rimettere in gioco una buona fetta dei tagli previsti. Secondo i giudici della consulta, infatti, non può essere lo Stato a stabilire il «dimensionamento» della rete scolastica. In pratica, la chiusura delle scuole. Questa operazione, infatti, può essere fatta soltanto in accordo con le regioni in base al titolo V della Costituzione. Di contro, però, toccherà solo alle regioni e non anche allo Stato , trovare le soluzioni necessarie a ridurre i disagi causati dalla chiusura o accorpamento delle scuole nei piccoli comuni.

Per Mimmo Pantaleo, segretario della Cgil-Flc: «Si tratta di un pronunciamento importante, che di fatto obbligherà a una marcia indietro sui tagli previsti. Bisogna tuttavia leggere con attenzione le motivazioni della sentenza per capire quali saranno le reali implicazioni». «Finalmente i nodi vengono al pettine - ha dichiarato al deputata del Pd Manuela Ghizzoni - La Gelmini e tutto il governo davanti alle proteste e ai rilievi dell'opposizione e del mondo della scuola non si sono mai fermati. Ora questa tracotanza trova una netta battuta d'arresto».

Ma vediamo la sentenza della Consulta più nel dettaglio. La decisione è la numero 200, firmata dal giudice Quaranta. Le regioni che avevano sollevato questione di illegittimità sono otto. L'articolo bocciato è il 64 comma 4, lettera f bis ed f ter, del decreto sullo sviluppo economico, convertito in legge con modifiche nell'agosto 2008. La motivazione è lunga ben 38 pagine. Nei punti salienti i giudici osservano che occorre «conciliare, da un lato, basilari esigenze di uniformità» di disciplina della materia su tutto il territorio nazionale, e - viene aggiunto - «dall'altro, esigenze autonomistiche che, sul piano locale-territoriale, possono trovare soddisfazione mediante l'esercizio di scelte programmatiche e gestionali rilevanti soltanto nell'ambito del territorio di ciascuna regione». Ed è proprio per questo che le norme riguardanti «la definizione di criteri, tempi e modalità per la determinazione e l'articolazione dell'azione di ridimensionamento della rete scolastica» hanno una diretta incidenza «su situazioni strettamente legate alle varie realtà territoriali». Dunque, spetta alle regioni decidere. La Consulta, però, nega che anche lo Stato debba farsi carico delle misure per ridurre il disagio degli utenti che soffriranno per la chiusura o l'accorpamento delle scuole nei piccoli Comuni.

Il ministro Gelmini ha espresso apprezzamento per la sentenza: «E' stata riconosciuta la legittimità dell'impianto complessivo del decreto legge - ha detto - i punti giudicati incostituzionali sono marginali e da tempo superati». Perché, dice il ministro «era già in corso un'intesa con le regioni».

Fatto sta che sono le regioni ad aver ricorso all'Alta Corte. E che la preoccupazione per il dimensionamento scolastico è molto sentita nei territori. «Gli 80 milioni di euro che il ministro voleva realizzare con questi tagli non potranno essere attuati. E' una vittoria dei bambini e delle famiglie», ha detto la senatrice del Pd Mariangela Bastico.

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giovedì 2 luglio 2009

SIT-IN PRECARI DELLA SCUOLA DAVANTI AL PARLAMENTO 15 LUGLIO ORE 10.30

La manifestazione nazionale dei precari della scuola del 15 luglio sta ricevendo ogni giorno sempre più adesioni da parte della società civile, delle organizzazioni politiche di opposizione, di tutto il popolo della scuola.
Come organizzatori siamo soddisfatti che si colga finalmente l'importanza di far sentire la voce di chi nella scuola statale lavora e investe le proprie energie, schierandosi con chiarezza contro i progetti di dismissione, privatizzazione e aziendalizzazione voluti dalla ministra Gelmini e dalla maggioranza che sostiene questo governo.
Crediamo fermamente che la lotta per la difesa della scuola pubblica statale, contro i tagli e il progetto di legge Aprea debba avere un carattere unitario e inclusivo, ma questo non si traduce in una rinuncia rispetto ai contenuti e alle parole d'ordine con cui è stata indetta la manifestazione.
Intendiamo, quindi, richiamare l'attenzione sui punti della piattaforma su cui i comitati autorganizzati dei precari hanno convocato la manifestazione, affinché ogni adesione sia coerente con le nostre rivendicazioni.

1. Chiediamo il ritiro di tutti i tagli (circa 8 miliardi di euro) disposti con la legge 133/2008. La scuola pubblica statale italiana è stata vittima di un pesante ridimensionamento negli ultimi 15 anni, ad opera di governi di centrodestra e centrosinistra indistintamente, a vantaggio delle scuole private e confessionali. Riteniamo che sia necessaria una inversione di tendenza nelle politiche di finanziamento della scuola, e in questo quadro non accettiamo mediazioni al ribasso.
Nell'immediato risulta urgente il ripristino del "modulo" e delle compresenze nella scuola primaria; il riconoscimento del pieno diritto all'integrazione per i ragazzi diversamente abili, senza nessuna riduzione alle ore di sostegno; il rispetto della normativa sulla sicurezza; un'inversione di marcia r ispetto all'aumento degli alunni per classe e alla diminuzione del tempo scuola.
2. Chiediamo l'assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari della scuola sui posti vacanti e disponibili in organico di fatto e di diritto. Non basta richiamarsi ad equivoche e generiche "stabilizzazioni". Non basta richiamarsi al programma "mai attuato" del governo Prodi di assunzione di 150 mila insegnanti e 30.000 ATA in tre anni, che tra l'altro avrebbero coperto poco più dei pensionamenti.
Quello che chiediamo è che tutti i precari che lavorano da anni su posti vacanti, con contratti fino al 30 giugno o al 31 agosto, abbiano un contratto a tempo indeterminato.
3. Chiediamo il ritiro del disegno di legge Aprea. Non accetteremo nessuna mediazione su un progetto che comporta la fine della libertà d'insegnamento, garantita dalla Costituzione, in funzione della chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici; la totale aziendalizzazione dell'istruzione, attraverso la t rasformazione delle scuole in fondazioni; la gerarchizzazione della classe docente, con l'introduzione di distinte figure professionali, la cui carriera sarebbe costantemente sottoposta alla ricattabilità di dirigenti e finanziatori privati.

Su questi tre punti chiari chiamiamo alla mobilitazione tutte e tutti i precari della scuola, i cittadini e le organizzazioni della società civile che vorranno essere con noi davanti al Parlamento il 15 luglio prossimo a Roma, ed alle iniziative proposte per l'autunno dall'assemblea nazionale dei precari della scuola.
Il movimento non si ferma, la Gelmini non passerà!

Il Comitato Promotore
(Il Comitato Scuola Siracusa aderisce alla protesta)

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