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venerdì 31 dicembre 2010

BABBO NATALE E LA BEFANA

Babbo Natale e la Befana non sono stati gentili con noi in questi anni.
Più che portarci doni, magari un lavoro senza più i patemi del precariato, le arrabbiature delle convocazioni, con la sicurezza di potersi dedicare solo al proprio lavoro senza preoccuparsi ogni anno di punteggi e graduatorie,
più che portarci qualcosa, dicevo, ce ne hanno tolte.
Ed è inutile che vi elenchi quali.
Insegnanti e studenti le conoscono bene.

Visto che che quest'anno per i miei bambini mi sono travestito da Babbo Natale, vorrei portare io un dono ai nostri amici.

A Babbo Tremonti porterei una calcolatrice a manovella, di quelle che si usavano una volta nei negozi, le avrete viste senz'altro in qualche vecchio film.
La manovella dovrebbe però essere arrugginita, in modo che usandola il contabile dei ricchi provasse la fatica di chi non arriva  a fine mese.

Alla Befana di Reggio donerei una scopa volante che la portasse a visitare tutte le famiglie italiane colpite dalla sue pseudo-riforme.

Sarebbe un lungo viaggio.

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giovedì 9 dicembre 2010

SCUOLA E MERITO. La battaglia della ministra Gelmini.

di Giuseppe Caliceti da Il Manifesto del 09/12/2010

Mentre al grido di battaglia «Merito! Merito!» viene fatta a pezzi anche l’Università italiana, in alcune scuole partono le sperimentazioni meritocratiche. Il 19 novembre il ministro all’Istruzione dichiara: «È un giorno storico. Finalmente si iniziano a valutare i professori e le scuole su base meritocratica. Premi dunque ai migliori». Di che si tratta? Un primo progetto intende valutare le scuole medie migliori tra tutte quelle della provincia di Pisa e Siracusa, un secondo a Napoli e Torino. Come? Intanto i parametri di valutazione sono inevitabilmente basati solo sugli apprendimenti degli alunni, non certo sulla loro educazione e la capacità relazionale. Non si tiene conto delle condizioni di partenza degli studenti prima di effettuare le rilevazioni. Viene creata una classifica finale tra le scuole a prescindere dal tessuto sociale in cui sono inserite. C’è un forte rischio di autoreferenzialità della valutazione: a giudicare il personale scolastico è infatti, soprattutto, altro personale scolastico. Ancora: non è chiaro in cosa consiste la valutazione di studenti e genitori degli studenti.
Il premio di merito rischia di andare ai docenti che si ingraziano meglio il preside, visto che la commissione di valutazione non è indipendente. Affidarla allora al presidente del Consiglio d’Istituto, figura elettiva indipendente anche dal ministero? Così facendo però, la commissione, quali garanzia di competenza avrebbe? In una scuola elementare i docenti hanno fatto più o meno gli stessi studi, ma in un istituto superiore?
La varietà di discipline non garantirebbe l’espressione di una commissione di valutazione all’altezza del compito, visto che l’insegnante di Lettere non saprebbe valutare il curriculum di un collegadi Chimica o di Inglese. Ma è interessante notare come, in questo modo, la scuola della competizione, introdotta con il concetto di autonomia, uno dei capisaldi del Pd, più che produrre qualità nel senso di uno sviluppo ottimale delle capacità cognitive dei ragazzi e del miglioramentodel loro star bene a scuola, produca innanzitutto concorrenza aziendalistica, caccia agli sponsor, rivalità tra docenti invece di collegialità. Infine, il premio ai docenti che sarebbero più meritevoli, ammettiamolo, è ridicolo: una mensilità in più all’anno, equivalente a circa 4 euro al giorno. Tanto che diversi docenti invitano i colleghi a rifiutare la gara almerito di 4 euro in più per rispetto di chi vive la precarietà lavorativa nella scuola. Per le scuole costrette ancora a comprare la carta igienica con i soldi dei genitori degli studenti. E ricordando che i fondi per premiare i presunti migliori sono proprio quelli recuperati con i tagli al personale, compresi quelli ai docenti di sostegno per i ragazzi disabili. Insomma, non è terribile pensare che i fondi per i premi a un presunto merito derivano dai tagli delle risorse umane e del diritto allo studio dei disabili? Ma allora, il vero scopo di questa messa in scena, qual è? L’esclusione della contrattazione nel momento in cui si vanno a definire gli incrementi retributivi dei docenti. Non a caso in questi anni il ministro ha proposto di sopprimere i sindacati dalla scuola. Per questo il ministro non dà certezze sugli scatti d’anzianità e sposta tatticamente l’attenzione sulle sperimentazioni sul merito dove, peraltro, non ha né idee, né soldi. Quanto ai criteri utilizzati perdefinire il merito, prendiamo quello della produzione: il numero di promossi. È indice di scuola migliore? Posso promuovere di più alzando i voti o posso avere più diplomati solo perchè ho alunni non problematici o la cui famiglia può permettersi corsi di lingua all’estero e corsi di recupero a pagamento. E allora? Il merito è della scuola o delle famiglie? Odelle amministrazioni pubbliche in cui scuola e famiglia sono inserite? O di tutti insieme? Comunque la pensiate, con tale criterio, il premio‘produzione’ andrebbe alle scuole dei quartieri più agiati e aminor rischio di dispersione scolastica.Certamente non a quelle scuole più disagiate, come invece suggerirebbe la lettura dell’articolo3 della nostra Costituzione. Ecco, il risultato più eclatante dell’applicazione coatta e strumentaledi una ideologia del merito a un’istituzione così complessa e delicata come quella scolastica, specie quando si parla di scuola dell’obbligo, è proprio questo attacco violento e irresponsabile ai principi di sussidiarietà, di solidarietà, di aiuto: i pilastri della nostra Costituzione e della nostra convivenza democratica.

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domenica 24 ottobre 2010

A Napoli in difesa della Scuola Pubblica.


Per partecipare contattate Fabiola 3395016900

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lunedì 20 settembre 2010

Denunciamo il sovraffollamento delle classi!

Lancio una proposta: segnalate le classi sovradimensionate.
Vi ricordo i limiti massimi che sono di 27 per primarie e secondarie di I grado e 33 (sic!) per le secondarie di II grado (anche se secondo le leggi sulla sicurezza devono essere 26 massimo le persone per classe, compresi il o gli insegnanti).
Nel caso sia presente uno o più alunni diversamente abili i limiti max sono:
20 (per massimo 1 alunno con disabilità GRAVE)
22 (per massimo 2 alunni non gravi)
25 (per massimo 1 alunno non grave)
Vi ricordo inoltre che in una classe può stare massimo 1 alunno con disabilità GRAVE e massimo 2 alunni con disabilità non grave.
Segnalate qui, o alla mail lele.limpido@alice.it, i casi fuori legge (ricordo che sono direttive ministeriali).
Io mi faccio carico di raccogliere le informazioni (non vi preoccupate, anche anonime) e una volta in possesso di una interessante mole di informazioni valuteremo cosa fare.
Grazie in anticipo

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mercoledì 15 settembre 2010

Una giornata particolare

Non ci volevo venire. Inutile girarci attorno. Rassegnazione? Quella no. Sfiducia? Forse. 
Certo che l'ultima iniziativa, la contestazione alla Gelmini a Siracusa, mi ha fatto cadere le braccia. Manco 100 persone, (dopo tutte le telefonate, gli sms), molte delle quali neanche interessate direttamente (penso ai miei compagni di SEL), infilati in un gabbiotto e la solita, triste, inutile delegazione ad incontrare lei, il "Problema". Per dirle cosa? Per farsi dire cosa? Le solite quattro cazzate ripetute a pappagallo. Come una studentessa mediocre (quale ella è).

Basta, mi son detto. Me ne resto a dormire.
E invece no. Lei, l'acciuga atomica, a telefonarmi, a dirmi DEVI venire, a strafracassarmi le palle.
Maledetto senso di colpa, o senso del dovere, o senso civico, o quello che cazzo è.
E così eccomi sull'autobus, inebetito dal sonno, in fondo al bus numero 1 (minchia due autobus!) a cazzeggiare con i soliti amici.
Vedo però che stavolta non siamo i soliti 4 gatti, gente nuova, nuove vittime del "Problema". Eravamo stati facili profeti, "cassandre", due anni fa. Oggi tocca a noi, domani toccherà a voi, dopodomani a tutti.
Oggi è dopodomani. E tocca a tutti.

E così ascolto i problemi di nuove colleghe di sventura (un po' logorroiche ma simpatiche).
Le graduatorie, le convocazioni, il "salvaprecari", i figli....Era meglio se stavo a casa a dormire!
Arriviamo a Messina e....sorpresa! 20 autobus, fischietti, bandiere, megafoni, striscioni, slogan....
E tanta gente. Inaspettata e incazzata. Determinata come da un po' non vedevo. Blocchiamo i traghetti. Non ci basta. Blocchiamo anche la ferrovia. Che avesse ragione l'acciuga atomica?

E le notizie che arrivano dal telefonino. Siamo su Raidue, siamo 3.000, no 4.000 su Raiuno (Minzolini???ma allora i miracoli avvengono davvero?). Rai tre, Sky, persino Mediaset! Abbiamo bucato il velo di indifferenza. Abbiamo una speranza! Adesso viene il bello, pupe....è la protesta!



 

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martedì 14 settembre 2010

PRECARI IN RIVOLTA - La mia pazza idea di incontrarci sullo Stretto

Dopo due anni di proteste, sta iniziando il terzo: la riforma avanza, i tagli aumentano e l’organizzazione scolastica è sempre più critica e instabile. Docenti offesi nella loro professionalità, colpiti nel loro lavoro; collaboratori scolastici trattati da parassiti e sminuiti  nella loro funzione, come solo chi non ha mai vissuto la scuola dall’interno può fare. Classi intasate contro ogni normale criterio pedagogico, dove gran parte dell’ora passa solo per chiamare l’appello, controllare le «giustifiche» e avere un minimo di contatto umano con i propri alunni. Il resto dovrebbe essere dedicato alle spiegazioni, alle conversazioni, allo studio,alle verifiche, agli approfondimenti,ai rinforzi per i più deboli. Prime vittime sono i docenti e il personale Ata (collaboratori e amministrativi), non meno meritevoli, ma semplicemente precari, con contratti a tempo determinato anche da 20 anni. Il bisogno di esternare la propria rabbia è grande. Il problema diventa pratico quando «gridare» il  proprio disagio significa spostarsi di parecchio e per parecchie ore allontanandosi dalla famiglia e a spese proprie. Ci vuole una manifestazione, facilmente raggiungibile. Un punto simbolico ma anche pratico perché la situazione della scuola si avverte di più al sud, soprattutto in Sicilia.

Ho individuato lo stretto di Messina raggiungibile in circa 4 ore e mezza dalla provincia siciliana più distante ma anche da Napoli e Bari. Ho immaginato un «incontro», un’unione tra la mia terra e il resto d’Italia, per dimostrare che non siamo solo numeri in elenco, che siamo tanti, in carne e ossa, precari e di ruolo e tanti genitori dei nostri alunni, e tanti alunni che lottano per la loro scuola e per la qualità della scuola; perché anche loro sono preoccupati delle ricadute che anche a lungo termine che produrrà la «riforma epocale»! Io lo chiamo un disastro epocale, perché nessuno verrà mai risarcito dei danni che ha causato e che ancora causerà. Inizialmente la mia proposta non ha sortito grande effetto. Ci si preoccupava di un possibile fallimento, ma cosa avevamo da perdere? Niente. Siamo andati avanti con Fabiola e Maria Rita, testarde, e a poco a poco altri comitati e coordinamenti provinciali si sono accodati. Alcuni sindacati hanno dato la loro adesione, ma la manifestazione è stata interamente organizzata da noi tre, con il contributo prezioso e concreto di Didier. La cosa è cominciata a montare. L’iniziale previsione di 700 partecipanti è cresciuta
gli ultimi due giorni, fin poi arrivare alle 2.500 presenze (secondo la questura).
   
Successo clamoroso. Articoli sulla manifestazione più o meno veritieri in ogni giornale e Tg. Giuro, non me
lo aspettavo! È una soddisfazione vissuta a metà visto che comunque anche quest’anno non avrò una mia
classe. Dopo 23 anni di precariato, negli ultimi sei mi ero guadagnata un incarico annuale, una sorta di «precariato stabile» che comunque mi avvicinava al ruolo. Uso il passato perché secondo la Gelmini non sono meritevole, non posso pretendere di lavorare nemmeno da precaria, non posso pretendere quello che lei chiama un «privilegio» che mi sono guadagnata con anni di studio, di impegno, di aggiornamento, di servizio. Mi degna di elemosina con l’«ammazza precari». Perdo il mio lavoro solo per «esigenze di cassa», non mi si riconosce la mia esperienza di educatore, di formatore in nome del risparmio e della razionalizzazione. La situazione dei precari della scuola è la stessa dei lavoratori di Termini Imerese, ma la qualità della scuola è un problema che investe l’Italia intera, perché nella scuola si formano le personalità che abiteranno questa bella terra, e tutti meritano di essere seguiti con attenzione, qualsiasi strada prenderanno.

Anche nel profondo sud, dove troviamo strutture fatiscenti, tetti rotti, palestre inagibili, condizioni di lavoro
al limite della decenza. Lo so bene io che di scuole ne ho conosciute tante essendo stata assegnata ogni anno
in una scuola diversa. In provincia di Agrigento la legge e la normativa su igiene e sicurezza è spesso un optional con piccole aule dove i banchi son stipati, addossati alla cattedra tanto che, a volte, bisogna scavalcarli per raggiungere l’uscita! Eppure si formano classi anche con 35-40 alunni...
Nel frattempo, in un paese dove il ministro della pubblica istruzione parla di efficientismo, c’è un piccolo
tesoro di provincia, la mia, Agrigento che da alcuni anni non ha il suo dirigente scolastico provinciale, ma svolge la sua funzione ad interim il dirigente dell’Usp di Caltanissetta.

Emma Giannì - Insegnante precaria - Il Manifesto 14.09.2010

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mercoledì 8 settembre 2010

La carica dei 200mila accattoni

È sufficiente ripetere più volte una affermazione in forma apodittica, affinché non si ingeneri alcun dubbio o incertezza o voglia di approfondire da parte di chi riceve il messaggio. È sufficiente utilizzare un fraseggiare sintatticamente semplice perché ciò che l’affermazione stessa contiene divenga senso comune acquisito dalla gran parte dei fruitori dei «media». È così che, a forza di ripetere che «la scuola non è un ufficio di collocamento», che «lo Stato non può permettersi di assumere 200mila docenti precari», che l’Italia ha «il rapporto più basso docenti/alunni di Europa», tale convinzione è diventata cattivo senso comune anche fra persone di buon senso.D’altra parte, «l’ha detto pure Mentana sul nuovo notiziario della 7!».

Come è possibile che una enorme quantità di docenti ai quali per decenni lo Stato ha affidato l’onere di portare avanti una scuola povera di strumenti, non riformata in tutti i segmenti, funzionante in locali spesso inadeguati divenga di punto in bianco un insieme di incolti straccioni che pretendono di lavorare solo perché
hanno svolto qualchemese o qualche anno di supplenza! Come è possibile che personale utilizzato spesso per decenni, con assunzione a settembre-ottobre e licenziamento a giugno, che ha sopportato questa situazione (che a nessun privato sarebbe stata possibile!) in attesa di una legittima definitiva assunzione?
È possibile proprio perché quel numero di docenti sarebbe servito a ricoprire i posti in organico e a realizzare il turn over legato ai pensionamenti se le «grandi» ed «epocali» riforme del ministro Gelmini non si fossero abbattute come una disastrosa frana sulla scuola della Repubblica, diminuendo indiscriminatamente le ore
di lezione, aumentando il numero degli alunni per classe, accorpando plessi e classi, tagliando quasi del tutto le ore dedicate ai laboratori, rifiutando di ampliare il tempo pieno nonostante la richiesta in aumento per   insufficienti investimenti in servizi da parte di enti locali sordi o troppo poveri.

Le proiezioni parlano chiaro: l’attuale corpo docente italiano è entrato nei ruoli negli anni del boom delle nascite e della scolarizzazione dimassa (gli anni 70) e si avvia al pensionamento che si completerà entro questo primo quindicennio del nuovo secolo. È vero: non c’è più il boom delle nascite, ma l’attuale situazione  demografica vede il picco discendente delle nascite meno alto che negli ultimi decenni, grazie anche ai figli dei migranti. Si aggiungano poi l’innalzamento dell’obbligo scolastico per un biennio, la presenza di alunni disabili nella scuola di tutti, l’incremento delle iscrizioni di alunni figli di migranti, la generalizzazione della scuola dell’infanzia, l’introduzione anche in Italia, come in tutta l’Europa, dei percorsi di educazione e istruzione per gli adulti e si potrà constatare come il numero di docenti necessario per mantenere la qualità della attuale offerta di istruzione si aggiri proprio fra le 150.000 e le 200.000 unità di personale.

Ma, si dice, il rapporto numerico docenti/alunni in Italia è troppo alto. Come non considerare i circa 80.000 docenti di sostegno per quella condizione di assoluta qualità che solo l’Italia può vantare, che vede l’inserimento dei disabili nella scuola di tutti? E, viceversa, come non considerare quella anomalia tutta italiana per cui lo Stato assume e paga circa 30.000 docenti di religione cattolica scelti e indicati dai vescovi?
Ma, si dice, la scuola italiana funziona molto male e dà risultati insoddisfacenti. Non sarà, forse, proprio perché da anni, con governi di destra e di sinistra, vive uno stato di abbandono e di continui tagli alle risorse? Non sarà perché il personale precario è sempre cresciuto e non si riesce a garantire continuità alle relazioni educative? Non sarà perché le nostra scuole sono ancora a malapena dotate dei banchi e delle sedie occorrenti? Non sarà perché si continuano a delegittimare socialmente la cultura, la ricerca, la funzione  pedagogica della scuola e, di conseguenza, ad additare i docenti come «frustrati» e «fannulloni»?

Riconnettiamo le esigenze che alunni e genitori esprimono quotidianamente al disegno di una scuola su cui il paese venga chiamato a riflettere e che interpreti adeguandolo ai tempi, il disegno che della scuola fa l’art. 34 della Costituzione. Allora sarà facile far capire a tutti che la lotta dei precari si salda con quella di chi vuole una scuola di qualità per i figli, ed è la stessa lotta degli operai di Pomigliano o di Melfi: è la lotta per i diritti essenziali al lavoro, alla istruzione, alla salute, all’ambiente. È la lotta che ci deve vedere presenti, perché non prevalga il modello di società ferocemente classista che il neo-liberismo ci presenta come ineluttabile destino.

Simonetta Salacone - Dirigente scolastica (oggi in pensione) della scuola Iqbal Masih -
Coordinamento Nazionale Sinistra Ecologia e Libertà


Il Manifesto - 08.09.2010

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martedì 7 settembre 2010

LA VERA RIFORMA EPOCALE DELLA SCUOLA ITALIANA

Breve nota introduttiva
Sono Antonino Monterosso, (Nino, per tutti), dopo 15 anni di precariato e sottoprecariato (precario è il docente che ha un incarico annuale), mi sono detto: se si cimenta a fare una riforma della Scuola e dell’Università (e la chiama epocale), una giovane neo-laureata, perché non posso provarci anch’io che, non sono di sicuro un grande pedagogista, ma in fin dei conti ho conseguito  tre abilitazioni all’insegnamento tramite concorsi e SISSIS, specializzazione per il sostegno, master vari e inoltre, dall’A/S 1995/96, ho insegnato in tutti gli ordini di scuola.
Se prima mi sentivo appena adeguato a fare il docente, ora, comincio a sentirmi titolato e quasi in dovere di proporre la “VERA RIFORMA EPOCALE DELLA SCUOLA ITALIANA”.



Premessa
Altro che risparmio di 8 miliardi di euro della riforma Gelmini, con la mia riforma si risparmieranno almeno 40 – 50 miliardi l’anno di stipendi e con la riscossione del canone di iscrizione alla Nuova Scuola Italiana si guadagneranno altri miliardi di euro.
Altro che 200 mila precari in esubero, più di un milione di docenti, ATA, collaboratori scolastici, ma anche dirigenti e impiegati del MIUR e dirigenti e impiegati degli USR e degli USP, fannulloni o stacanovisti che siano: tutti a casa, LICENZIATI, non servono nella Nuova Scuola Italiana.
Altro che maestra unica per classe: la maestra/prof.ssa, sarà una/o (n.1), per ogni ordine di scuola di tutto il territorio nazionale, comprese le scuole italiane all’estero.
Tutti gli edifici scolastici fatiscenti e in buone condizioni non serviranno più, saranno venduti: base d’asta 1 euro. Il ricavato sarà utilizzato per premiare il merito.

STRUTTURA DELLA NUOVA SCUOLA ITALIANA
Quattro ordini di scuola e università: quasi come prima. Scuola del’infanzia, primaria, secondaria di I grado e secondaria di II grado (unica), università (unica). Se il ministro Calderoli volesse semplificare ancora, non avrei nulla in contrario: SCUOLA UNICA.

PROGRAMMA UNICO
-         Fine supremo: formare il berlusconiano perfetto.
-         Obiettivo didattico assoluto: saper disegnare una X sulla scheda elettorale sopra il nome Berlusconi presidente. (In Italia si voterà sempre: l’Italia è un paese democratico e liberale)

ORGANIZZAZIONE DIDATTICA
Le lezioni saranno tenute dal docente unico e trasmesse da 5 canali televisivi a pagamento (iscrizione/abbonamento annuale) dalle ore 9,00 alle 12,00 in diretta e dalle 16,00 alle 19,00 in differita.
Un canale per la scuola dell’infanzia, uno per la primaria, uno per la sec. di I°, uno per la sec. di II grado e uno per l’università.
La progressione nei vari ordini di scuola avverrà su base anagrafica, unica condizione: essere al corrente con il pagamento dell’iscrizione/abbonamento annuale.
Verifiche, valutazioni, scrutini, esami, meritocrazia, saranno demandate ad agenzie di sondaggi, dati auditel, e soprattutto risultati elettorali.

PIANTA ORGANICA DELLA NUOVA SCUOLA ITALIANA
Grande Maestro/Ministro/Dirigente unico:
SILVIO BERLUSCONI
(supplenti: graduatorie esaurite)

Direttore unico dei servizi amministrativi: 
Giulio Tremonti (suppl.: grad. Esaurite)

Professore universitario unico: 
U. Bossi, (supplenti: Maroni, Bonaiuti)

Professore unico di scuola sec. di 2°: 
S. Bondi, (supplenti: Cicchitto, Cota)

Professore unico di scuola sec. di 1°: 
M. Gasparri, (supplenti: Verdini, Matteoli) 

Maestra unica di scuola primaria: 
M. Carfagna, (supplenti: Prestigiacomo, Bernini) 

Maestra unica di scuola dell’infanzia: 
M.S. Gelmini, (supplenti: Meloni, Aprea)

Collaboratore scolastico unico: 
I. La Russa, (supplenti: Calderoli, Capezzone)

… e    finalmente ci saranno più carabinieri che bidelli!!!

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venerdì 3 settembre 2010

Casting: cercasi precario con i requisiti necessari ad incontrare la Gelmini.

Dopo aver letto e sentito le dichiarazioni della Ministra Gelmini e dei suoi compagni (ops!) camerati di partito circa l'impossibilità di incontrare soggetti politicizzati, iscritti all'IDV, finti precari, 4 gatti e pure comunisti (che ci sta sempre bene), abbiamo deciso di indire un casting per la ricerca di un precario che andasse bene alla signora ministra e ai sui compagni (e tiritinchete!) camerati di partito.

Grazie a una nostra talpa infiltrata al Ministero, abbiamo ricevuto una nota segretissima, nella quale sono indicati i requisiti richiesti che noi ora divulghiamo, al fine di trovare la persona giusta per rappresentare le nostre richieste alla Ministra Gelmini.

Il precario che la Gelmini incontrerebbe deve essere simpatizzante ed elettore (meglio ancora se tesserato) del PDL, ma non deve assolutamente essere un ammiratore del Presidente della Camera Gianfranco Fini.
Deve inoltre essere di bell'aspetto, assolutamente senza barba o baffi (neanche un accenno, sbarbato da non più di 6 ore), profumato (profumi freschi, estivi), vestito in maniera consona (giacca e cravatta), di statura medio-alta (non meno di 180 cm.), di estrazione sociale borghese (niente figli di operai, di questi tempi...), di provenienza geografica padana (non più giù di Piacenza).
Deve inoltre essere dotato di un apparato riproduttivo compreso fra queste due misure 15 - 20 cm.

Su quest'ultimo dato nutriamo qualche riserva e vi invitiamo a rivedere la cifra al rialzo.
(nella foto la Ministra illustra i requisiti)

Chi fosse in possesso dei citati requisiti ci  contatti al più presto per fissare l'incontro.
Nel caso non riuscissimo a trovare un candidato cercheremo una precaria per un incontro con il Presidente del Consiglio.
I requisiti per questa tipologia di persona sono ben noti.

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martedì 31 agosto 2010

Gian Antonio Stella: anche i grandi giornalisti a volte prendono cantonate!

D'estate, si sa, c'è caldo, a volte ci si lascia andare al gozzovoglio e la mente non è lucida come nel resto dell'anno.
Mi piace pensare che Gian Antonio Stella, giornalista di punta del Corriere della Sera, che io stimo moltissimo, si sia lasciato andare a tavola (del resto la sua fisionomia lascia pensare che sia una buona forchetta) prima di scrivere l'articolo intitolato "La fabbrica delle cattedre al Sud con i «furbetti del sostegnino»" (già il titolo non mi sembra azzeccatissimo).
Tutto parte da un "dossier" di Tuttoscola nel quale si sottolinea un "anomalo" aumento degli studenti portatori di Handicap.
Secondo tale dossier «Nell'anno scolastico 2009-10 gli alunni disabili inseriti nelle scuole statali di ogni ordine e grado hanno superato le 181 mila unità (il 2,3% della popolazione studentesca), con un incremento di oltre 5 mila rispetto all'anno precedente».

Peccato che basterebbe impegnarsi in una ricerca di quelle che anche il nipote undicenne di G.A. Stella (non so se ne abbia uno) potrebbe fare per scoprire che all'interno dell'Unione europea la percentuale delle persone disabili è valutata (fonte Edf, Forum europeo della disabilità) fra il 10 e il 15%, quindi, come anche il nipotino può capire, ben al di sopra di quel 2,3% della popolazione studentesca evidenziata nel "dossier".

Poi (colpa del bianco ghiacciato?) una digressione sulla legge 104 "a tutela dei dipendenti che abbiano invalidità superiori a un certo limite o debbano farsi carico di un parente disabile, dice che hanno la precedenza in graduatoria per avere un posto più vicino a casa", secondo Gian (mi permetterà di chiamarlo così) usata furbescamente da troppi: giustissimo, ma che c'entra con la fabbrica di cattedre?

Si infervora il nostro leggendo lo "scottante" dossier: «nel 1995-96, con una popolazione scolastica complessiva superiore a quella attuale, gli alunni con disabilità erano 108 mila. In quindici anni sono aumentati di quasi il 70%. I docenti di sostegno, che in quell'anno erano 35 mila, sono diventati ora più di 90 mila».
Della percentuale di alunni diversamente abili sulla popolazione scolastica abbiamo già parlato, perchè accade questo "scandaloso" aumento degli insegnanti di sostegno?
Se G.A. Stella avesse fatto meglio il suo lavoro (cosa che normalmente fa, ma si sa...l'estate...) avrebbe potuto sapere che fino a pochi anni fa (prima che venisse la Gelmini a tagliare come una pazza) i presidi erano costretti ad assegnare le cattedre di sostegno a docenti non specializzati il che farebbe supporre, anche a chi non è lucidissimo, una carenza di personale qualificato.

"Dice la legge che ogni 100 insegnanti di sostegno 70 devono essere stabili ma questa percentuale sale all'89% in Campania e in Sardegna e crolla al 56% in Lombardia e in Veneto, si impenna al 91% in Basilicata e precipita al 55% in Emilia Romagna. Perché differenze così abissali?"
Suvvia, uno sforzo prima della pennica, non sarà che che molti insegnanti del sud si trasferiscono al nord per non morire precari e poi vogliono tornare a casa?

"Spiega il dossier che il posto d'insegnante di sostegno è in realtà una scorciatoia, tanto più in questi tempi di magra e di riduzione del personale, per la conquista della cattedra a vita. Basti dire che «dei 10 mila posti di docente per le nuove immissioni in ruolo 2010-11, più della metà (5.022) sono per posti di sostegno». Posti che dopo 5 anni, una volta guadagnata l'assunzione, si possono abbandonare per «passare all'insegnamento tradizionale»".
E allora, caro Gian (oramai siamo in confidenza e poi ho preso un bianchetto ghiacciato anch'io) la soluzione a questo problema quale sarebbe? Togliere l'insegnante di sostegno ai ragazzi disabili (magari solo a quelli del sud) o mettere delle regole che impediscano a chi fa il furbo (comunque per lavorare) di realizzare i suoi propositi?
No, il nostro amico ci tranquillizza! "Sia chiaro: è bene che i ragazzi più sfortunati vengano aiutati."
No, non sono loro il vero obiettivo del Gian:
"Ma come si diventa insegnanti di sostegno? Penserete: chissà quanti studi! No: basta frequentare «un semestre aggiuntivo all'università, per 400 ore totali. E non sempre la preparazione è all'altezza: per gli alunni con disabilità visiva, ad esempio, non è raro imbattersi in docenti di sostegno che non conoscono l'uso del Braille, la scrittura per ciechi»"
Un'altra imbarazzante dimostrazione di ignoranza: Per diventare insegnante di sostegno bisogna essere laureato, abilitato all'insegnamento e fare un corso specifico di 800 ore, oppure essere laureato, abilitato tramite corso universitario (sissis) e specializzato con un corso di 400 ore. Un giornalista compie tutti questi studi prima di imbrattare pagine con le sue (mi permetta) minchiate?
I corsi di sostegno, è vero, non prevedono l'insegnamento del braille, ma non è questo il problema. Il problema vero caro Stella è la mancanza di continuità didattica dettata dalla precarizzazione dell'insegnamento.

Mi creda dottor Stella, io la stimavo e continuo a stimarla molto, ma stavolta ha proprio sbagliato obiettivo e misura.
Obiettivo perchè nel momento in cui si sta distruggendo la scuola pubblica italiana lei mira alle categorie che più ne subiscono le conseguenze: insegnanti precari e alunni diversamente abili, e misura perchè se è vero che molte cose non vanno nella scuola italiana non è "segando" che si risolvono. Qualche esempio? Mettiamo la regola per chi è stabilizzato di rimanere per almeno 5 anni nella provincia in cui è passato di ruolo.
Impediamo, a chi ottiene il ruolo nel sostegno, di passare all'insegnamento curricolare.
Le dico per esperienza diretta che gli insegnanti di sostegno, anche nelle scuole del sud, sono pochi rispetto alle esigenze degli alunni diversamente abili. Conosco ragazzi "affetti" da sidrome di Down con 6 ore di sostegno riconosciute.
La priorità deve essere aiutare questi ragazzi a integrarsi nella scuola italiana, non risparmiare qualche milione magari da spendere in hostess per Gheddafi! 

Emanuele Limpido

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domenica 29 agosto 2010

Vendola: "Solidale con precari che chiedono ritiro legge 133"

Bari, 28 ago - (Adnkronos) - ''Non posso che sentirmi vicino a Pietro, Salvo e Giacomo e a tutti coloro che all'interno dei sindacati o singolarmente, si stanno battendo per salvare il futuro dei nostri giovani, del nostro paese e della nostra scuola, chiedendo al governo di ritirare la legge 133''. Lo afferma in una nota il presidente della Regione Puglia e leader di Sinistra, Ecologia e Liberta', Nichi Vendola, a proposito dello sciopero della fame di Pietro Di Grusa, Giacomo Russo e Salvo Altadonna che da oltre dieci giorni a Palermo rivendicano ''il loro diritto al lavoro e ad una vita dignitosa e per protestare contro i tagli inferti alla scuola pubblica dal ministro Gelmini, con la supervisione e il placet di Tremonti''. ''Pietro, Giacomo e Salvo sono solo tre dei 160.000 precari della scuola di tutta Italia - prosegue - che il ministro Gelmini ha deciso di mettere ai margini della societa', convinta che il miglior modo per prepararsi al futuro sia quello di tagliare sulla scuola pubblica, sull'educazione e sulla preparazione delle nuove generazioni. Quando si decide di mettere in gioco la propria vita per protestare, quando si arriva a considerare la possibilita' di utilizzare il proprio corpo per avere voce, si tratta sempre di scelte drammatiche, esasperate, condizionate dall'immobilismo e dalla cecita' delle istituzioni. Il ministro Gelmini infatti - sostiene Vendola - preferisce guardare altrove, o non rispondere''


Per Vendola il ministro ''sembra preferisca proseguire sulla strada dell'occultamento del corpo moribondo della scuola pubblica, umiliato e martoriato dalla sua controriforma e dai tagli di Tremonti che nell'ultima finanziaria ha pensato bene di infierire e di bloccare gli stipendi e gli scatti di anzianita' degli insegnanti e del personale scolastico. Piu' di 8 miliardi di euro di risorse sottratte alla scuola e al futuro dei nostri giovani, per destinarli alle multe per le quote latte da pagare all'Unione Europea e alla copertura dei debiti dello Stato''. E ''la situazione e' ancora piu' drammatica nel sud Italia, dove la mannaia del duo Gelmini-Tremonti si e' fatta maggiormente sentire - sottolinea il presidente - dal momento che il 50% dei tagli si concentra proprio nel Mezzogiorno d'Italia, cui sono anche stati sottratti i fondi Fas. Ancora una volta sembra che l'Italia abbia cittadini di categorie diverse, sulla base della latitudine in cui si vive. Non si possono fare calcoli ragionieristici su un bene pubblico come l'istruzione, non si possono fare tagli indiscriminati senza considerare gli effetti nefasti e i danni che si producono in un settore cruciale per lo sviluppo, che al contrario, richiederebbe maggiori investimenti e maggiore attenzione, in un momento di crisi economica e sociale come quello che viviamo''.

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giovedì 26 agosto 2010

Ribadito il diritto alle deroghe per il sostegno e per i collaboratori scolastici

da superando.it del 24-08-2010


Parla chiaro una Circolare Ministeriale di fine luglio, sia sulle deroghe delle ore di sostegno, sia su quelle dei collaboratori scolastici necessari agli alunni con disabilità. Ma sarà quanto mai necessario, come tutti gli anni, vigilare sull'applicazione concreta di quanto prodotto sulla carta

Nella Circolare n. 37/10, che aveva trasmesso le tabelle sugli organici di diritto, il Ministero dell’Istruzione aveva preannunciato ulteriori chiarimenti circa il ritorno alla possibilità di assegnare ore "aggiuntive" di sostegno, ripristinata dalla Sentenza 80/10 della Corte Costituzionale.
Ebbene, le precisazioni sono arrivate con la Circolare n. 59/10 del 23 luglio scorso, concernente l'adeguamento dell'organico di diritto alle situazioni di fatto.
Tale documento inizialmente ribadisce l’obbligo per l’Amministrazione Scolastica di rispettare i tetti di spesa e i tagli imposti dall’articolo 64 della Legge 133/08, ma anche delle norme sulla sicurezza nelle aule.
Passa poi a fornire chiarimenti circa le deroghe ai posti per il sostegno, ripristinate dalla Corte Costituzionale con la citata Sentenza 80/10, chiarendo in tal modo la logica della Sentenza stessa: «La ratio della norma - si scrive -, che prevede la possibilità di stabilire ore aggiuntive o posti di sostegno, è, infatti, quella di assicurare una specifica forma di tutela ai disabili in condizione di particolare gravità; si tratta dunque di un intervento mirato, che trova applicazione una volta esperite tutte le possibilità previste dalla normativa vigente e che, giova precisare, non si estende a tutti i disabili a prescindere dal grado di disabilità, bensì tiene in debita considerazione la specifica tipologia di handicap da cui è affetta [sic] il soggetto interessato».

La Circolare n. 59/10 prosegue poi precisando che nei casi comprovati (ai sensi dell’articolo 35, comma 7 della Legge 289/02, Finanziaria per il 2003) e segnalati (ai sensi degli articoli 9, comma 15 e 10, comma 5 del Decreto Legge 78/10) dai Gruppi di Lavoro composti dai docenti della classe, dalla famiglia e dagli operatori sociali e sanitari che seguono i singoli alunni, i Direttori Scolastici Regionali devono autorizzare le deroghe.
Successivamente si legge: «Le SS.LL., in accordo con le Regioni, gli Enti locali e gli altri livelli Istituzionali competenti, individueranno modalità di equilibrata e accorta distribuzione delle risorse professionali e materiali utili per l’integrazione degli alunni disabili, anche attraverso la costituzione di reti di scuole. Le classi delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le sezioni di scuola dell’infanzia, che accolgono alunni con disabilità, sono costituite secondo i criteri e i parametri di cui all’art. 5 del Regolamento sul dimensionamento. Si raccomanda la massima attenzione nella costituzione delle classi con alunni disabili, nel senso di limitare, per quanto possibile, in presenza di grave disabilità, la formazione delle stesse con più di 20 alunni».

E ancora, la Circolare parla poi degli organici dei collaboratori scolastici e prevede la possibilità di deroghe eccezionali, così come segue: «Le SS.LL., tuttavia, possono consentire contenute, motivate, deroghe qualora le risorse assegnate alle istituzioni scolastiche non rendano possibile il regolare funzionamento dei servizi scolastici, nel rispetto delle norme contrattuali sull’orario di lavoro, specificatamente in presenza di scuole articolate su più plessi, ovvero a fronte di situazioni di particolare complessità amministrativa, nonché al fine di garantire adeguato livello di sicurezza nell’utilizzo dei laboratori. Analoga modalità operativa può essere adottata in costanza di situazioni di difficoltà derivanti dall’elevata presenza, in alcune scuole, di personale inidoneo alle mansioni del profilo per motivi di salute. In tale ultima situazione le SS.LL., al fine di compensare le ridotte erogazioni del servizio, possono valutare l’opportunità di assegnare una risorsa in più di collaboratore scolastico negli istituti ove siano presenti due/tre unità di personale inidoneo. [...] Tutte le variazioni dei posti apportate dalle SS.LL. devono costituire oggetto di specifico, motivato provvedimento, da emanare entro il 31 agosto c.a. [grassetto nostro, N.d.R.] e da trasmettere con cortese urgenza alla Direzione generale per il personale scolastico».

La Circolare si conclude infine con la previsione di un monitoraggio: «Al fine di verificare l’effettiva consistenza delle classi autorizzate in ogni singola istituzione scolastica è necessario organizzare negli Uffici scolastici regionali un Osservatorio diretto a monitorare gli esiti delle operazioni disciplinate dalla presente circolare. I predetti Osservatori regionali faranno confluire i dati e riferiranno all’Osservatorio nazionale».

Osservazioni
La Circolare n. 59/10 è assai importante e fornisce alcune garanzie agli alunni con disabilità. Alcune precisazioni appaiono tuttavie opportune, onde evitare conflitti e contenzioso giurisdizionale.

1. A proposito delle "deroghe per il sostegno", la Circolare ripete i termini «particolare gravità», già introdotti dall’articolo 35, comma 7 della citata Legge 289/02 (Finanziaria per il 2003). Al proposito va tenuto presente che la normativa vigente non fornisce un'interpretazione autentica del termine particolare, mentre l’articolo 3, comma 3 della Legge 104/92 dà invece una definizione di gravità. Pertanto, in mancanza di una definizione legale, nessun Dirigente Scolastico o Regionale può arbitrariamente decidere se e quando un caso sia di particolare gravità.
Molto più interessante è l’invito rivolto ai Direttori Scolastici Regionali - nell’autorizzare le deroghe al sostegno - a porre «la debita attenzione alla specificità della minorazione dei singoli alunni». L’espressione è riportata dalla motivazione della Sentenza 80/10 della Corte Costituzionale, ma dev'essere intesa in modo corretto, vale a dire non nel senso che i Direttori Scolastici Regionali possano mettersi a decidere quale minorazione sia o meno specifica ai fini della deroga, ma nel senso indicato dall’articolo 10, comma 5 del Decreto Legge 78/10 e cioè che - in presenza di deficit intellettivi e/o sensoriali - debba essere sempre concessa la deroga e che nel caso di minorazioni esclusivamente fisiche, più che di un intervento di sostegno didattico, occorra un'assistenza all'autonomia o alla comunicazione che è di competenza degli Enti Locali ai sensi dell’articolo 139 del Decreto Legislativo 112/98.

2. A proposito del numero delle ore di sostegno in deroga, è da precisare che esso non è necessariamente da considerarsi soddisfatto con un’ora in più della mezza cattedra di sostegno, né con il massimo della durata dell’intero orario scolastico, ma - come ha precisato la Decisione del Consiglio di Stato n. 2231/10 - esso deve soddisfare «le effettive esigenze» dell’alunno, secondo la diagnosi funzionale e il Piano Educativo Individualizzato (PEI) per lui predisposto dall’apposito Gruppo di Lavoro, sulla base degli accordi fra scuola, ASL ed Enti Locali, come stabilito dall’articolo 1, comma 605, lettera "b" della Legge 296/06 (Finanziaria per il 2007), norma espressamente richiamata dalla Circolare n. 59/10.

3. Rispetto alle deroghe per i collaboratori scolastici, la Circolare completa quanto disposto dalla Nota Ministeriale del 9 giugno scorso (Protocollo n. AOODGPER/5706) sull’organico di diritto di tale personale e cioè che le deroghe possano avvenire solo per compensazioni fra istituti.
Certo, ove gli istituti sono riuniti in una rete, questa operazione è automatica, ove invece non lo siano, scatta la suddetta Nota. Ove infine queste compensazioni siano impossibili, scatta la Circolare n. 59/10.
A proposito degli alunni con disabilità, la loro presenza non è espressamente contemplata nella Circolare, ma ad esempio qualora in una scuola vi sia un solo collaboratore scolastico inidoneo per motivi di salute, dovrà scattare l'assegnazione di un'unità in più che la Circolare prevede solo nel caso di due o tre di tali situazioni.
Ci permettiamo di far presente che la deroga dovrebbe scattare pure - specie nelle scuole secondarie - laddove esistessero solo collaboratori maschi o femmine, per il doveroso rispetto al genere degli alunni a salvaguardia del diritto alla riservatezza nell’assistenza igienica, diritto certamente rientrante nell’articolo 2 della Costituzione.

4. Infine, a proposito del monitoraggio, sarebbe opportuno che dell’Osservatorio Regionale facesse parte anche il referente regionale per l'integrazione scolastica, in modo da verificare o segnalare i casi di non rispetto della normativa in tema di formazione delle classi frequentate da alunni con disabilità (ai sensi dell’articolo 5, comma 2 del DPR 81/09, richiamato dalla Circolare) e di non rispetto delle Linee Guida sull’Integrazione Scolastica, emanate dal Ministero il 4 agosto 2009. Ove ciò non avvenga, sarà opportuno che le associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari si tengano in contatto con tali referenti al fine di richiedere informazioni o fornirne - qualora ne siano in possesso - in caso di eventuali ricorsi da promuovere presso i Tribunali Amministrativi Regionali (TAR).

a cura di Salvatore Nocera, Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) e responsabile del Settore Legale dell'Osservatorio Scolastico dell'AIPD (Associazione Italiana Persone Down).

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venerdì 16 luglio 2010

PROTESTE · Contro Gelmini e Tremonti . L’estate rovente dei precari della scuola

«No al più grande licenziamento di massa: per l’anno 2010-2011 -25.600 docenti, -15.000 impiegati Ata. Come chiudere otto compagnie Alitalia». Il cartello piazzato proprio davanti palazzo Montecitorio fa il paio con lo striscione srotolato dagli insegnanti precari giunti a Roma da ogni parte d’Italia per protestare contro i «tagli alla scuola: una truffa per tutti».

Non possono permettersi di aspettare l’autunno per portare in piazza, sotto le finestre della Camera, la loro lotta. E così, a scuole chiuse, l’estate già torrida diventa rovente per i maestri e gli insegnanti che, chiamati a raccolta dal Coordinamento precari scuola, in centinaia hanno manifestato ieri contro il governo che «sta distruggendo progressivamente la scuola pubblica, a partire dalla legge 133/2008 che le ha sottratto otto miliardi di euro, fino all’attuale finanziaria », come spiega Massimo Gargiulo, insegnante di greco e latino del Coordinamento. Sono venuti da Milano e da Siracusa, da Bari, Benevento, Reggio Emilia, e da ogni angolo del Paese anche se è soprattutto nel Mezzogiorno che la mannaia sull’istruzione pubblica diventa «una piaga sociale».

Hanno aderito in tanti, dalla Flc-Cgil (che manifesta contemporaneamente insieme con il precariato della Funzione pubblica anche sotto il Senato, dove la manovra ha superato il primo scoglio col voto di fiducia) all’Unione dei sindacati di base, Unicobas, Gilda, l’associazione Autalia, e col supporto politico della Federazione della sinistra, Sel e Sinistra critica. A nulla è servito essere stati ricevuti in delegazione dalla presidente della commissione Cultura, la Pdl Valentina Aprea: «Ci ha spiegato che in tempo di crisi l’istruzione può anche andare in fumo», raccontano delusi i delegati.

Precari insieme a insegnanti di ruolo, studenti e genitori, individuano nella coppia Gelmini-Tremonti il virus che sta distruggendo una delle istituzioni più importanti del Paese, «proprio mentre alle scuole private si regalano 130 milioni di euro», come denuncia Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil che avverte: «Il precariato va aggredito tenendo insieme le lotte di tutti i comparti della conoscenza, scuola, università e ricerca». Eppure davanti a Montecitorio c’è soprattutto il mondo della scuola a chiedere il ritiro delle leggi 133 e 169 (ex decreto Gelmini), dei finanziamenti alle scuole private, del decreto Brunetta, e di ogni proposta di sostituire la contrattazione sindacale con provvedimenti legislativi. «Giù le mani dalla graduatorie», urlano al microfono che passa di mano in mano, perché sia chiaro alla ministra Gelmini che «non ci possono essere altre forme di reclutamento».

Tutti attendono che il Tar del Lazio si pronunci il 19 luglio sul ricorso presentato da oltre 800 famiglie contro i provvedimenti governativi di riordino delle superiori che hanno decurtato l’orario scolastico soprattutto negli istituti tecnici e industriali. C’è chi spiega che solo in provincia di Caltanissetta tra il personale Ata «in due anni sono stati tagliati 900 posti di lavoro», e chi, come Antonella Giuliano, napoletana di 51 anni, precaria da 23 con un altissimo punteggio in graduatoria, quest'anno ha fatto un bel passo indietro: da supplente "incaricata" a precaria a tutti gli effetti. Avrebbe potuto spostarsi a Livorno o Parma, dove è stata chiamata, ma ha preferito rimanere nella sua città e adattarsi fin che si può. Caterina Altamore, invece, ha 37 anni e da 14 è maestra precaria a Palermo: «Da noi c’è stato un vero e proprio azzeramento del tempo pieno e, con l’accorpamento delle classi e il taglio alle compresenze, stanno perdendo il posto anche gli insegnanti di ruolo». E allora che fare? «Malgrado un marito e tre figli piccoli, ha fatto al valigia e ho accettato il posto che mi è stato offerto in provincia di Brescia, dove la scuola pubblica e il tempo pieno resistono ancora e lavorano pure i non abilitati. E non ho voluto i 12 punti del "salvaprecari" perché in Sicilia non valgono nulla. Non accetto elemosine da un governo che, dopo tanti family day, smembra le famiglie e penalizza le donne».

A manifestazione quasi conclusa, un gruppo di giovani milanesi, insegnanti e ricercatori, vede entrare in un portone il Pdl Maurizio Lupi, e diventa una furia: «Ladro, buffone» urlano nemmeno avessere visto il Berlusca in persona. «Lui incarna Comunione e liberazione che in Lombardia controlla e lottizza tutto: sanità, università – spiega Alessandro (6 anni di precariato e tanta ricerca in Filologia classica) che quasi non riesce a calmarsi – Vederlo mi fa una rabbia immensa perché stanno distruggendo un bene collettivo a tutto profitto delle scuole private, soprattutto cattoliche».

Il Manifesto 16.07.2010 - Eleonora Martini

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