venerdì 31 dicembre 2010
BABBO NATALE E LA BEFANA
Più che portarci doni, magari un lavoro senza più i patemi del precariato, le arrabbiature delle convocazioni, con la sicurezza di potersi dedicare solo al proprio lavoro senza preoccuparsi ogni anno di punteggi e graduatorie,
più che portarci qualcosa, dicevo, ce ne hanno tolte.
Ed è inutile che vi elenchi quali.
Insegnanti e studenti le conoscono bene.
Visto che che quest'anno per i miei bambini mi sono travestito da Babbo Natale, vorrei portare io un dono ai nostri amici.
A Babbo Tremonti porterei una calcolatrice a manovella, di quelle che si usavano una volta nei negozi, le avrete viste senz'altro in qualche vecchio film.
La manovella dovrebbe però essere arrugginita, in modo che usandola il contabile dei ricchi provasse la fatica di chi non arriva a fine mese.
Alla Befana di Reggio donerei una scopa volante che la portasse a visitare tutte le famiglie italiane colpite dalla sue pseudo-riforme.
Sarebbe un lungo viaggio.
giovedì 9 dicembre 2010
SCUOLA E MERITO. La battaglia della ministra Gelmini.
Mentre al grido di battaglia «Merito! Merito!» viene fatta a pezzi anche l’Università italiana, in alcune scuole partono le sperimentazioni meritocratiche. Il 19 novembre il ministro all’Istruzione dichiara: «È un giorno storico. Finalmente si iniziano a valutare i professori e le scuole su base meritocratica. Premi dunque ai migliori». Di che si tratta? Un primo progetto intende valutare le scuole medie migliori tra tutte quelle della provincia di Pisa e Siracusa, un secondo a Napoli e Torino. Come? Intanto i parametri di valutazione sono inevitabilmente basati solo sugli apprendimenti degli alunni, non certo sulla loro educazione e la capacità relazionale. Non si tiene conto delle condizioni di partenza degli studenti prima di effettuare le rilevazioni. Viene creata una classifica finale tra le scuole a prescindere dal tessuto sociale in cui sono inserite. C’è un forte rischio di autoreferenzialità della valutazione: a giudicare il personale scolastico è infatti, soprattutto, altro personale scolastico. Ancora: non è chiaro in cosa consiste la valutazione di studenti e genitori degli studenti.
Il premio di merito rischia di andare ai docenti che si ingraziano meglio il preside, visto che la commissione di valutazione non è indipendente. Affidarla allora al presidente del Consiglio d’Istituto, figura elettiva indipendente anche dal ministero? Così facendo però, la commissione, quali garanzia di competenza avrebbe? In una scuola elementare i docenti hanno fatto più o meno gli stessi studi, ma in un istituto superiore?
La varietà di discipline non garantirebbe l’espressione di una commissione di valutazione all’altezza del compito, visto che l’insegnante di Lettere non saprebbe valutare il curriculum di un collegadi Chimica o di Inglese. Ma è interessante notare come, in questo modo, la scuola della competizione, introdotta con il concetto di autonomia, uno dei capisaldi del Pd, più che produrre qualità nel senso di uno sviluppo ottimale delle capacità cognitive dei ragazzi e del miglioramentodel loro star bene a scuola, produca innanzitutto concorrenza aziendalistica, caccia agli sponsor, rivalità tra docenti invece di collegialità. Infine, il premio ai docenti che sarebbero più meritevoli, ammettiamolo, è ridicolo: una mensilità in più all’anno, equivalente a circa 4 euro al giorno. Tanto che diversi docenti invitano i colleghi a rifiutare la gara almerito di 4 euro in più per rispetto di chi vive la precarietà lavorativa nella scuola. Per le scuole costrette ancora a comprare la carta igienica con i soldi dei genitori degli studenti. E ricordando che i fondi per premiare i presunti migliori sono proprio quelli recuperati con i tagli al personale, compresi quelli ai docenti di sostegno per i ragazzi disabili. Insomma, non è terribile pensare che i fondi per i premi a un presunto merito derivano dai tagli delle risorse umane e del diritto allo studio dei disabili? Ma allora, il vero scopo di questa messa in scena, qual è? L’esclusione della contrattazione nel momento in cui si vanno a definire gli incrementi retributivi dei docenti. Non a caso in questi anni il ministro ha proposto di sopprimere i sindacati dalla scuola. Per questo il ministro non dà certezze sugli scatti d’anzianità e sposta tatticamente l’attenzione sulle sperimentazioni sul merito dove, peraltro, non ha né idee, né soldi. Quanto ai criteri utilizzati perdefinire il merito, prendiamo quello della produzione: il numero di promossi. È indice di scuola migliore? Posso promuovere di più alzando i voti o posso avere più diplomati solo perchè ho alunni non problematici o la cui famiglia può permettersi corsi di lingua all’estero e corsi di recupero a pagamento. E allora? Il merito è della scuola o delle famiglie? Odelle amministrazioni pubbliche in cui scuola e famiglia sono inserite? O di tutti insieme? Comunque la pensiate, con tale criterio, il premio‘produzione’ andrebbe alle scuole dei quartieri più agiati e aminor rischio di dispersione scolastica.Certamente non a quelle scuole più disagiate, come invece suggerirebbe la lettura dell’articolo3 della nostra Costituzione. Ecco, il risultato più eclatante dell’applicazione coatta e strumentaledi una ideologia del merito a un’istituzione così complessa e delicata come quella scolastica, specie quando si parla di scuola dell’obbligo, è proprio questo attacco violento e irresponsabile ai principi di sussidiarietà, di solidarietà, di aiuto: i pilastri della nostra Costituzione e della nostra convivenza democratica.
domenica 24 ottobre 2010
lunedì 20 settembre 2010
Denunciamo il sovraffollamento delle classi!
Vi ricordo i limiti massimi che sono di 27 per primarie e secondarie di I grado e 33 (sic!) per le secondarie di II grado (anche se secondo le leggi sulla sicurezza devono essere 26 massimo le persone per classe, compresi il o gli insegnanti).
Nel caso sia presente uno o più alunni diversamente abili i limiti max sono:
20 (per massimo 1 alunno con disabilità GRAVE)
22 (per massimo 2 alunni non gravi)
25 (per massimo 1 alunno non grave)
Vi ricordo inoltre che in una classe può stare massimo 1 alunno con disabilità GRAVE e massimo 2 alunni con disabilità non grave.
Segnalate qui, o alla mail lele.limpido@alice.it, i casi fuori legge (ricordo che sono direttive ministeriali).
Io mi faccio carico di raccogliere le informazioni (non vi preoccupate, anche anonime) e una volta in possesso di una interessante mole di informazioni valuteremo cosa fare.
Grazie in anticipo
mercoledì 15 settembre 2010
Una giornata particolare
Certo che l'ultima iniziativa, la contestazione alla Gelmini a Siracusa, mi ha fatto cadere le braccia. Manco 100 persone, (dopo tutte le telefonate, gli sms), molte delle quali neanche interessate direttamente (penso ai miei compagni di SEL), infilati in un gabbiotto e la solita, triste, inutile delegazione ad incontrare lei, il "Problema". Per dirle cosa? Per farsi dire cosa? Le solite quattro cazzate ripetute a pappagallo. Come una studentessa mediocre (quale ella è).
Basta, mi son detto. Me ne resto a dormire.
E invece no. Lei, l'acciuga atomica, a telefonarmi, a dirmi DEVI venire, a strafracassarmi le palle.
Maledetto senso di colpa, o senso del dovere, o senso civico, o quello che cazzo è.
E così eccomi sull'autobus, inebetito dal sonno, in fondo al bus numero 1 (minchia due autobus!) a cazzeggiare con i soliti amici.
Vedo però che stavolta non siamo i soliti 4 gatti, gente nuova, nuove vittime del "Problema". Eravamo stati facili profeti, "cassandre", due anni fa. Oggi tocca a noi, domani toccherà a voi, dopodomani a tutti.
Oggi è dopodomani. E tocca a tutti.
E così ascolto i problemi di nuove colleghe di sventura (un po' logorroiche ma simpatiche).
Le graduatorie, le convocazioni, il "salvaprecari", i figli....Era meglio se stavo a casa a dormire!
Arriviamo a Messina e....sorpresa! 20 autobus, fischietti, bandiere, megafoni, striscioni, slogan....
E tanta gente. Inaspettata e incazzata. Determinata come da un po' non vedevo. Blocchiamo i traghetti. Non ci basta. Blocchiamo anche la ferrovia. Che avesse ragione l'acciuga atomica?
E le notizie che arrivano dal telefonino. Siamo su Raidue, siamo 3.000, no 4.000 su Raiuno (Minzolini???ma allora i miracoli avvengono davvero?). Rai tre, Sky, persino Mediaset! Abbiamo bucato il velo di indifferenza. Abbiamo una speranza! Adesso viene il bello, pupe....è la protesta!
martedì 14 settembre 2010
PRECARI IN RIVOLTA - La mia pazza idea di incontrarci sullo Stretto
Ho individuato lo stretto di Messina raggiungibile in circa 4 ore e mezza dalla provincia siciliana più distante ma anche da Napoli e Bari. Ho immaginato un «incontro», un’unione tra la mia terra e il resto d’Italia, per dimostrare che non siamo solo numeri in elenco, che siamo tanti, in carne e ossa, precari e di ruolo e tanti genitori dei nostri alunni, e tanti alunni che lottano per la loro scuola e per la qualità della scuola; perché anche loro sono preoccupati delle ricadute che anche a lungo termine che produrrà la «riforma epocale»! Io lo chiamo un disastro epocale, perché nessuno verrà mai risarcito dei danni che ha causato e che ancora causerà. Inizialmente la mia proposta non ha sortito grande effetto. Ci si preoccupava di un possibile fallimento, ma cosa avevamo da perdere? Niente. Siamo andati avanti con Fabiola e Maria Rita, testarde, e a poco a poco altri comitati e coordinamenti provinciali si sono accodati. Alcuni sindacati hanno dato la loro adesione, ma la manifestazione è stata interamente organizzata da noi tre, con il contributo prezioso e concreto di Didier. La cosa è cominciata a montare. L’iniziale previsione di 700 partecipanti è cresciuta
gli ultimi due giorni, fin poi arrivare alle 2.500 presenze (secondo la questura).
Successo clamoroso. Articoli sulla manifestazione più o meno veritieri in ogni giornale e Tg. Giuro, non me
lo aspettavo! È una soddisfazione vissuta a metà visto che comunque anche quest’anno non avrò una mia
classe. Dopo 23 anni di precariato, negli ultimi sei mi ero guadagnata un incarico annuale, una sorta di «precariato stabile» che comunque mi avvicinava al ruolo. Uso il passato perché secondo la Gelmini non sono meritevole, non posso pretendere di lavorare nemmeno da precaria, non posso pretendere quello che lei chiama un «privilegio» che mi sono guadagnata con anni di studio, di impegno, di aggiornamento, di servizio. Mi degna di elemosina con l’«ammazza precari». Perdo il mio lavoro solo per «esigenze di cassa», non mi si riconosce la mia esperienza di educatore, di formatore in nome del risparmio e della razionalizzazione. La situazione dei precari della scuola è la stessa dei lavoratori di Termini Imerese, ma la qualità della scuola è un problema che investe l’Italia intera, perché nella scuola si formano le personalità che abiteranno questa bella terra, e tutti meritano di essere seguiti con attenzione, qualsiasi strada prenderanno.
Anche nel profondo sud, dove troviamo strutture fatiscenti, tetti rotti, palestre inagibili, condizioni di lavoro
al limite della decenza. Lo so bene io che di scuole ne ho conosciute tante essendo stata assegnata ogni anno
in una scuola diversa. In provincia di Agrigento la legge e la normativa su igiene e sicurezza è spesso un optional con piccole aule dove i banchi son stipati, addossati alla cattedra tanto che, a volte, bisogna scavalcarli per raggiungere l’uscita! Eppure si formano classi anche con 35-40 alunni...
Nel frattempo, in un paese dove il ministro della pubblica istruzione parla di efficientismo, c’è un piccolo
tesoro di provincia, la mia, Agrigento che da alcuni anni non ha il suo dirigente scolastico provinciale, ma svolge la sua funzione ad interim il dirigente dell’Usp di Caltanissetta.
Emma Giannì - Insegnante precaria - Il Manifesto 14.09.2010
mercoledì 8 settembre 2010
La carica dei 200mila accattoni
Come è possibile che una enorme quantità di docenti ai quali per decenni lo Stato ha affidato l’onere di portare avanti una scuola povera di strumenti, non riformata in tutti i segmenti, funzionante in locali spesso inadeguati divenga di punto in bianco un insieme di incolti straccioni che pretendono di lavorare solo perché
hanno svolto qualchemese o qualche anno di supplenza! Come è possibile che personale utilizzato spesso per decenni, con assunzione a settembre-ottobre e licenziamento a giugno, che ha sopportato questa situazione (che a nessun privato sarebbe stata possibile!) in attesa di una legittima definitiva assunzione?
È possibile proprio perché quel numero di docenti sarebbe servito a ricoprire i posti in organico e a realizzare il turn over legato ai pensionamenti se le «grandi» ed «epocali» riforme del ministro Gelmini non si fossero abbattute come una disastrosa frana sulla scuola della Repubblica, diminuendo indiscriminatamente le ore
di lezione, aumentando il numero degli alunni per classe, accorpando plessi e classi, tagliando quasi del tutto le ore dedicate ai laboratori, rifiutando di ampliare il tempo pieno nonostante la richiesta in aumento per insufficienti investimenti in servizi da parte di enti locali sordi o troppo poveri.
Le proiezioni parlano chiaro: l’attuale corpo docente italiano è entrato nei ruoli negli anni del boom delle nascite e della scolarizzazione dimassa (gli anni 70) e si avvia al pensionamento che si completerà entro questo primo quindicennio del nuovo secolo. È vero: non c’è più il boom delle nascite, ma l’attuale situazione demografica vede il picco discendente delle nascite meno alto che negli ultimi decenni, grazie anche ai figli dei migranti. Si aggiungano poi l’innalzamento dell’obbligo scolastico per un biennio, la presenza di alunni disabili nella scuola di tutti, l’incremento delle iscrizioni di alunni figli di migranti, la generalizzazione della scuola dell’infanzia, l’introduzione anche in Italia, come in tutta l’Europa, dei percorsi di educazione e istruzione per gli adulti e si potrà constatare come il numero di docenti necessario per mantenere la qualità della attuale offerta di istruzione si aggiri proprio fra le 150.000 e le 200.000 unità di personale.
Ma, si dice, il rapporto numerico docenti/alunni in Italia è troppo alto. Come non considerare i circa 80.000 docenti di sostegno per quella condizione di assoluta qualità che solo l’Italia può vantare, che vede l’inserimento dei disabili nella scuola di tutti? E, viceversa, come non considerare quella anomalia tutta italiana per cui lo Stato assume e paga circa 30.000 docenti di religione cattolica scelti e indicati dai vescovi?
Ma, si dice, la scuola italiana funziona molto male e dà risultati insoddisfacenti. Non sarà, forse, proprio perché da anni, con governi di destra e di sinistra, vive uno stato di abbandono e di continui tagli alle risorse? Non sarà perché il personale precario è sempre cresciuto e non si riesce a garantire continuità alle relazioni educative? Non sarà perché le nostra scuole sono ancora a malapena dotate dei banchi e delle sedie occorrenti? Non sarà perché si continuano a delegittimare socialmente la cultura, la ricerca, la funzione pedagogica della scuola e, di conseguenza, ad additare i docenti come «frustrati» e «fannulloni»?
Riconnettiamo le esigenze che alunni e genitori esprimono quotidianamente al disegno di una scuola su cui il paese venga chiamato a riflettere e che interpreti adeguandolo ai tempi, il disegno che della scuola fa l’art. 34 della Costituzione. Allora sarà facile far capire a tutti che la lotta dei precari si salda con quella di chi vuole una scuola di qualità per i figli, ed è la stessa lotta degli operai di Pomigliano o di Melfi: è la lotta per i diritti essenziali al lavoro, alla istruzione, alla salute, all’ambiente. È la lotta che ci deve vedere presenti, perché non prevalga il modello di società ferocemente classista che il neo-liberismo ci presenta come ineluttabile destino.
Simonetta Salacone - Dirigente scolastica (oggi in pensione) della scuola Iqbal Masih -
Coordinamento Nazionale Sinistra Ecologia e Libertà
Il Manifesto - 08.09.2010
martedì 7 settembre 2010
LA VERA RIFORMA EPOCALE DELLA SCUOLA ITALIANA
venerdì 3 settembre 2010
Casting: cercasi precario con i requisiti necessari ad incontrare la Gelmini.
Grazie a una nostra talpa infiltrata al Ministero, abbiamo ricevuto una nota segretissima, nella quale sono indicati i requisiti richiesti che noi ora divulghiamo, al fine di trovare la persona giusta per rappresentare le nostre richieste alla Ministra Gelmini.
Il precario che la Gelmini incontrerebbe deve essere simpatizzante ed elettore (meglio ancora se tesserato) del PDL, ma non deve assolutamente essere un ammiratore del Presidente della Camera Gianfranco Fini.
Deve inoltre essere di bell'aspetto, assolutamente senza barba o baffi (neanche un accenno, sbarbato da non più di 6 ore), profumato (profumi freschi, estivi), vestito in maniera consona (giacca e cravatta), di statura medio-alta (non meno di 180 cm.), di estrazione sociale borghese (niente figli di operai, di questi tempi...), di provenienza geografica padana (non più giù di Piacenza).
Deve inoltre essere dotato di un apparato riproduttivo compreso fra queste due misure 15 - 20 cm.
Su quest'ultimo dato nutriamo qualche riserva e vi invitiamo a rivedere la cifra al rialzo.
(nella foto la Ministra illustra i requisiti)
Chi fosse in possesso dei citati requisiti ci contatti al più presto per fissare l'incontro.
Nel caso non riuscissimo a trovare un candidato cercheremo una precaria per un incontro con il Presidente del Consiglio.
I requisiti per questa tipologia di persona sono ben noti.
martedì 31 agosto 2010
Gian Antonio Stella: anche i grandi giornalisti a volte prendono cantonate!
domenica 29 agosto 2010
Vendola: "Solidale con precari che chiedono ritiro legge 133"
Per Vendola il ministro ''sembra preferisca proseguire sulla strada dell'occultamento del corpo moribondo della scuola pubblica, umiliato e martoriato dalla sua controriforma e dai tagli di Tremonti che nell'ultima finanziaria ha pensato bene di infierire e di bloccare gli stipendi e gli scatti di anzianita' degli insegnanti e del personale scolastico. Piu' di 8 miliardi di euro di risorse sottratte alla scuola e al futuro dei nostri giovani, per destinarli alle multe per le quote latte da pagare all'Unione Europea e alla copertura dei debiti dello Stato''. E ''la situazione e' ancora piu' drammatica nel sud Italia, dove la mannaia del duo Gelmini-Tremonti si e' fatta maggiormente sentire - sottolinea il presidente - dal momento che il 50% dei tagli si concentra proprio nel Mezzogiorno d'Italia, cui sono anche stati sottratti i fondi Fas. Ancora una volta sembra che l'Italia abbia cittadini di categorie diverse, sulla base della latitudine in cui si vive. Non si possono fare calcoli ragionieristici su un bene pubblico come l'istruzione, non si possono fare tagli indiscriminati senza considerare gli effetti nefasti e i danni che si producono in un settore cruciale per lo sviluppo, che al contrario, richiederebbe maggiori investimenti e maggiore attenzione, in un momento di crisi economica e sociale come quello che viviamo''.
giovedì 26 agosto 2010
Ribadito il diritto alle deroghe per il sostegno e per i collaboratori scolastici
da superando.it del 24-08-2010
Parla chiaro una Circolare Ministeriale di fine luglio, sia sulle deroghe delle ore di sostegno, sia su quelle dei collaboratori scolastici necessari agli alunni con disabilità. Ma sarà quanto mai necessario, come tutti gli anni, vigilare sull'applicazione concreta di quanto prodotto sulla carta
Nella Circolare n. 37/10, che aveva trasmesso le tabelle sugli organici di diritto, il Ministero dell’Istruzione aveva preannunciato ulteriori chiarimenti circa il ritorno alla possibilità di assegnare ore "aggiuntive" di sostegno, ripristinata dalla Sentenza 80/10 della Corte Costituzionale.
Ebbene, le precisazioni sono arrivate con la Circolare n. 59/10 del 23 luglio scorso, concernente l'adeguamento dell'organico di diritto alle situazioni di fatto.
Tale documento inizialmente ribadisce l’obbligo per l’Amministrazione Scolastica di rispettare i tetti di spesa e i tagli imposti dall’articolo 64 della Legge 133/08, ma anche delle norme sulla sicurezza nelle aule.
Passa poi a fornire chiarimenti circa le deroghe ai posti per il sostegno, ripristinate dalla Corte Costituzionale con la citata Sentenza 80/10, chiarendo in tal modo la logica della Sentenza stessa: «La ratio della norma - si scrive -, che prevede la possibilità di stabilire ore aggiuntive o posti di sostegno, è, infatti, quella di assicurare una specifica forma di tutela ai disabili in condizione di particolare gravità; si tratta dunque di un intervento mirato, che trova applicazione una volta esperite tutte le possibilità previste dalla normativa vigente e che, giova precisare, non si estende a tutti i disabili a prescindere dal grado di disabilità, bensì tiene in debita considerazione la specifica tipologia di handicap da cui è affetta [sic] il soggetto interessato».
La Circolare n. 59/10 prosegue poi precisando che nei casi comprovati (ai sensi dell’articolo 35, comma 7 della Legge 289/02, Finanziaria per il 2003) e segnalati (ai sensi degli articoli 9, comma 15 e 10, comma 5 del Decreto Legge 78/10) dai Gruppi di Lavoro composti dai docenti della classe, dalla famiglia e dagli operatori sociali e sanitari che seguono i singoli alunni, i Direttori Scolastici Regionali devono autorizzare le deroghe.
Successivamente si legge: «Le SS.LL., in accordo con le Regioni, gli Enti locali e gli altri livelli Istituzionali competenti, individueranno modalità di equilibrata e accorta distribuzione delle risorse professionali e materiali utili per l’integrazione degli alunni disabili, anche attraverso la costituzione di reti di scuole. Le classi delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le sezioni di scuola dell’infanzia, che accolgono alunni con disabilità, sono costituite secondo i criteri e i parametri di cui all’art. 5 del Regolamento sul dimensionamento. Si raccomanda la massima attenzione nella costituzione delle classi con alunni disabili, nel senso di limitare, per quanto possibile, in presenza di grave disabilità, la formazione delle stesse con più di 20 alunni».
E ancora, la Circolare parla poi degli organici dei collaboratori scolastici e prevede la possibilità di deroghe eccezionali, così come segue: «Le SS.LL., tuttavia, possono consentire contenute, motivate, deroghe qualora le risorse assegnate alle istituzioni scolastiche non rendano possibile il regolare funzionamento dei servizi scolastici, nel rispetto delle norme contrattuali sull’orario di lavoro, specificatamente in presenza di scuole articolate su più plessi, ovvero a fronte di situazioni di particolare complessità amministrativa, nonché al fine di garantire adeguato livello di sicurezza nell’utilizzo dei laboratori. Analoga modalità operativa può essere adottata in costanza di situazioni di difficoltà derivanti dall’elevata presenza, in alcune scuole, di personale inidoneo alle mansioni del profilo per motivi di salute. In tale ultima situazione le SS.LL., al fine di compensare le ridotte erogazioni del servizio, possono valutare l’opportunità di assegnare una risorsa in più di collaboratore scolastico negli istituti ove siano presenti due/tre unità di personale inidoneo. [...] Tutte le variazioni dei posti apportate dalle SS.LL. devono costituire oggetto di specifico, motivato provvedimento, da emanare entro il 31 agosto c.a. [grassetto nostro, N.d.R.] e da trasmettere con cortese urgenza alla Direzione generale per il personale scolastico».
La Circolare si conclude infine con la previsione di un monitoraggio: «Al fine di verificare l’effettiva consistenza delle classi autorizzate in ogni singola istituzione scolastica è necessario organizzare negli Uffici scolastici regionali un Osservatorio diretto a monitorare gli esiti delle operazioni disciplinate dalla presente circolare. I predetti Osservatori regionali faranno confluire i dati e riferiranno all’Osservatorio nazionale».
Osservazioni
La Circolare n. 59/10 è assai importante e fornisce alcune garanzie agli alunni con disabilità. Alcune precisazioni appaiono tuttavie opportune, onde evitare conflitti e contenzioso giurisdizionale.
1. A proposito delle "deroghe per il sostegno", la Circolare ripete i termini «particolare gravità», già introdotti dall’articolo 35, comma 7 della citata Legge 289/02 (Finanziaria per il 2003). Al proposito va tenuto presente che la normativa vigente non fornisce un'interpretazione autentica del termine particolare, mentre l’articolo 3, comma 3 della Legge 104/92 dà invece una definizione di gravità. Pertanto, in mancanza di una definizione legale, nessun Dirigente Scolastico o Regionale può arbitrariamente decidere se e quando un caso sia di particolare gravità.
Molto più interessante è l’invito rivolto ai Direttori Scolastici Regionali - nell’autorizzare le deroghe al sostegno - a porre «la debita attenzione alla specificità della minorazione dei singoli alunni». L’espressione è riportata dalla motivazione della Sentenza 80/10 della Corte Costituzionale, ma dev'essere intesa in modo corretto, vale a dire non nel senso che i Direttori Scolastici Regionali possano mettersi a decidere quale minorazione sia o meno specifica ai fini della deroga, ma nel senso indicato dall’articolo 10, comma 5 del Decreto Legge 78/10 e cioè che - in presenza di deficit intellettivi e/o sensoriali - debba essere sempre concessa la deroga e che nel caso di minorazioni esclusivamente fisiche, più che di un intervento di sostegno didattico, occorra un'assistenza all'autonomia o alla comunicazione che è di competenza degli Enti Locali ai sensi dell’articolo 139 del Decreto Legislativo 112/98.
2. A proposito del numero delle ore di sostegno in deroga, è da precisare che esso non è necessariamente da considerarsi soddisfatto con un’ora in più della mezza cattedra di sostegno, né con il massimo della durata dell’intero orario scolastico, ma - come ha precisato la Decisione del Consiglio di Stato n. 2231/10 - esso deve soddisfare «le effettive esigenze» dell’alunno, secondo la diagnosi funzionale e il Piano Educativo Individualizzato (PEI) per lui predisposto dall’apposito Gruppo di Lavoro, sulla base degli accordi fra scuola, ASL ed Enti Locali, come stabilito dall’articolo 1, comma 605, lettera "b" della Legge 296/06 (Finanziaria per il 2007), norma espressamente richiamata dalla Circolare n. 59/10.
3. Rispetto alle deroghe per i collaboratori scolastici, la Circolare completa quanto disposto dalla Nota Ministeriale del 9 giugno scorso (Protocollo n. AOODGPER/5706) sull’organico di diritto di tale personale e cioè che le deroghe possano avvenire solo per compensazioni fra istituti.
Certo, ove gli istituti sono riuniti in una rete, questa operazione è automatica, ove invece non lo siano, scatta la suddetta Nota. Ove infine queste compensazioni siano impossibili, scatta la Circolare n. 59/10.
A proposito degli alunni con disabilità, la loro presenza non è espressamente contemplata nella Circolare, ma ad esempio qualora in una scuola vi sia un solo collaboratore scolastico inidoneo per motivi di salute, dovrà scattare l'assegnazione di un'unità in più che la Circolare prevede solo nel caso di due o tre di tali situazioni.
Ci permettiamo di far presente che la deroga dovrebbe scattare pure - specie nelle scuole secondarie - laddove esistessero solo collaboratori maschi o femmine, per il doveroso rispetto al genere degli alunni a salvaguardia del diritto alla riservatezza nell’assistenza igienica, diritto certamente rientrante nell’articolo 2 della Costituzione.
4. Infine, a proposito del monitoraggio, sarebbe opportuno che dell’Osservatorio Regionale facesse parte anche il referente regionale per l'integrazione scolastica, in modo da verificare o segnalare i casi di non rispetto della normativa in tema di formazione delle classi frequentate da alunni con disabilità (ai sensi dell’articolo 5, comma 2 del DPR 81/09, richiamato dalla Circolare) e di non rispetto delle Linee Guida sull’Integrazione Scolastica, emanate dal Ministero il 4 agosto 2009. Ove ciò non avvenga, sarà opportuno che le associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari si tengano in contatto con tali referenti al fine di richiedere informazioni o fornirne - qualora ne siano in possesso - in caso di eventuali ricorsi da promuovere presso i Tribunali Amministrativi Regionali (TAR).
a cura di Salvatore Nocera, Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) e responsabile del Settore Legale dell'Osservatorio Scolastico dell'AIPD (Associazione Italiana Persone Down).
venerdì 16 luglio 2010
PROTESTE · Contro Gelmini e Tremonti . L’estate rovente dei precari della scuola
Non possono permettersi di aspettare l’autunno per portare in piazza, sotto le finestre della Camera, la loro lotta. E così, a scuole chiuse, l’estate già torrida diventa rovente per i maestri e gli insegnanti che, chiamati a raccolta dal Coordinamento precari scuola, in centinaia hanno manifestato ieri contro il governo che «sta distruggendo progressivamente la scuola pubblica, a partire dalla legge 133/2008 che le ha sottratto otto miliardi di euro, fino all’attuale finanziaria », come spiega Massimo Gargiulo, insegnante di greco e latino del Coordinamento. Sono venuti da Milano e da Siracusa, da Bari, Benevento, Reggio Emilia, e da ogni angolo del Paese anche se è soprattutto nel Mezzogiorno che la mannaia sull’istruzione pubblica diventa «una piaga sociale».
Hanno aderito in tanti, dalla Flc-Cgil (che manifesta contemporaneamente insieme con il precariato della Funzione pubblica anche sotto il Senato, dove la manovra ha superato il primo scoglio col voto di fiducia) all’Unione dei sindacati di base, Unicobas, Gilda, l’associazione Autalia, e col supporto politico della Federazione della sinistra, Sel e Sinistra critica. A nulla è servito essere stati ricevuti in delegazione dalla presidente della commissione Cultura, la Pdl Valentina Aprea: «Ci ha spiegato che in tempo di crisi l’istruzione può anche andare in fumo», raccontano delusi i delegati.
Precari insieme a insegnanti di ruolo, studenti e genitori, individuano nella coppia Gelmini-Tremonti il virus che sta distruggendo una delle istituzioni più importanti del Paese, «proprio mentre alle scuole private si regalano 130 milioni di euro», come denuncia Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil che avverte: «Il precariato va aggredito tenendo insieme le lotte di tutti i comparti della conoscenza, scuola, università e ricerca». Eppure davanti a Montecitorio c’è soprattutto il mondo della scuola a chiedere il ritiro delle leggi 133 e 169 (ex decreto Gelmini), dei finanziamenti alle scuole private, del decreto Brunetta, e di ogni proposta di sostituire la contrattazione sindacale con provvedimenti legislativi. «Giù le mani dalla graduatorie», urlano al microfono che passa di mano in mano, perché sia chiaro alla ministra Gelmini che «non ci possono essere altre forme di reclutamento».
Tutti attendono che il Tar del Lazio si pronunci il 19 luglio sul ricorso presentato da oltre 800 famiglie contro i provvedimenti governativi di riordino delle superiori che hanno decurtato l’orario scolastico soprattutto negli istituti tecnici e industriali. C’è chi spiega che solo in provincia di Caltanissetta tra il personale Ata «in due anni sono stati tagliati 900 posti di lavoro», e chi, come Antonella Giuliano, napoletana di 51 anni, precaria da 23 con un altissimo punteggio in graduatoria, quest'anno ha fatto un bel passo indietro: da supplente "incaricata" a precaria a tutti gli effetti. Avrebbe potuto spostarsi a Livorno o Parma, dove è stata chiamata, ma ha preferito rimanere nella sua città e adattarsi fin che si può. Caterina Altamore, invece, ha 37 anni e da 14 è maestra precaria a Palermo: «Da noi c’è stato un vero e proprio azzeramento del tempo pieno e, con l’accorpamento delle classi e il taglio alle compresenze, stanno perdendo il posto anche gli insegnanti di ruolo». E allora che fare? «Malgrado un marito e tre figli piccoli, ha fatto al valigia e ho accettato il posto che mi è stato offerto in provincia di Brescia, dove la scuola pubblica e il tempo pieno resistono ancora e lavorano pure i non abilitati. E non ho voluto i 12 punti del "salvaprecari" perché in Sicilia non valgono nulla. Non accetto elemosine da un governo che, dopo tanti family day, smembra le famiglie e penalizza le donne».
A manifestazione quasi conclusa, un gruppo di giovani milanesi, insegnanti e ricercatori, vede entrare in un portone il Pdl Maurizio Lupi, e diventa una furia: «Ladro, buffone» urlano nemmeno avessere visto il Berlusca in persona. «Lui incarna Comunione e liberazione che in Lombardia controlla e lottizza tutto: sanità, università – spiega Alessandro (6 anni di precariato e tanta ricerca in Filologia classica) che quasi non riesce a calmarsi – Vederlo mi fa una rabbia immensa perché stanno distruggendo un bene collettivo a tutto profitto delle scuole private, soprattutto cattoliche».
Il Manifesto 16.07.2010 - Eleonora Martini