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venerdì 16 luglio 2010

PROTESTE · Contro Gelmini e Tremonti . L’estate rovente dei precari della scuola

«No al più grande licenziamento di massa: per l’anno 2010-2011 -25.600 docenti, -15.000 impiegati Ata. Come chiudere otto compagnie Alitalia». Il cartello piazzato proprio davanti palazzo Montecitorio fa il paio con lo striscione srotolato dagli insegnanti precari giunti a Roma da ogni parte d’Italia per protestare contro i «tagli alla scuola: una truffa per tutti».

Non possono permettersi di aspettare l’autunno per portare in piazza, sotto le finestre della Camera, la loro lotta. E così, a scuole chiuse, l’estate già torrida diventa rovente per i maestri e gli insegnanti che, chiamati a raccolta dal Coordinamento precari scuola, in centinaia hanno manifestato ieri contro il governo che «sta distruggendo progressivamente la scuola pubblica, a partire dalla legge 133/2008 che le ha sottratto otto miliardi di euro, fino all’attuale finanziaria », come spiega Massimo Gargiulo, insegnante di greco e latino del Coordinamento. Sono venuti da Milano e da Siracusa, da Bari, Benevento, Reggio Emilia, e da ogni angolo del Paese anche se è soprattutto nel Mezzogiorno che la mannaia sull’istruzione pubblica diventa «una piaga sociale».

Hanno aderito in tanti, dalla Flc-Cgil (che manifesta contemporaneamente insieme con il precariato della Funzione pubblica anche sotto il Senato, dove la manovra ha superato il primo scoglio col voto di fiducia) all’Unione dei sindacati di base, Unicobas, Gilda, l’associazione Autalia, e col supporto politico della Federazione della sinistra, Sel e Sinistra critica. A nulla è servito essere stati ricevuti in delegazione dalla presidente della commissione Cultura, la Pdl Valentina Aprea: «Ci ha spiegato che in tempo di crisi l’istruzione può anche andare in fumo», raccontano delusi i delegati.

Precari insieme a insegnanti di ruolo, studenti e genitori, individuano nella coppia Gelmini-Tremonti il virus che sta distruggendo una delle istituzioni più importanti del Paese, «proprio mentre alle scuole private si regalano 130 milioni di euro», come denuncia Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil che avverte: «Il precariato va aggredito tenendo insieme le lotte di tutti i comparti della conoscenza, scuola, università e ricerca». Eppure davanti a Montecitorio c’è soprattutto il mondo della scuola a chiedere il ritiro delle leggi 133 e 169 (ex decreto Gelmini), dei finanziamenti alle scuole private, del decreto Brunetta, e di ogni proposta di sostituire la contrattazione sindacale con provvedimenti legislativi. «Giù le mani dalla graduatorie», urlano al microfono che passa di mano in mano, perché sia chiaro alla ministra Gelmini che «non ci possono essere altre forme di reclutamento».

Tutti attendono che il Tar del Lazio si pronunci il 19 luglio sul ricorso presentato da oltre 800 famiglie contro i provvedimenti governativi di riordino delle superiori che hanno decurtato l’orario scolastico soprattutto negli istituti tecnici e industriali. C’è chi spiega che solo in provincia di Caltanissetta tra il personale Ata «in due anni sono stati tagliati 900 posti di lavoro», e chi, come Antonella Giuliano, napoletana di 51 anni, precaria da 23 con un altissimo punteggio in graduatoria, quest'anno ha fatto un bel passo indietro: da supplente "incaricata" a precaria a tutti gli effetti. Avrebbe potuto spostarsi a Livorno o Parma, dove è stata chiamata, ma ha preferito rimanere nella sua città e adattarsi fin che si può. Caterina Altamore, invece, ha 37 anni e da 14 è maestra precaria a Palermo: «Da noi c’è stato un vero e proprio azzeramento del tempo pieno e, con l’accorpamento delle classi e il taglio alle compresenze, stanno perdendo il posto anche gli insegnanti di ruolo». E allora che fare? «Malgrado un marito e tre figli piccoli, ha fatto al valigia e ho accettato il posto che mi è stato offerto in provincia di Brescia, dove la scuola pubblica e il tempo pieno resistono ancora e lavorano pure i non abilitati. E non ho voluto i 12 punti del "salvaprecari" perché in Sicilia non valgono nulla. Non accetto elemosine da un governo che, dopo tanti family day, smembra le famiglie e penalizza le donne».

A manifestazione quasi conclusa, un gruppo di giovani milanesi, insegnanti e ricercatori, vede entrare in un portone il Pdl Maurizio Lupi, e diventa una furia: «Ladro, buffone» urlano nemmeno avessere visto il Berlusca in persona. «Lui incarna Comunione e liberazione che in Lombardia controlla e lottizza tutto: sanità, università – spiega Alessandro (6 anni di precariato e tanta ricerca in Filologia classica) che quasi non riesce a calmarsi – Vederlo mi fa una rabbia immensa perché stanno distruggendo un bene collettivo a tutto profitto delle scuole private, soprattutto cattoliche».

Il Manifesto 16.07.2010 - Eleonora Martini

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giovedì 15 luglio 2010

La battaglia per la scuola non conosce pausa estiva

Non ce ne sarebbe alcun bisogno, ma basterebbero le ultimissime due «uscite» del ministro Mariastella Gelmini per far andare su tutte le furie gli insegnanti precari e non che questa mattina alle 10 trovano la forza di
protestare in piazza Montecitorio contro lo smantellamento della scuola pubblica – organizza il coordinamento dei precari della scuola e partecipa anche la Flc Cgil.

Ieri, rispondendo alla Camera ad un’interrogazione di Paola Binetti (ex Pd al cilicio e oggi Udc), Gelmini ha assicurato che per il 2010 «saranno confermati i 130 milioni di euro per le scuole paritarie, al fine di garantire la libertà di scelta educativa delle famiglie». Quindi: mentre nella scuola pubblica la riduzione di risorse è pari a 8 miliardi di euro in tre anni, alle scuole private non viene tolto nemmeno un centesimo.

E proprio oggi – sono i dettagli che rivelano l’abominio – Mariastella presenta i nuovi «meccanismi di valutazione oggettiva degli apprendimenti per il miglioramento della vita scolastica», alla presenza di Roger Abravanel, guru della consulenza aziendale e titolare del sito www.meritocrazia.com (roba da far arrossire chi si è rifugiato nell’esamificio calabrese per passare l’esame di stato).

Vabbé, di ben altra sostanza si occupano i lavoratori della scuola pubblica. E viene da chiedersi come mai di fonte al taglio previsto di 131.900 posti lavoro in tre anni tra personale docente e Ata (come 26 Fiat di Pomigliano...) non si siano ancora viste le barricate per le strade, magari infittite dalla presenza di milioni di famiglie coinvolte dal provvedimento. Già lo scorso anno scolastico (2009/10) la mannaia di Gelmini/Tremonti ha fatto fuori 57.267 lavoratori - 42.100 docenti e 15.167 Ata.
Ed era solo l’inizio.
Per l’anno scolastico 2010/11, invece, in un contesto già penalizzante per i dipendenti pubblici che  pagheranno cara la manovra finanziaria (dagli stipendi più bassi d’Europa la Flc Cgil ha calcolato che verranno prelevati tra gli 800 e i 3.000 euro all’anno), i tagli prevedono la sparizione di altri 40.767 posti -
25.600 docenti più 15.167 Ata. Per calcolare l’entita del danno, concentriamoci sulla geografia dei nuovi tagli al personale docente (25.600) che penalizzeranno la didattica a partire da settembre nelle scuole di tutta Italia. Il 27% dei tagli è concentrato al nord (-6.902 posti), il 24% al centro (-6.129) e ben il 49% al sud 
(-12.530 posti). La regione più penalizzata al nord è la Lombardia (-2.760 posti, 10% del totale), al centro è il Lazio (-1.830 posti, 7,16% del totale), mentre al sud particolarmente penalizzate sono Puglia (-2.535 posti), Sicilia (-3.325 posti) e Campania (-3.687 posti).

Elementari, medie, superiori: non si salverà nessuno. Solo l’organico per la scuola dell’infanzia è stato
incrementato di 560 posti (+0,69). Il 33,34% dei tagli è concentrato alle elementari (-8.709 posti), il 14% alle medie (-3.662 posti) e il 52,64% alle superiori (-13.750 posti). Senza fare della facile demagogia - è vero però che a Milano i bambini delle elementari si puliscono il sedere con la carta igienica razionata - è facile immaginare quali sconquassi produrrà una simile riduzione di personale in una scuola pubblica di per sé già pericolante. Ogni istituto cercherà di metterci una pezza, ma, a grandi linee, andiamo a vedere cosa è  accaduto e accadrà in una qualunque classe elementare del paese nel corso del trienno maledetto. Si passerà mediamente da 18,69 alunni per classe a 19,09, cioé 2.900 classi in meno, e circa 55.000 alunni da «ricollocare»; per circa 100.000 classi su 138.000 l’orario settimanale sarà ridotto mediamente di 3 ore, e il mantenimento del tempo pieno dipenderà dal numero di classi attivate a 24 ore settimanali (con il maestro unico, perché saranno eliminate le compresenze); l’insegnamento della lingua inglese verrà affidato solo alle insegnanti specializzate, con il conseguente taglio degli 11.200 posti delle insegnanti specialiste.

E la stessa «filosofia» impoverirà anche medie e superiori (innalzamento del numero di alunni per classe, eliminazione delle compresenze, taglio di posti di lavoro). Ecco perché, questa mattina, mentre Gelmini gioca con il signor Meritocrazia, alcuni insegnanti fanno i compiti per le vacanze in una data insolita, «che lungi dall'essere un appuntamento rituale, vuole rappresentare un importante momento di coesione tra tutte le componenti della scuola, insegnanti precari e di ruolo, studenti, genitori e personale Ata». L’idea è quella di
non smobilitare in estate, in modo da arrivare in cattedra già carichi, senza dover perdere tempo con il ripasso
per affrontare il primo compito in classe dell’anno. Dicono che scioperano già a settembre.

Il Manifesto - 15 Luglio 2010 - Luca Fazio

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giovedì 8 luglio 2010

Sinistra Ecologia e Libertà aderisce al Sit-in di protesta del Comitato Scuola Siracusa

Sinistra Ecologia e Libertà condivide appieno le motivazioni che hanno portato i precari della scuola siracusana, rappresentati dal Comitato Scuola Siracusa, a promuovere un Sit-in di protesta in occasione della visita a Siracusa della Ministra Gelmini.
Lo scempio rappresentato dai tagli alla scuola pubblica italiana e la macelleria sociale attuata in danno dei lavoratori precari della scuola chiariscono, a chi non lo avesse ancora ben compreso, il vero obiettivo di questo governo: proteggere le fasce sociali privilegiate facendo pesare la crisi economica sulle fasce più deboli.
Sel è dalla sua nascita a fianco dei lavoratori, delle loro lotte, e contro la precarizzazione del lavoro.
I tagli alla cultura, alla ricerca, alla Università completano un quadro fosco al quale non vogliamo né possiamo rassegnarci.
Per questo sabato saremo a fianco del Comitato Scuola Siracusa e dei precari della scuola per dire no a questo progetto scellerato.

Il Direttivo di Sinistra Ecologia e Libertà Siracusa.

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58 mln di euro l'anno di tagli alla cultura

Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo un servizio di uniroma.tv sui tagli alla cultura.

"58 milioni di euro in meno ogni anno per la cultura: questo l'intento del Governo per i prossimi tre anni. Noi siamo andati a una conferenza stampa di Federculture e abbiamo sentito Nichi Vendola a proposito dei tagli. Ecco il servizio:



Clicca Qui per visualizzare il servizio


Ufficio Stampa di Uniroma.TV
info@uniroma.tv"

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martedì 6 luglio 2010

La Gelmini a Siracusa: prepariamole una calorosa accoglienza!

Mettete le uova al sole: arriva la Gelmini!
Che senta l'olezzo di putrefazione nel quale ha ridotto la scuola pubblica italiana.
Che percepisca l'odore della rabbia di quelle migliaia di persone cui ha tolto il lavoro.
Che annusi l'acre aroma della mancanza di futuro cui ha costretto bambini, ragazzi, adulti....
Comunque la pensiate, se tenete alla scuola italiana, venite ad accogliere la ministra dei tagli.

E che sia un'accoglienza calorosa (anche senza uova).

Sabato 10 Luglio 2010 - ore 9.00 e seguenti - Castello Maniace - Siracusa

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venerdì 2 luglio 2010

Scuola pubblica in ginocchio per i tagli, ma i Prof. di Religione continuano ad aumentare!

da repubblica.it


Per la scuola italiana travolta dai tagli, l'unico segno più è per gli insegnanti di Religione. Il ministero dell'Istruzione ha appena pubblicato l'annuale dossier dal titolo "La scuola statale  -  sintesi dei dati, anno scolastico 2009/2010": il corposo volume di 342 pagine che contiene tutti i numeri dell'anno appena trascorso. Una pubblicazione di routine, che quest'anno però riserva una sorpresa: in mezzo a tanti segni meno, rispetto al 2008/2009 una delle poche voci che cresce è quella dei docenti di Religione. E' lo stesso ministero a certificarlo.

Il confronto con un anno fa consegna un quadro della scuola italiana con sacrifici per tutti, dagli alunni disabili ai precari, tranne che per gli insegnanti di Religione. Un dato che appare in netta controtendenza col taglio delle classi e con il lento ma graduale spopolamento delle aule quando sale in cattedra il docente individuato dal vescovo. Quella dei docenti che impartiscono l'unica ora di lezione facoltativa prevista dall'ordinamento scolastico italiano è questione che ha destato sempre polemiche.

Quando nel 2004 l'allora ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, pensò di stabilizzarli attraverso due distinti concorsi il mondo politico-sindacale si spaccò in due. Anche perché tra i titoli necessari per accedere al concorso, riservato a coloro che avevano prestato servizio per almeno 4 anni negli ultimi dieci (dal 1993/1994 al 2002/2003), occorreva essere in possesso dell'idoneità rilasciata dall'ordinario diocesano. Ma il secondo governo Berlusconi non si curò troppo delle polemiche e bandì ugualmente il concorso, che nel settembre 2005 consentì per la prima volta nella storia dello Stato italiano l'immissione in ruolo dei primi 9167 docenti di Religione. Da allora il loro numero è sempre cresciuto, fino alla cifra record (26.326 unità) dell'anno scolastico appena archiviato. I quasi 14 mila prof di ruolo, in leggera flessione rispetto a 12 mesi fa, sono stati abbondantemente compensati dai colleghi precari: 12.446 in tutto.

Nel frattempo, la scuola italiana è stata oggetto di tagli senza precedenti. Nel triennio 2009/2012 spariranno 133 mila cattedre per un totale di 8 miliardi di euro. Ma non solo: l'incremento degli alunni disabili (da 175.778 a 181.177 unità) è stato fronteggiato con un taglio netto di oltre 300 cattedre di sostegno. Quasi 37 mila alunni in più sono stati stipati in 4 mila classi in meno. E sono diminuiti persino i plessi scolastici: 92 in meno. È toccato al personale della scuola pagare il prezzo più alto al risanamento dei conti pubblici. In un solo anno gli insegnanti di ruolo sono calati del 4%, senza nessun recupero da parte dei precari che hanno dovuto salutare quasi 14 mila incarichi con relativo stipendio. Per non parlare del personale di segreteria, dei bidelli e dei tecnici di laboratorio: meno 6% in 12 mesi.

L'anno appena trascorso ha visto anche il varo della riforma Gelmini per il primo ciclo (scuola elementare e media), col calo delle ore di lezione e del tempo prolungato alla scuola media. Ma è stato anche l'anno delle proteste dei dirigenti scolastici per il taglio ai fondi d'istituto e del congelamento per un triennio (dal 2011 al 2013) degli stipendi degli insegnanti.



Salvo Intravaia

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