Ricerca personalizzata

lunedì 20 settembre 2010

Denunciamo il sovraffollamento delle classi!

Lancio una proposta: segnalate le classi sovradimensionate.
Vi ricordo i limiti massimi che sono di 27 per primarie e secondarie di I grado e 33 (sic!) per le secondarie di II grado (anche se secondo le leggi sulla sicurezza devono essere 26 massimo le persone per classe, compresi il o gli insegnanti).
Nel caso sia presente uno o più alunni diversamente abili i limiti max sono:
20 (per massimo 1 alunno con disabilità GRAVE)
22 (per massimo 2 alunni non gravi)
25 (per massimo 1 alunno non grave)
Vi ricordo inoltre che in una classe può stare massimo 1 alunno con disabilità GRAVE e massimo 2 alunni con disabilità non grave.
Segnalate qui, o alla mail lele.limpido@alice.it, i casi fuori legge (ricordo che sono direttive ministeriali).
Io mi faccio carico di raccogliere le informazioni (non vi preoccupate, anche anonime) e una volta in possesso di una interessante mole di informazioni valuteremo cosa fare.
Grazie in anticipo

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mercoledì 15 settembre 2010

Una giornata particolare

Non ci volevo venire. Inutile girarci attorno. Rassegnazione? Quella no. Sfiducia? Forse. 
Certo che l'ultima iniziativa, la contestazione alla Gelmini a Siracusa, mi ha fatto cadere le braccia. Manco 100 persone, (dopo tutte le telefonate, gli sms), molte delle quali neanche interessate direttamente (penso ai miei compagni di SEL), infilati in un gabbiotto e la solita, triste, inutile delegazione ad incontrare lei, il "Problema". Per dirle cosa? Per farsi dire cosa? Le solite quattro cazzate ripetute a pappagallo. Come una studentessa mediocre (quale ella è).

Basta, mi son detto. Me ne resto a dormire.
E invece no. Lei, l'acciuga atomica, a telefonarmi, a dirmi DEVI venire, a strafracassarmi le palle.
Maledetto senso di colpa, o senso del dovere, o senso civico, o quello che cazzo è.
E così eccomi sull'autobus, inebetito dal sonno, in fondo al bus numero 1 (minchia due autobus!) a cazzeggiare con i soliti amici.
Vedo però che stavolta non siamo i soliti 4 gatti, gente nuova, nuove vittime del "Problema". Eravamo stati facili profeti, "cassandre", due anni fa. Oggi tocca a noi, domani toccherà a voi, dopodomani a tutti.
Oggi è dopodomani. E tocca a tutti.

E così ascolto i problemi di nuove colleghe di sventura (un po' logorroiche ma simpatiche).
Le graduatorie, le convocazioni, il "salvaprecari", i figli....Era meglio se stavo a casa a dormire!
Arriviamo a Messina e....sorpresa! 20 autobus, fischietti, bandiere, megafoni, striscioni, slogan....
E tanta gente. Inaspettata e incazzata. Determinata come da un po' non vedevo. Blocchiamo i traghetti. Non ci basta. Blocchiamo anche la ferrovia. Che avesse ragione l'acciuga atomica?

E le notizie che arrivano dal telefonino. Siamo su Raidue, siamo 3.000, no 4.000 su Raiuno (Minzolini???ma allora i miracoli avvengono davvero?). Rai tre, Sky, persino Mediaset! Abbiamo bucato il velo di indifferenza. Abbiamo una speranza! Adesso viene il bello, pupe....è la protesta!



 

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martedì 14 settembre 2010

PRECARI IN RIVOLTA - La mia pazza idea di incontrarci sullo Stretto

Dopo due anni di proteste, sta iniziando il terzo: la riforma avanza, i tagli aumentano e l’organizzazione scolastica è sempre più critica e instabile. Docenti offesi nella loro professionalità, colpiti nel loro lavoro; collaboratori scolastici trattati da parassiti e sminuiti  nella loro funzione, come solo chi non ha mai vissuto la scuola dall’interno può fare. Classi intasate contro ogni normale criterio pedagogico, dove gran parte dell’ora passa solo per chiamare l’appello, controllare le «giustifiche» e avere un minimo di contatto umano con i propri alunni. Il resto dovrebbe essere dedicato alle spiegazioni, alle conversazioni, allo studio,alle verifiche, agli approfondimenti,ai rinforzi per i più deboli. Prime vittime sono i docenti e il personale Ata (collaboratori e amministrativi), non meno meritevoli, ma semplicemente precari, con contratti a tempo determinato anche da 20 anni. Il bisogno di esternare la propria rabbia è grande. Il problema diventa pratico quando «gridare» il  proprio disagio significa spostarsi di parecchio e per parecchie ore allontanandosi dalla famiglia e a spese proprie. Ci vuole una manifestazione, facilmente raggiungibile. Un punto simbolico ma anche pratico perché la situazione della scuola si avverte di più al sud, soprattutto in Sicilia.

Ho individuato lo stretto di Messina raggiungibile in circa 4 ore e mezza dalla provincia siciliana più distante ma anche da Napoli e Bari. Ho immaginato un «incontro», un’unione tra la mia terra e il resto d’Italia, per dimostrare che non siamo solo numeri in elenco, che siamo tanti, in carne e ossa, precari e di ruolo e tanti genitori dei nostri alunni, e tanti alunni che lottano per la loro scuola e per la qualità della scuola; perché anche loro sono preoccupati delle ricadute che anche a lungo termine che produrrà la «riforma epocale»! Io lo chiamo un disastro epocale, perché nessuno verrà mai risarcito dei danni che ha causato e che ancora causerà. Inizialmente la mia proposta non ha sortito grande effetto. Ci si preoccupava di un possibile fallimento, ma cosa avevamo da perdere? Niente. Siamo andati avanti con Fabiola e Maria Rita, testarde, e a poco a poco altri comitati e coordinamenti provinciali si sono accodati. Alcuni sindacati hanno dato la loro adesione, ma la manifestazione è stata interamente organizzata da noi tre, con il contributo prezioso e concreto di Didier. La cosa è cominciata a montare. L’iniziale previsione di 700 partecipanti è cresciuta
gli ultimi due giorni, fin poi arrivare alle 2.500 presenze (secondo la questura).
   
Successo clamoroso. Articoli sulla manifestazione più o meno veritieri in ogni giornale e Tg. Giuro, non me
lo aspettavo! È una soddisfazione vissuta a metà visto che comunque anche quest’anno non avrò una mia
classe. Dopo 23 anni di precariato, negli ultimi sei mi ero guadagnata un incarico annuale, una sorta di «precariato stabile» che comunque mi avvicinava al ruolo. Uso il passato perché secondo la Gelmini non sono meritevole, non posso pretendere di lavorare nemmeno da precaria, non posso pretendere quello che lei chiama un «privilegio» che mi sono guadagnata con anni di studio, di impegno, di aggiornamento, di servizio. Mi degna di elemosina con l’«ammazza precari». Perdo il mio lavoro solo per «esigenze di cassa», non mi si riconosce la mia esperienza di educatore, di formatore in nome del risparmio e della razionalizzazione. La situazione dei precari della scuola è la stessa dei lavoratori di Termini Imerese, ma la qualità della scuola è un problema che investe l’Italia intera, perché nella scuola si formano le personalità che abiteranno questa bella terra, e tutti meritano di essere seguiti con attenzione, qualsiasi strada prenderanno.

Anche nel profondo sud, dove troviamo strutture fatiscenti, tetti rotti, palestre inagibili, condizioni di lavoro
al limite della decenza. Lo so bene io che di scuole ne ho conosciute tante essendo stata assegnata ogni anno
in una scuola diversa. In provincia di Agrigento la legge e la normativa su igiene e sicurezza è spesso un optional con piccole aule dove i banchi son stipati, addossati alla cattedra tanto che, a volte, bisogna scavalcarli per raggiungere l’uscita! Eppure si formano classi anche con 35-40 alunni...
Nel frattempo, in un paese dove il ministro della pubblica istruzione parla di efficientismo, c’è un piccolo
tesoro di provincia, la mia, Agrigento che da alcuni anni non ha il suo dirigente scolastico provinciale, ma svolge la sua funzione ad interim il dirigente dell’Usp di Caltanissetta.

Emma Giannì - Insegnante precaria - Il Manifesto 14.09.2010

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mercoledì 8 settembre 2010

La carica dei 200mila accattoni

È sufficiente ripetere più volte una affermazione in forma apodittica, affinché non si ingeneri alcun dubbio o incertezza o voglia di approfondire da parte di chi riceve il messaggio. È sufficiente utilizzare un fraseggiare sintatticamente semplice perché ciò che l’affermazione stessa contiene divenga senso comune acquisito dalla gran parte dei fruitori dei «media». È così che, a forza di ripetere che «la scuola non è un ufficio di collocamento», che «lo Stato non può permettersi di assumere 200mila docenti precari», che l’Italia ha «il rapporto più basso docenti/alunni di Europa», tale convinzione è diventata cattivo senso comune anche fra persone di buon senso.D’altra parte, «l’ha detto pure Mentana sul nuovo notiziario della 7!».

Come è possibile che una enorme quantità di docenti ai quali per decenni lo Stato ha affidato l’onere di portare avanti una scuola povera di strumenti, non riformata in tutti i segmenti, funzionante in locali spesso inadeguati divenga di punto in bianco un insieme di incolti straccioni che pretendono di lavorare solo perché
hanno svolto qualchemese o qualche anno di supplenza! Come è possibile che personale utilizzato spesso per decenni, con assunzione a settembre-ottobre e licenziamento a giugno, che ha sopportato questa situazione (che a nessun privato sarebbe stata possibile!) in attesa di una legittima definitiva assunzione?
È possibile proprio perché quel numero di docenti sarebbe servito a ricoprire i posti in organico e a realizzare il turn over legato ai pensionamenti se le «grandi» ed «epocali» riforme del ministro Gelmini non si fossero abbattute come una disastrosa frana sulla scuola della Repubblica, diminuendo indiscriminatamente le ore
di lezione, aumentando il numero degli alunni per classe, accorpando plessi e classi, tagliando quasi del tutto le ore dedicate ai laboratori, rifiutando di ampliare il tempo pieno nonostante la richiesta in aumento per   insufficienti investimenti in servizi da parte di enti locali sordi o troppo poveri.

Le proiezioni parlano chiaro: l’attuale corpo docente italiano è entrato nei ruoli negli anni del boom delle nascite e della scolarizzazione dimassa (gli anni 70) e si avvia al pensionamento che si completerà entro questo primo quindicennio del nuovo secolo. È vero: non c’è più il boom delle nascite, ma l’attuale situazione  demografica vede il picco discendente delle nascite meno alto che negli ultimi decenni, grazie anche ai figli dei migranti. Si aggiungano poi l’innalzamento dell’obbligo scolastico per un biennio, la presenza di alunni disabili nella scuola di tutti, l’incremento delle iscrizioni di alunni figli di migranti, la generalizzazione della scuola dell’infanzia, l’introduzione anche in Italia, come in tutta l’Europa, dei percorsi di educazione e istruzione per gli adulti e si potrà constatare come il numero di docenti necessario per mantenere la qualità della attuale offerta di istruzione si aggiri proprio fra le 150.000 e le 200.000 unità di personale.

Ma, si dice, il rapporto numerico docenti/alunni in Italia è troppo alto. Come non considerare i circa 80.000 docenti di sostegno per quella condizione di assoluta qualità che solo l’Italia può vantare, che vede l’inserimento dei disabili nella scuola di tutti? E, viceversa, come non considerare quella anomalia tutta italiana per cui lo Stato assume e paga circa 30.000 docenti di religione cattolica scelti e indicati dai vescovi?
Ma, si dice, la scuola italiana funziona molto male e dà risultati insoddisfacenti. Non sarà, forse, proprio perché da anni, con governi di destra e di sinistra, vive uno stato di abbandono e di continui tagli alle risorse? Non sarà perché il personale precario è sempre cresciuto e non si riesce a garantire continuità alle relazioni educative? Non sarà perché le nostra scuole sono ancora a malapena dotate dei banchi e delle sedie occorrenti? Non sarà perché si continuano a delegittimare socialmente la cultura, la ricerca, la funzione  pedagogica della scuola e, di conseguenza, ad additare i docenti come «frustrati» e «fannulloni»?

Riconnettiamo le esigenze che alunni e genitori esprimono quotidianamente al disegno di una scuola su cui il paese venga chiamato a riflettere e che interpreti adeguandolo ai tempi, il disegno che della scuola fa l’art. 34 della Costituzione. Allora sarà facile far capire a tutti che la lotta dei precari si salda con quella di chi vuole una scuola di qualità per i figli, ed è la stessa lotta degli operai di Pomigliano o di Melfi: è la lotta per i diritti essenziali al lavoro, alla istruzione, alla salute, all’ambiente. È la lotta che ci deve vedere presenti, perché non prevalga il modello di società ferocemente classista che il neo-liberismo ci presenta come ineluttabile destino.

Simonetta Salacone - Dirigente scolastica (oggi in pensione) della scuola Iqbal Masih -
Coordinamento Nazionale Sinistra Ecologia e Libertà


Il Manifesto - 08.09.2010

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martedì 7 settembre 2010

LA VERA RIFORMA EPOCALE DELLA SCUOLA ITALIANA

Breve nota introduttiva
Sono Antonino Monterosso, (Nino, per tutti), dopo 15 anni di precariato e sottoprecariato (precario è il docente che ha un incarico annuale), mi sono detto: se si cimenta a fare una riforma della Scuola e dell’Università (e la chiama epocale), una giovane neo-laureata, perché non posso provarci anch’io che, non sono di sicuro un grande pedagogista, ma in fin dei conti ho conseguito  tre abilitazioni all’insegnamento tramite concorsi e SISSIS, specializzazione per il sostegno, master vari e inoltre, dall’A/S 1995/96, ho insegnato in tutti gli ordini di scuola.
Se prima mi sentivo appena adeguato a fare il docente, ora, comincio a sentirmi titolato e quasi in dovere di proporre la “VERA RIFORMA EPOCALE DELLA SCUOLA ITALIANA”.



Premessa
Altro che risparmio di 8 miliardi di euro della riforma Gelmini, con la mia riforma si risparmieranno almeno 40 – 50 miliardi l’anno di stipendi e con la riscossione del canone di iscrizione alla Nuova Scuola Italiana si guadagneranno altri miliardi di euro.
Altro che 200 mila precari in esubero, più di un milione di docenti, ATA, collaboratori scolastici, ma anche dirigenti e impiegati del MIUR e dirigenti e impiegati degli USR e degli USP, fannulloni o stacanovisti che siano: tutti a casa, LICENZIATI, non servono nella Nuova Scuola Italiana.
Altro che maestra unica per classe: la maestra/prof.ssa, sarà una/o (n.1), per ogni ordine di scuola di tutto il territorio nazionale, comprese le scuole italiane all’estero.
Tutti gli edifici scolastici fatiscenti e in buone condizioni non serviranno più, saranno venduti: base d’asta 1 euro. Il ricavato sarà utilizzato per premiare il merito.

STRUTTURA DELLA NUOVA SCUOLA ITALIANA
Quattro ordini di scuola e università: quasi come prima. Scuola del’infanzia, primaria, secondaria di I grado e secondaria di II grado (unica), università (unica). Se il ministro Calderoli volesse semplificare ancora, non avrei nulla in contrario: SCUOLA UNICA.

PROGRAMMA UNICO
-         Fine supremo: formare il berlusconiano perfetto.
-         Obiettivo didattico assoluto: saper disegnare una X sulla scheda elettorale sopra il nome Berlusconi presidente. (In Italia si voterà sempre: l’Italia è un paese democratico e liberale)

ORGANIZZAZIONE DIDATTICA
Le lezioni saranno tenute dal docente unico e trasmesse da 5 canali televisivi a pagamento (iscrizione/abbonamento annuale) dalle ore 9,00 alle 12,00 in diretta e dalle 16,00 alle 19,00 in differita.
Un canale per la scuola dell’infanzia, uno per la primaria, uno per la sec. di I°, uno per la sec. di II grado e uno per l’università.
La progressione nei vari ordini di scuola avverrà su base anagrafica, unica condizione: essere al corrente con il pagamento dell’iscrizione/abbonamento annuale.
Verifiche, valutazioni, scrutini, esami, meritocrazia, saranno demandate ad agenzie di sondaggi, dati auditel, e soprattutto risultati elettorali.

PIANTA ORGANICA DELLA NUOVA SCUOLA ITALIANA
Grande Maestro/Ministro/Dirigente unico:
SILVIO BERLUSCONI
(supplenti: graduatorie esaurite)

Direttore unico dei servizi amministrativi: 
Giulio Tremonti (suppl.: grad. Esaurite)

Professore universitario unico: 
U. Bossi, (supplenti: Maroni, Bonaiuti)

Professore unico di scuola sec. di 2°: 
S. Bondi, (supplenti: Cicchitto, Cota)

Professore unico di scuola sec. di 1°: 
M. Gasparri, (supplenti: Verdini, Matteoli) 

Maestra unica di scuola primaria: 
M. Carfagna, (supplenti: Prestigiacomo, Bernini) 

Maestra unica di scuola dell’infanzia: 
M.S. Gelmini, (supplenti: Meloni, Aprea)

Collaboratore scolastico unico: 
I. La Russa, (supplenti: Calderoli, Capezzone)

… e    finalmente ci saranno più carabinieri che bidelli!!!

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venerdì 3 settembre 2010

Casting: cercasi precario con i requisiti necessari ad incontrare la Gelmini.

Dopo aver letto e sentito le dichiarazioni della Ministra Gelmini e dei suoi compagni (ops!) camerati di partito circa l'impossibilità di incontrare soggetti politicizzati, iscritti all'IDV, finti precari, 4 gatti e pure comunisti (che ci sta sempre bene), abbiamo deciso di indire un casting per la ricerca di un precario che andasse bene alla signora ministra e ai sui compagni (e tiritinchete!) camerati di partito.

Grazie a una nostra talpa infiltrata al Ministero, abbiamo ricevuto una nota segretissima, nella quale sono indicati i requisiti richiesti che noi ora divulghiamo, al fine di trovare la persona giusta per rappresentare le nostre richieste alla Ministra Gelmini.

Il precario che la Gelmini incontrerebbe deve essere simpatizzante ed elettore (meglio ancora se tesserato) del PDL, ma non deve assolutamente essere un ammiratore del Presidente della Camera Gianfranco Fini.
Deve inoltre essere di bell'aspetto, assolutamente senza barba o baffi (neanche un accenno, sbarbato da non più di 6 ore), profumato (profumi freschi, estivi), vestito in maniera consona (giacca e cravatta), di statura medio-alta (non meno di 180 cm.), di estrazione sociale borghese (niente figli di operai, di questi tempi...), di provenienza geografica padana (non più giù di Piacenza).
Deve inoltre essere dotato di un apparato riproduttivo compreso fra queste due misure 15 - 20 cm.

Su quest'ultimo dato nutriamo qualche riserva e vi invitiamo a rivedere la cifra al rialzo.
(nella foto la Ministra illustra i requisiti)

Chi fosse in possesso dei citati requisiti ci  contatti al più presto per fissare l'incontro.
Nel caso non riuscissimo a trovare un candidato cercheremo una precaria per un incontro con il Presidente del Consiglio.
I requisiti per questa tipologia di persona sono ben noti.

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