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venerdì 31 dicembre 2010

BABBO NATALE E LA BEFANA

Babbo Natale e la Befana non sono stati gentili con noi in questi anni.
Più che portarci doni, magari un lavoro senza più i patemi del precariato, le arrabbiature delle convocazioni, con la sicurezza di potersi dedicare solo al proprio lavoro senza preoccuparsi ogni anno di punteggi e graduatorie,
più che portarci qualcosa, dicevo, ce ne hanno tolte.
Ed è inutile che vi elenchi quali.
Insegnanti e studenti le conoscono bene.

Visto che che quest'anno per i miei bambini mi sono travestito da Babbo Natale, vorrei portare io un dono ai nostri amici.

A Babbo Tremonti porterei una calcolatrice a manovella, di quelle che si usavano una volta nei negozi, le avrete viste senz'altro in qualche vecchio film.
La manovella dovrebbe però essere arrugginita, in modo che usandola il contabile dei ricchi provasse la fatica di chi non arriva  a fine mese.

Alla Befana di Reggio donerei una scopa volante che la portasse a visitare tutte le famiglie italiane colpite dalla sue pseudo-riforme.

Sarebbe un lungo viaggio.

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giovedì 9 dicembre 2010

SCUOLA E MERITO. La battaglia della ministra Gelmini.

di Giuseppe Caliceti da Il Manifesto del 09/12/2010

Mentre al grido di battaglia «Merito! Merito!» viene fatta a pezzi anche l’Università italiana, in alcune scuole partono le sperimentazioni meritocratiche. Il 19 novembre il ministro all’Istruzione dichiara: «È un giorno storico. Finalmente si iniziano a valutare i professori e le scuole su base meritocratica. Premi dunque ai migliori». Di che si tratta? Un primo progetto intende valutare le scuole medie migliori tra tutte quelle della provincia di Pisa e Siracusa, un secondo a Napoli e Torino. Come? Intanto i parametri di valutazione sono inevitabilmente basati solo sugli apprendimenti degli alunni, non certo sulla loro educazione e la capacità relazionale. Non si tiene conto delle condizioni di partenza degli studenti prima di effettuare le rilevazioni. Viene creata una classifica finale tra le scuole a prescindere dal tessuto sociale in cui sono inserite. C’è un forte rischio di autoreferenzialità della valutazione: a giudicare il personale scolastico è infatti, soprattutto, altro personale scolastico. Ancora: non è chiaro in cosa consiste la valutazione di studenti e genitori degli studenti.
Il premio di merito rischia di andare ai docenti che si ingraziano meglio il preside, visto che la commissione di valutazione non è indipendente. Affidarla allora al presidente del Consiglio d’Istituto, figura elettiva indipendente anche dal ministero? Così facendo però, la commissione, quali garanzia di competenza avrebbe? In una scuola elementare i docenti hanno fatto più o meno gli stessi studi, ma in un istituto superiore?
La varietà di discipline non garantirebbe l’espressione di una commissione di valutazione all’altezza del compito, visto che l’insegnante di Lettere non saprebbe valutare il curriculum di un collegadi Chimica o di Inglese. Ma è interessante notare come, in questo modo, la scuola della competizione, introdotta con il concetto di autonomia, uno dei capisaldi del Pd, più che produrre qualità nel senso di uno sviluppo ottimale delle capacità cognitive dei ragazzi e del miglioramentodel loro star bene a scuola, produca innanzitutto concorrenza aziendalistica, caccia agli sponsor, rivalità tra docenti invece di collegialità. Infine, il premio ai docenti che sarebbero più meritevoli, ammettiamolo, è ridicolo: una mensilità in più all’anno, equivalente a circa 4 euro al giorno. Tanto che diversi docenti invitano i colleghi a rifiutare la gara almerito di 4 euro in più per rispetto di chi vive la precarietà lavorativa nella scuola. Per le scuole costrette ancora a comprare la carta igienica con i soldi dei genitori degli studenti. E ricordando che i fondi per premiare i presunti migliori sono proprio quelli recuperati con i tagli al personale, compresi quelli ai docenti di sostegno per i ragazzi disabili. Insomma, non è terribile pensare che i fondi per i premi a un presunto merito derivano dai tagli delle risorse umane e del diritto allo studio dei disabili? Ma allora, il vero scopo di questa messa in scena, qual è? L’esclusione della contrattazione nel momento in cui si vanno a definire gli incrementi retributivi dei docenti. Non a caso in questi anni il ministro ha proposto di sopprimere i sindacati dalla scuola. Per questo il ministro non dà certezze sugli scatti d’anzianità e sposta tatticamente l’attenzione sulle sperimentazioni sul merito dove, peraltro, non ha né idee, né soldi. Quanto ai criteri utilizzati perdefinire il merito, prendiamo quello della produzione: il numero di promossi. È indice di scuola migliore? Posso promuovere di più alzando i voti o posso avere più diplomati solo perchè ho alunni non problematici o la cui famiglia può permettersi corsi di lingua all’estero e corsi di recupero a pagamento. E allora? Il merito è della scuola o delle famiglie? Odelle amministrazioni pubbliche in cui scuola e famiglia sono inserite? O di tutti insieme? Comunque la pensiate, con tale criterio, il premio‘produzione’ andrebbe alle scuole dei quartieri più agiati e aminor rischio di dispersione scolastica.Certamente non a quelle scuole più disagiate, come invece suggerirebbe la lettura dell’articolo3 della nostra Costituzione. Ecco, il risultato più eclatante dell’applicazione coatta e strumentaledi una ideologia del merito a un’istituzione così complessa e delicata come quella scolastica, specie quando si parla di scuola dell’obbligo, è proprio questo attacco violento e irresponsabile ai principi di sussidiarietà, di solidarietà, di aiuto: i pilastri della nostra Costituzione e della nostra convivenza democratica.

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