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mercoledì 16 giugno 2010

Lingue straniere tagliate alle elementari, maestra protesta in inglese con il governo

(da Corrieredelveneto.it)
Scrive una lettera di protesta in inglese contro i tagli all’insegnamento della lingua alle elementari. Ha scelto questa formula, con un testo ai ministri dell’Istruzione e della Funzione pubblica, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta. Senza ricevere risposta. Fatto che le ha suggerito una proposta: i collaboratori dei ministri evidentemente l’inglese non lo conoscono; potrebbero almeno seguire il corso intensivo di 50 ore che le maestre dovranno seguire per insegnare inglese il prossimo anno. Una provocazione, quella di Denise Zollet, maestra dell’istituto comprensivo «Gianni Rodari» di Santa Giustina. Lei l’inglese lo insegna alle elementari da una ventina d’anni. «Ai ministri ho scritto più volte in inglese - spiega la Zollet -; se non mi hanno risposto è perché non sono all’altezza. Che 50 ore siano sufficienti? ». Al centro c’è il taglio degli insegnanti di inglese alle elementari, con la lingua che da settembre sarà insegnata da maestri con una semplice infarinatura: «Non c’è da scherzare: è terribile. Delle cinquanta ore 30 sono online e 20 di grammatica.
Con professori di altre materie costretti, dopo questa grottesca infarinatura, a presentarsi ai ragazzi per rimediare figuracce. Perché i bambini sono curiosi per natura, e chiedono: "Come si dice questo?" Devi saper rispondere, altrimenti smetti di essere un riferimento culturale. La riforma sminuisce la nostra dignità anche di fronte ai ragazzi». Prima dei tagli era diverso. «Insegno dagli anni Ottanta - dichiara la Zollet - e dal ‘92 sono abilitata per l’inglese; ma l’ho studiato all’università, e ho sostenuto un concorso serio. Tutto questo sostituito da un corso che sì o no serve per sapere come si dice "ciao" in inglese. Perciò ho scritto ai ministri, e in lingua: per manifestare la mia indignazione. E se persone come me, che non hanno mai alzato la voce, prendono carta e penna, significa che il limite è superato ». Tagli necessari, per alcuni. «Anche per me - continua - ma non a casaccio. Non puoi colpire il sostegno e le lingue in maniera indiscriminata. E poi, non sono neppure sicura che con questo scambio di ruoli si risparmi qualcosa. Mi pare un girotondo che punta solo a dequalificare la scuola ». Girotondo? «Prima della riforma - spiega la Zollet - avevo nove classi per circa 200 bambini e insegnavo solo inglese. Ora che altri docenti in materie diverse si occuperanno dell’inglese, sì e no mi resteranno due classi, e pare che sarò costretta ad insegnare materie a me oscure». Previsioni? «Forse storia - continua - ma più probabilmente musica». Che ne sa della musica? «Nulla - termina la Zollet - Talvolta canto sotto la doccia. Ma con i tempi che corrono non c’è troppo da cantare».
Marco de’ Francesco

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martedì 15 giugno 2010

Professori contro la manovra, dilaga il blocco degli scrutini

(da il Manifesto di oggi)
Davanti alla ministero dell’Istruzione in viale Trastevere hanno montata una tenda nera che i professori hanno attraversato per ricomparire con una maschera bianca sulla faccia. Fantasmi senza più un’identità. È il rischio che corrono i docenti e, più in generale, la scuola italiana messa ancora una volta a dura prova dai tagli previsti dalla manovra.
La protesta è stata organizzata dai Cobas che dalla scorsa settimana hanno dato vita a un blocco degli scrutini. Cominciata a macchia di leopardo solo in alcune Regioni, da ieri il blocco è diventato praticamente nazionale. Gli obiettivi: «Cancellare i 41mila tagli e la Finanziaria-massacro, il blocco degli scatti di anzianità e dei contratti, il furto delle liquidazioni e l'allungamento dell'età pensionabile, in particolare a 65 anni per le donne», spiegano i Cobas che chiedono anche l'assunzione a tempo indeterminato per tutti i precari». «La crescita delle
adesioni - ha spiega il portavoce nazionale Piero Bernocchi - va oltre tutte le previsioni : nel
Lazio e in Sicilia sono bloccati più di 2.000 scrutini a regione (solo a Roma si andrà ben oltre il migliaio); in Campania, Piemonte, Toscana e Lombardia i blocchi vanno da un minimo di 1.100 fino ad almeno 1.400 a regione; 750 scrutini sono fermi in Liguria e più di 500 in Abruzzo: e tenendo conto che si tratta di dati incompleti perché ci mancano cifre precise da tante piccole realtà dove i Cobas non sono presenti, il traguardo dei 20 mila scrutini bloccati è ormai a portata di mano». Per il ministero l’agitazione degli insegnanti riguarda solo alcuni «casi isolatissimi », ma il realtà l’agitazione ha preso piede un po’ ovunque, come dimostra l’alta partecipazione al blocco degli scrutini. «Ad ingigantire il successo dello sciopero - spiegano
ancora i Cobas - è stata la presa di coscienza da parte di docenti ed Ata che la scuola, è destinata a pagare la crisi più di tutti: ai 41 mila posti di lavoro cancellati e all'espulsione
in massa dei precari già messi in conto da ’Crudelia Tremont', si è sommata una Finanziaria-massacro che provoca per docenti ed Ata una perdita economica senza precedenti. Il blocco per tre anni degli scatti di anzianità - proseguono i Cobas - significa un furto medio di 30 mila euro nell'arco della l'intera carriera lavorativa, con massimi di 45 mila; ed il furto cresce ancora di migliaia di euro a causa del blocco contrattuale per tre anni».
Contro i tagli protestano anche Cisl, Uil, Snals e Gilda che per questa mattina hanno indetto
una manifestazione al teatro Quirino di Roma con il leader della Cisl Raffaele Bonanni.
Anche in questo caso l’obiettivo è di chiedere al governo di ritirare le minure «inique» previste dalla manovra.

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lunedì 14 giugno 2010

PRECARI SCUOLA · «La Cgil ci nega la parola»

«Ci hanno negato l’intervento all’improvviso, quando la nostra rappresentante era già sul palco, senza nessuna ragione». Lo denunciano i precari della scuola, ieri alla manifestazione proclamata dalla Flc e dalla Fp Cgil. La Cgil, dopo un’iniziale autorizzazione, avrebbe negato l’intervento dal palco, in nome di non meglio  specificate «ragioni organizzative». Spiegano dal Comitato dei precari di Roma: «I precari della Flc e il comitato precari della scuola esprimono la propria indignazione per l’atteggiamento della Cgil in occasione della manifestazionea piazza del  Popolo». Nell’intervento i precari della scuola volevano denunciare il piano del governo e invitare il sindacato a «tornare a sostenere le lotte che esprimono i lavoratori, farsene carico e diffonderle dentro i luoghi di lavoro. Non bastano più le chiamate ’all’armi’, ora è il momento di incideredentro il tessuto del mondo del lavoro. Ma i lavoratori devono tornare protagonisti».

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