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sabato 27 dicembre 2008

Lettera di auguri alla Ministra Gelmini

Cara Ministra Mariastella,

le scrivo la presente per augurarle un 2009 fortunato, più di quanto lo sia stato per noi precari della scuola il 2008, nel quale abbiamo avuto la disgraziata circostanza di vederci assegnata Lei, in nome di non si sa quale scelta "meritocratica", al Ministero della pubblica Istruzione.
Le auguro di affrancarsi dal suo tutor Tremonti e di trovare l'orgoglio e la dignità di lasciare la sua poltrona, di non farsi strumento di distruzione di massa nelle mani del serial killer Giulio.
Dubito che Lei riesca a trovare tali risorse interiori, se ne è in possesso le ha sapute tenere ben nascoste finora!
Le voglio raccontare quel che è successo a me da quando ho incontrato Lei sulla mia strada.
L'anno scorso di questi tempi lavoravo in una scuola a pochi chilometri da casa mia, sostituivo un'insegnante non specializzata (perchè l'anno scorso lavoravano anche loro) e continuavo a ricevere telefonate e telegrammi da scuole della provincia alla ricerca di un insegnante di sostegno. Adesso sono in attesa della prima chiamata che temo tarderà ad arrivare o molto più probabilmente non arriverà. Ma non voglio suscitare pietà. Non per me. Il motivo per il quale mi sono deciso a scriverle è perchè proprio oggi ho incontrato una ragazza che frequentava la classe nella quale insegnavo io lo scorso anno.
Le ho chiesto del ragazzo che seguivo. Gli è stato tolto l'insegnante di sostegno e adesso si trova allo stato "brado". Getta i banchi per aria, parla sempre disturbando compagni e docenti, si lascia spesso andare a un linguaggio scurrile.
Questo ragazzo aveva fatto grossi progressi in tutti i campi: dalla integrazione nel gruppo classe alle capacità cognitive, migliorando soprattutto in quelle cose che potevano essergli utili per la sua vita al di fuori dell'ambito scolastico. Stavamo formando un cittadino. Cara Mariastella, veda, il danno che Lei ha fatto (con la complicità a dire il vero dei vostri predecessori) a noi precari è niente (se si puor dire niente di persone, famiglie, lasciate dall'oggi al domani senza la prospettiva di una professione conquistata con sacrificio) di fronte ai danni che i suoi tagli hanno causato alle vere vittime della sua "riforma": i nostri figli.
Le auguro davvero di pensare all'interesse comune, che è poi ciò a cui ogni politico dovrebbe pensare, piuttosto che alla sua carriera personale che di questo passo, mi creda, non sarà di sicuro luminosa.

Emanuele Limpido

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