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giovedì 15 luglio 2010

La battaglia per la scuola non conosce pausa estiva

Non ce ne sarebbe alcun bisogno, ma basterebbero le ultimissime due «uscite» del ministro Mariastella Gelmini per far andare su tutte le furie gli insegnanti precari e non che questa mattina alle 10 trovano la forza di
protestare in piazza Montecitorio contro lo smantellamento della scuola pubblica – organizza il coordinamento dei precari della scuola e partecipa anche la Flc Cgil.

Ieri, rispondendo alla Camera ad un’interrogazione di Paola Binetti (ex Pd al cilicio e oggi Udc), Gelmini ha assicurato che per il 2010 «saranno confermati i 130 milioni di euro per le scuole paritarie, al fine di garantire la libertà di scelta educativa delle famiglie». Quindi: mentre nella scuola pubblica la riduzione di risorse è pari a 8 miliardi di euro in tre anni, alle scuole private non viene tolto nemmeno un centesimo.

E proprio oggi – sono i dettagli che rivelano l’abominio – Mariastella presenta i nuovi «meccanismi di valutazione oggettiva degli apprendimenti per il miglioramento della vita scolastica», alla presenza di Roger Abravanel, guru della consulenza aziendale e titolare del sito www.meritocrazia.com (roba da far arrossire chi si è rifugiato nell’esamificio calabrese per passare l’esame di stato).

Vabbé, di ben altra sostanza si occupano i lavoratori della scuola pubblica. E viene da chiedersi come mai di fonte al taglio previsto di 131.900 posti lavoro in tre anni tra personale docente e Ata (come 26 Fiat di Pomigliano...) non si siano ancora viste le barricate per le strade, magari infittite dalla presenza di milioni di famiglie coinvolte dal provvedimento. Già lo scorso anno scolastico (2009/10) la mannaia di Gelmini/Tremonti ha fatto fuori 57.267 lavoratori - 42.100 docenti e 15.167 Ata.
Ed era solo l’inizio.
Per l’anno scolastico 2010/11, invece, in un contesto già penalizzante per i dipendenti pubblici che  pagheranno cara la manovra finanziaria (dagli stipendi più bassi d’Europa la Flc Cgil ha calcolato che verranno prelevati tra gli 800 e i 3.000 euro all’anno), i tagli prevedono la sparizione di altri 40.767 posti -
25.600 docenti più 15.167 Ata. Per calcolare l’entita del danno, concentriamoci sulla geografia dei nuovi tagli al personale docente (25.600) che penalizzeranno la didattica a partire da settembre nelle scuole di tutta Italia. Il 27% dei tagli è concentrato al nord (-6.902 posti), il 24% al centro (-6.129) e ben il 49% al sud 
(-12.530 posti). La regione più penalizzata al nord è la Lombardia (-2.760 posti, 10% del totale), al centro è il Lazio (-1.830 posti, 7,16% del totale), mentre al sud particolarmente penalizzate sono Puglia (-2.535 posti), Sicilia (-3.325 posti) e Campania (-3.687 posti).

Elementari, medie, superiori: non si salverà nessuno. Solo l’organico per la scuola dell’infanzia è stato
incrementato di 560 posti (+0,69). Il 33,34% dei tagli è concentrato alle elementari (-8.709 posti), il 14% alle medie (-3.662 posti) e il 52,64% alle superiori (-13.750 posti). Senza fare della facile demagogia - è vero però che a Milano i bambini delle elementari si puliscono il sedere con la carta igienica razionata - è facile immaginare quali sconquassi produrrà una simile riduzione di personale in una scuola pubblica di per sé già pericolante. Ogni istituto cercherà di metterci una pezza, ma, a grandi linee, andiamo a vedere cosa è  accaduto e accadrà in una qualunque classe elementare del paese nel corso del trienno maledetto. Si passerà mediamente da 18,69 alunni per classe a 19,09, cioé 2.900 classi in meno, e circa 55.000 alunni da «ricollocare»; per circa 100.000 classi su 138.000 l’orario settimanale sarà ridotto mediamente di 3 ore, e il mantenimento del tempo pieno dipenderà dal numero di classi attivate a 24 ore settimanali (con il maestro unico, perché saranno eliminate le compresenze); l’insegnamento della lingua inglese verrà affidato solo alle insegnanti specializzate, con il conseguente taglio degli 11.200 posti delle insegnanti specialiste.

E la stessa «filosofia» impoverirà anche medie e superiori (innalzamento del numero di alunni per classe, eliminazione delle compresenze, taglio di posti di lavoro). Ecco perché, questa mattina, mentre Gelmini gioca con il signor Meritocrazia, alcuni insegnanti fanno i compiti per le vacanze in una data insolita, «che lungi dall'essere un appuntamento rituale, vuole rappresentare un importante momento di coesione tra tutte le componenti della scuola, insegnanti precari e di ruolo, studenti, genitori e personale Ata». L’idea è quella di
non smobilitare in estate, in modo da arrivare in cattedra già carichi, senza dover perdere tempo con il ripasso
per affrontare il primo compito in classe dell’anno. Dicono che scioperano già a settembre.

Il Manifesto - 15 Luglio 2010 - Luca Fazio

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