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domenica 13 dicembre 2009

Tagli, tagli, tagli....Vogliamo una scuola di qualità per tutti

di Alba Sasso (Sinistra Ecologia e Libertà)

E’ quella dei tagli vera la chiave di lettura delle cosiddette riforme sulla scuola e sull’Università del governo di centro destra. Otto miliardi e mezzo in tre anni per la scuola , un miliardo e mezzo per l’Università.
Si tratta di un colpo mortale per l’intero sistema che già presenta un gap profondo rispetto agli investimenti che le sono dedicati in Europa e nelle realtà culturalmente più evolute.

E’ questa perdurante e progressiva limitatezza di risorse, unitamente alla difficoltà del sistema politico italiano di trovare mediazioni avanzate sui nodi delle riforme possibili, ad aver reso difficile in passato la costruzione di un modello formativo adeguato ai caratteri di massa che ha assunto nel suo complesso il sistema istruzione. Da qui partono anche quegli elementi di dispersione e di inefficienza che sono visibilmente emersi nei confronti internazioni nei livelli alti del sistema formativo.

Le ricette proposte in questi anni dal centro destra indicano però il percorso esattamente contrario a quello che sarebbe necessario per superare le difficoltà attuali ed è una cattiva medicina che punta ad uccidere il malato piuttosto che curarlo. E’ un cambio di passo drastico quello del duo Gelmini-Tremonti.

Uno stop a qualsiasi tentativo di espansione quantitativa e qualitativa del sistema. Ma perché mai una riduzione di tempo scuola, di insegnanti, di laboratori, di esperienze di eccellenza (integrazione dei soggetto disabili, formazione linguistica per i bambini e ragazzi migranti) dovrebbe rendere più efficace la scuola? E perché il ricondurre scuola dell’infanzia e scuola elementare a luoghi di custodia dovrebbe allinearci ai sistemi europei? E ridurre l’obbligo scolastico disegnando una scuola secondaria con percorsi gerarchici e separati non è in fin dei conti una rinuncia a fare della scuola quello strumento di mobilità sociale di cui il paese avrebbe uno straordinario bisogno?

E mentre si parla di “riforma” si lascia andare alla deriva la barca dell’Università pubblica, sottraendole risorse finanziarie e umane . Si introducono, con il disegno di legge delega Gelmini, modelli aziendali mentre l’azienda università è in crisi per mancanza di appunto di risorse, si parla di merito e si sostituiscono le borse di studio con sussidi e prestiti gestiti da una società assicurativa, si parla di governance e si riduce autonomia, partecipazione, collegialità. E perché mai tutto questo dovrebbe migliorare efficacia e qualità del sistema?

L’investimento nel sapere è l’investimento più produttivo di un Paese, lo dice anche Bankitalia, aggiungerei perché costruisce futuro, perché garantisce opportunità, perché combatte diseguaglianze. Ci troviamo invece di fronte a una politica brutale che parte dall’idea di impoverire e smantellare quanto di pubblico c’è nel sistema istruzione, perché si ritiene che il sapere non debba essere un bene da garantire a tutti, ma un optional per chi se lo può pagare. Un visione del mondo e del futuro che non contempla la necessità di garantire uguaglianza di opportunità perché è un’idea di società “dove il più forte vince” , dove i luoghi del sapere non sono più strumenti di inclusione e coesione sociale.

Perciò è importante lo sciopero e la manifestazione di oggi indetta dalla Federazione lavoratori della conoscenza della CGIL, perché si tratta appunto non solo di difendere il sistema così com’è , ma di ricostruire a partire dai soggetti che ogni giorno vivono e lavorano nel sistema un’idea forte e progressiva di cambiamento che ricostruisca una speranza di futuro per le giovani generazioni. Che dia forza ai giovani, ma anche alle prospettive di cambiamento del Paese. Un obiettivo che deve vedere convergere l’ impegno delle forze politiche e sociali che intendono lavorare per un Paese più giusto, più libero, più eguale.

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