da rassegna.it
Caro Ministro,
voglio confidarLe una cosa: sono stanco.
Sono stanco di sperare nella buca della posta, in attesa di una convocazione che, già so, non arriverà mai prima della metà di ottobre (quest’anno men che mai). O almeno le mie personali statistiche, accumulate in un decennio di insegnamento precario, dicono questo. Dicono anche, quando la convocazione arriva, che non durerà molto, e chissà quando ne arriverà un’altra. E chissà quando arriveranno i soldi. Quando va bene, la media è due mesi dalla scadenza del contratto.
Sono stanco al sol pensiero di ricominciare un altro anno scolastico con questi presupposti. Il sol pensiero, alcuni giorni, mi toglie quel sorriso che, per natura e per una fortuna caratteriale, assaporo la mattina quando apro gli occhi. Il mio solito buonumore, da qualche anno, comincia a dissolversi con il dissolversi dell’estate, con l’incombere della riapertura delle scuole. Ma non perché non abbia voglia di lavorare, anzi, esattamente per il motivo opposto: perché avrei voglia di lavorare, di svolgere il lavoro che sento di saper fare (e di voler fare) tra tutti quelli che sono costretto a mettere insieme per guadagnarmi un’esistenza dignitosa.
Diciamo decente.
Sono stanco, quando finalmente una supplenza arriva, di firmare contratti di venti, massimo quaranta giorni, senza mai avere la possibilità di organizzare un programma didattico completo, sempre in bilico, aggrappato a un rinnovo di cui nulla si sa, se non all’ultimo momento.
Sono stanco di lasciare una classe alla quale mi affeziono, con la quale comincio a condividere una parte della mia vita che poi devo interrompere a bruciapelo, da un giorno all’altro.
Sono stanco di subire i conseguenti sbalzi di umore.
Sono stanco di inventarmi in continuazione altri lavori per sopravvivere.
Sono stanco, con tutto il rispetto, di ascoltare la sua voce, e di leggere le sue interviste. Mi sembra tutto così lontano. Così falso. Così illogico. Oddio, mettendomi nei Suoi panni mi rendo conto che una logica ce l’ha. Il succedersi degli eventi e le cifre che ne scaturiscono parlano chiaro. Al momento del Suo insediamento, raccontano alcune cronache, Le è stato chiesto di recuperare attraverso il Suo dicastero una parte dei soldi utili ad accontentare altri dicasteri ritenuti più importanti (mi chiedo: c’è qualcosa di più importante per un paese della pubblica istruzione?). E lei, diligentemente, ha eseguito il compito assegnatoLe. Il che, numericamente tradotto, significa otto miliardi di euro da rastrellare entro tre anni, recuperabili attraverso il taglio di oltre 130.000 posti di lavoro, aumentando il numero di studenti nelle classi, spazzando via dalle graduatorie una quantità impressionante di insegnanti, o aspiranti tali, abolendo di fatto la cosiddetta “terza fascia”.
Senza dimenticare di strizzare l’occhio alle scuole private, e alla richiesta di rendere centrale e obbligatoria l’ora di religione da parte di chi, in teoria, dovrebbe occuparsi di un altro Stato, non di quello italiano.
Sono stanco di vedere, Lei non ci crederà, i miei colleghi (o aspiranti tali) arrampicarsi sui cornicioni o girare davanti agli ingressi delle “loro” scuole in mutande, per manifestare tutta la loro disperazione. Non riesco più a vederli, neanche in televisione. E non riesco più a guardarli dritto negli occhi, quando mi capita di incontrarli.
Come avrà intuito, Ministro, sono piuttosto stanco. Così ho deciso di riposarmi un po’, ma allo stesso tempo di rimanere attivo (dovessi sentirmi dire anche da Lei che sono un “bamboccione”, o peggio, un “fannullone”).
Ecco perché ho deciso, ancora una volta, di partire.
Qualche tempo fa, in una delle tante pause tra una convocazione e l’altra, ho accettato la proposta di una rivista per un reportage nel sud di Dakar, in un villaggio dove alcuni italiani di buona volontà hanno costruito un centro di accoglienza per bambini, nel quale insegnano loro il francese, lingua nazionale, dandogli in questo modo la possibilità di un futuro. Alla fine della mia permanenza il direttore del centro mi disse: “Sto seguendo quello che accade nel nostro paese. Se non la fanno insegnare in Italia, qui di insegnanti ne abbiamo bisogno come il pane...”.
Ebbene, nei prossimi mesi insegnerò in Africa.
Mi creda, caro Ministro, non è una scelta così coraggiosa come potrebbe apparire. Ci si sente bene, aiutando persone che hanno bisogno di te, e che apprezzano immensamente quanto tu sei pronto a fare per loro. Ci si sente meglio. Ci si addormenta senza patemi; e la mattina, quando apri gli occhi, torna il sorriso. Torna quel buonumore di cui sopra. E poi ho pensato, con un pizzico di perfidia, che in un certo senso questa scelta avrebbe fatto piacere anche a Lei, Ministro, e al governo che Lei rappresenta. Due piccioni con una fava, almeno per qualche tempo: un disoccupato in meno, un precario di meno, che inoltre va pure a insegnare in Africa. Magari così restano nel loro paese, invece di arrivare nel nostro. La invito quindi a considerare questa mia trasferta africana non solo come un’importante e ulteriore esperienza didattica che, ne sono sicuro, migliorerà la qualità del mio insegnamento, ma anche come una forma di protesta nei Suoi confronti. Una protesta individuale, inevitabilmente poco efficace, originale ma poco pratica.
Il fatto è, come ho cercato di spiegare, che sono stanco. Mentalmente stanco. E non riesco a sostare con le tende in viale Trastevere, davanti al Suo dicastero, né a partecipare alle infinite manifestazioni che si moltiplicheranno in questi mesi. Da questo punto di vista ha vinto Lei, almeno contro di me.
Una collega mi ha rimproverato: “Così ci lasci da soli, e il Ministro non saprà mai della tua forma di protesta. Quello che stai facendo, per quanto mi riguarda, è del tutto inutile”. Le parole della collega mi hanno scosso, un po’ anche ferito. E forse sono state soprattutto quelle parole a convincermi che forse era arrivato il momento di scriverLe questa lettera. Perché ormai ho preso la mia decisione: e il mio bagaglio, leggero come la libertà, è
praticamente pronto.
Arrivederci Ministro, dunque. Arrivederci a quando il vento dell’oceano avrà d’incanto portato via la mia stanchezza. Arrivederci a presto. Molto presto.
Cordialmente
Emiliano Sbaraglia
Emiliano Sbaraglia, l’autore di questa lettera, ha pubblicato da poco un libro sulla sua esperienza di insegnamento precario. La scuola siamo noi (Fanucci)
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venerdì 23 ottobre 2009
L'assessore Leanza riceve i precari per un minuto e trenta solo per dichiarare la sua impotenza!
Interessantissimo resoconto della protesta del 23 a Catania e dell'incontro con l'assessore Leanza che ne è scaturito.
Tratto da step1.it
Dopo il corteo dei precari della scuola, una delegazione dei precari della scuola, che da mesi occupano il Provvedidotato, viene ricevuta in Prefettura dall’assessore regionale Nicola Leanza. Meno di due minuti per dichiarare l’impotenza delle istituzioni locali di fronte ai tagli della Gelmini. E per accendere ancora di più la rabbia dei manifestanti
Dopo mesi di permanente occupazione al Provveditorato, ecco che, oggi, docenti, studenti e lavoratori della scuola sono scesi in piazza a manifestare tutto il loro dissenso per una situazione di precarietà ormai quasi irreversibile.
Il corteo, organizzato dai membri del Coordinamento precari scuola, dai sindacati, e fortemente sostenuto dai ragazzi delle Superiori, è partito alle 10 da Piazza Roma e ha proseguito il suo cammino di protesta lungo tutta la Via Etnea. Meta stabilita la Prefettura. Si sciopera contro la riforma del Ministro Gelmini. Le richieste sono quelle di sempre: dimissioni del ministro, revoca dei tagli,’immissione in ruolo dei precari. Ma è preso di mira l’Assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Nicola Leanza, ritenuto complice di un progetto politico che comporterà la dissoluzione definitiva della scuola pubblica.
I docenti precari e disoccupati presenti al corteo hanno fatto sentire la loro voce a suon di slogan fischietti. Diverse le esperienze, ma per tutte un comune denominatore: la stanchezza e l’avvilimento, per una situazione definita “scandalosa” e “inaccettabile”.
Francesca Carciola, docente precaria, si sente fortunata per aver ricevuto per quest’anno un incarico a tempo indeterminato in una scuola primaria di Librino. «Vogliamo che lo Stato faccia qualcosa contro questi tagli; è necessario che la scuola venga sostenuta e aiutata sia con risorse economiche sia con risorse umane qualificate», dice l’insegnante. «Investire sulla scuola è importante per il progresso dell’intero Paese. Perché la vera ricchezza di uno Stato non è data dal numero di negozi lussuosi che costruisce, ma dalla qualità culturale dei suoi cittadini. I soldi per agire e arginare la crisi ci sono, ma sono spesi male».
Giovanna Anastasi, docente precaria di Lettere, dà seguito allo sfogo della collega: «Il nostro futuro è troppo incerto. C’è chi è più fortunato e chi no, ma non possiamo accontentarci. È impensabile continuare a vivere in sospeso le nostre vite. Ciò che chiediamo, oggi, è la stabilizzazione dei precari, perché non si può bypassare la nostra professionalità. È necessario istaurare un dibattito serio sulla scuola».
Non meno decisi gli studenti delle scuole superiori, accompagnati e incoraggiati da quelli universitari. Ilenia, studentessa del “Turrisi Colonna” spiega che «non è giusto che alla scuola tocchino i tagli e loro, i politici, sono i primi a guadagnare, immeritatamente, un mucchio di soldi. Inoltre là fuori, fra i precari, ci sono di sicuro insegnanti molto più in gamba di quelli che, al momento, sono di ruolo».
«Vogliamo risposte concrete ed esaustive» afferma Giuseppe D’Accampo, docente precario di un liceo di Giarre. «La maggior parte di noi insegnanti colpiti dalla riforma abbiamo una certa età; abbiamo una famiglia e nel corso degli anni abbiamo investito soldi, tempo e fatica nel nostro lavoro. I tagli possono starci, ma vanno misurati. Non vogliamo soltanto preservare il nostro lavoro, ma salvaguardare l’istituzione della scuola pubblica in generale, perché rischia di essere fortemente compromessa. Anche l’Università ha bisogno di input nuovi e non di tagli alla ricerca e all’offerta formativa. Bisogna rivedere tutto».
Fra l’euforia dei ragazzi, la musica che annuncia l’arrivo dei manifestanti in lotta, gli slogan urlati al megafono, il corteo attraversa il Centro storico e si porta sino in Prefettura. Qui si inizia ad organizzare una delegazione di rappresentanti della scuola, intenzionati a parlare con l’Assessore Leanza. La Polizia fa muro davanti all’entrata; ma è quasi impossibile eludere la rabbia generale, quando qualcuno dice che Leanza non vuole vedere nessuna delegazione e che, addirittura, progetterebbe la fuga dal retro dell’edificio.
Nessuno, fra docenti, studenti e membri del personale A.T.A., vuole rassegnarsi a quel no. Ma ben presto qualcuno avvisa la folla che Leanza concederà udienza alla delegazione. Si iniziano a concordare gli argomenti da trattare in presenza dell’Assessore: lo stop ai tagli, la stabilizzazione dei precari, la lotta che continua, la sicurezza nelle scuole sono i temi sui quali puntare.
Peccato che l’incontro con Leanza duri un minuto e mezzo. I delegati che vanno dall’Assessore per rappresentare tutti i manifestanti, ottengono da lui solo una dichiarazione di impotenza di fronte alla riforma e ai tagli. Leanza ha esortato tutti ad accontentarsi di quello che si sta facendo per arginare i tagli, ovvero ad accettare di buon grado i “contratti di disponibilità”, sostenendo di non poter fare altro, in quanto non è lui che decide, ma il Ministro Gelmini. Risposte che hanno esasperato il clima della protesta.
Una dei membri della delegazione, Valeria Di Pasquale, docente precaria alle Superiori, riferisce: «Ha smontato le nostre argomentazioni, rigirando a suo piacimento ogni nostra parola. Ci ha detto che la Sicilia è stata l’unica regione a mobilitarsi attivamente per evitare il peggio e che, addirittura, la Lombardia ci ha preso ad esempio, in questo progetto di salvataggio. A modo suo, pure lui vuole sistemarci tutti. Ma è impossibile pensare di migliorare le condizioni degli insegnanti di sostegno, di Lettere e di Matematica, senza muovere un dito per gli altri. L’unica cosa che, al momento, ci spinge a sperare è che Leanza ci ha promesso l’apertura di un tavolo di confronto mercoledì prossimo».
Amareggiati per gli scarsi risultati ottenuti dal confronto con l’Assessore, i manifestanti hanno spostato il corteo in Piazza Università, dove è stata indetta un’assemblea permanente all’interno del Palazzo centrale, e si è iniziata un’occupazione del Rettorato.
di Morgan Caldarera
mercoledì 21 ottobre 2009
Mentre Tremonti blatera di posto fisso (subito spalleggiato da Berlusconi) la destra vota alla camera un decreto per il quale "i contratti per le supplenze non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato"
Come avevamo previsto la demagogica uscita di Tremonti sul posto fisso viene puntualmente e tempestivamente contraddetta dai fatti.
Il "decreto precari" della Gelmini prevede nel suo primo articolo che i contratti per le supplenze "non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e l'immissione in ruolo".
E per evitare che un emendamento contrario a questo comma presentato dall'opposizione venga accolto deputate incinte e onorevoli azzoppati vengono precettati in tutta fretta.
Di seguito la cronaca della convulsa giornata di lavori parlamentari presa da repubblica.it.
Scuola, bagarre alla Camere
E' bagarre alla Camera sul decreto precari della scuola. Antonello Soro, Pd, si scaglia verso la presidenza urlando. Il collega della Lega Massimo Polledri scavalca il suo banco per buttarsi su Soro. Il clima si surriscalda; intervengono i commessi. Il presidente dell'assemblea ha difficoltà a mantenere la calma. La proposta della maggioranza rischia di naufragare per colpa delle assenze. Alla fine l'emendamento presentato dalla minoranza viene bocciato per due soli voti grazie al frettoloso rientro in aula di una deputata leghista incinta.
L'esame del provvedimento proseguirà domattina. Sebbene il relatore abbia assicurato che tra le forze politiche "c'è spirito di collaborazione", non è del tutto escluso che il governo alla fine non blindi il decreto con la fiducia.
Il comma della discordia, il numero 1, prevedeva che i contratti per le supplenze "non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e l'immissione in ruolo". L'opposizione compatta - Pd, Idv e Udc - aveva chiesto l'abolizione del comma e quando la discussione era giunta alla conclusione e la Camera doveva passare al voto dell'emendamento, è scoppiata la rissa.
Malgrado nell'emiciclo di Montecitorio votino cinque ministri ed altrettanti sottosegretari, i banchi della maggioranza sono sguarniti (il Pdl ha 20 assenti, la Lega 4). L'opposizione pregusta "l'affondamento" del decreto Gelmini, ma il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, Pdl, lascia parlare sull'ordine del giorno Massimiliano Fedriga, Lega. E' allora che il capogruppo del Pd Antonello Soro si scaglia verso il banco della presidenza urlando: "Non può parlare, c'è la votazione. Questo è un tentativo per permettere a qualche deputato di centrodestra di rientrare in Aula a votare". Anche Massimo Polledri, Lega, scavalca il suo banco per buttarsi su Soro. Intervengono i commessi. Alla fine la presidenza apre la votazione, ma nel frattempo la deputata leghista Carolina Lussana, che è in stato interessante, riesce a raggiungere il suo scanno. L'emendamento viene bocciato con 269 sì, 271 no e 2 astenuti.
In Aula riprende il parapiglia. Soro attacca Lupi: "Lei ha fatto una scorrettezza senza precedenti. Il suo profilo di presidente della Camera è d'ora in poi inaffidabile". Lupi replica: "Non è vero. E' tutto corretto", ma è bagarre con urla e accuse reciproche, e in Aula entrano deputati con piedi rotti e stampelle, come Alessandro Rubens, Pdl.
La calma torna solo con l'arrivo di Gianfranco Fini. Il presidente della Camera chiede all'Assemblea di "trovare un momento di coesione e accordo". Applauso. A sera la presidenza annuncia che l'esame del decreto riprenderà domattina.
Il "decreto precari" della Gelmini prevede nel suo primo articolo che i contratti per le supplenze "non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e l'immissione in ruolo".
E per evitare che un emendamento contrario a questo comma presentato dall'opposizione venga accolto deputate incinte e onorevoli azzoppati vengono precettati in tutta fretta.
Di seguito la cronaca della convulsa giornata di lavori parlamentari presa da repubblica.it.
Scuola, bagarre alla Camere
Decreto precari salvo per 2 voti
E' bagarre alla Camera sul decreto precari della scuola. Antonello Soro, Pd, si scaglia verso la presidenza urlando. Il collega della Lega Massimo Polledri scavalca il suo banco per buttarsi su Soro. Il clima si surriscalda; intervengono i commessi. Il presidente dell'assemblea ha difficoltà a mantenere la calma. La proposta della maggioranza rischia di naufragare per colpa delle assenze. Alla fine l'emendamento presentato dalla minoranza viene bocciato per due soli voti grazie al frettoloso rientro in aula di una deputata leghista incinta. L'esame del provvedimento proseguirà domattina. Sebbene il relatore abbia assicurato che tra le forze politiche "c'è spirito di collaborazione", non è del tutto escluso che il governo alla fine non blindi il decreto con la fiducia.
Il comma della discordia, il numero 1, prevedeva che i contratti per le supplenze "non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e l'immissione in ruolo". L'opposizione compatta - Pd, Idv e Udc - aveva chiesto l'abolizione del comma e quando la discussione era giunta alla conclusione e la Camera doveva passare al voto dell'emendamento, è scoppiata la rissa.
Malgrado nell'emiciclo di Montecitorio votino cinque ministri ed altrettanti sottosegretari, i banchi della maggioranza sono sguarniti (il Pdl ha 20 assenti, la Lega 4). L'opposizione pregusta "l'affondamento" del decreto Gelmini, ma il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, Pdl, lascia parlare sull'ordine del giorno Massimiliano Fedriga, Lega. E' allora che il capogruppo del Pd Antonello Soro si scaglia verso il banco della presidenza urlando: "Non può parlare, c'è la votazione. Questo è un tentativo per permettere a qualche deputato di centrodestra di rientrare in Aula a votare". Anche Massimo Polledri, Lega, scavalca il suo banco per buttarsi su Soro. Intervengono i commessi. Alla fine la presidenza apre la votazione, ma nel frattempo la deputata leghista Carolina Lussana, che è in stato interessante, riesce a raggiungere il suo scanno. L'emendamento viene bocciato con 269 sì, 271 no e 2 astenuti.
In Aula riprende il parapiglia. Soro attacca Lupi: "Lei ha fatto una scorrettezza senza precedenti. Il suo profilo di presidente della Camera è d'ora in poi inaffidabile". Lupi replica: "Non è vero. E' tutto corretto", ma è bagarre con urla e accuse reciproche, e in Aula entrano deputati con piedi rotti e stampelle, come Alessandro Rubens, Pdl.
La calma torna solo con l'arrivo di Gianfranco Fini. Il presidente della Camera chiede all'Assemblea di "trovare un momento di coesione e accordo". Applauso. A sera la presidenza annuncia che l'esame del decreto riprenderà domattina.
martedì 20 ottobre 2009
Tremonti: posto fisso base della stabilità sociale. Ministro, sia conseguente: faccia assumere i precari (ad esempio quelli della scuola) oppure si dimetta!
Il Ministro Tremonti è noto per la sua capacità di sorprendere e spiazzare.
Questa volta però mi pare abbia esagerato!
Anche i bambini sanno che i tagli alla scuola della sua collega Gelmini sono frutto del piano di tagli tremontiano. Anche le pietre sanno che il vero artefice della "riforma" della scuola pubblica è lui, il ministro amico della Lega.
Adesso: venire a pigliarci per il..., in giro, dicendoci che "il posto fisso è la base su cui costruire la famiglia", dopo che a molte famiglie di precari è stata tolta ogni risorsa per poterle mandare avanti mi sembra francamente troppo!
Ministro, la vogliamo prendere sul serio: conduca a fianco nostro una battaglia per stabilizzare i "precari storici", coloro che da più di 3 anni hanno contratti a tempo determinato e ogni estate magicamente tornano ad essere disoccupati.
Dica assieme a noi che non è tagliando posti di lavoro e riempiendo le classi di più di 30 alunni che si migliora la qualità della scuola italiana.
Ci aiuti a riconquistare quel lavoro per il quale abbiamo investito tanto e che ci è stato tolto dal suo governo.
E se non verrà ascoltato, dimostri una dignità almeno pari a quella delle migliaia di precari che in silenzio sono emigrati al nord pur di continuare a lavorare nella scuola: si dimetta!
Altrimenti ci faccia la cortesia di tacere, che di parole a vanvera c'è ne sono già parecchie in giro!
Questa volta però mi pare abbia esagerato!
Anche i bambini sanno che i tagli alla scuola della sua collega Gelmini sono frutto del piano di tagli tremontiano. Anche le pietre sanno che il vero artefice della "riforma" della scuola pubblica è lui, il ministro amico della Lega.
Adesso: venire a pigliarci per il..., in giro, dicendoci che "il posto fisso è la base su cui costruire la famiglia", dopo che a molte famiglie di precari è stata tolta ogni risorsa per poterle mandare avanti mi sembra francamente troppo!
Ministro, la vogliamo prendere sul serio: conduca a fianco nostro una battaglia per stabilizzare i "precari storici", coloro che da più di 3 anni hanno contratti a tempo determinato e ogni estate magicamente tornano ad essere disoccupati.
Dica assieme a noi che non è tagliando posti di lavoro e riempiendo le classi di più di 30 alunni che si migliora la qualità della scuola italiana.
Ci aiuti a riconquistare quel lavoro per il quale abbiamo investito tanto e che ci è stato tolto dal suo governo.
E se non verrà ascoltato, dimostri una dignità almeno pari a quella delle migliaia di precari che in silenzio sono emigrati al nord pur di continuare a lavorare nella scuola: si dimetta!
Altrimenti ci faccia la cortesia di tacere, che di parole a vanvera c'è ne sono già parecchie in giro!
mercoledì 14 ottobre 2009
Un'altra tragedia sfiorata in Sardegna: crolla il solaio di una scuola elementare
Quanti avvenimenti di questo tipo devono succedere prima che ci si decida a mettere mano alla sicurezza nelle scuole italiane?
Mentre il capo del governo assicura che entro la fine dell'anno sarà iniziata la costruzione del ponte di Messina le scuole, dove tutti i giorni studiano i nostri figli e dove noi stessi andiamo ad insegnare, si sgretolano.
Con le risorse impiegate in quell'opera faraonica e dalla dubbia utilità quante scuole si potrebbero mettere in sicurezza?
Dobbiamo aspettare un'altra tragedia?
(unionesarda.it)
Il cartello appeso di fronte alla porta d'ingresso sa di beffa: «La scuola è più bella quando è sicura». Ma all'interno delle elementari di via Solferino il rischio era altissimo. Ed è solo per un miracolo se ieri non c'è stata una terribile tragedia. Il soffitto della prima C si è sgretolato durante la notte: oltre trecento chili di calcinaci hanno sepolto sedie, tavoli e piegato un banco in ferro. Se fosse accaduto durante la lezione sarebbe stata una strage.
IL CROLLO Dal soffitto dell'aula numero 21, al piano terra della storica scuola elementare, sono venuti giù quasi quindici metri cubi di mattoni sgretolati. Il ferro delle travi utilizzate per la copertura, secondo i primi accertamenti fatti dai vigili del fuoco, si è arrugginito col passare del tempo, si è gonfiato e ha provocato una sorta di esplosione dell'intonaco. I calcinaci sono venuti giù come una valanga in mezzo ai banchi. «In quest'aula studiano ventisette bambini: oggi ci sentiamo tutti miracolati - si sfoga il dirigente Gian Piero Enna - Questa scuola è stata costruita ottant'anni fa e ora ha necessità di un intervento radicale di sistemazione. A settembre comunque i tecnici del Comune di Oristano avevano fatto il classico sopralluogo che si ripete prima dell'inizio dell'anno scolastico. Ma non avevano rilevato nulla di strano». E invece il soffitto di molte classi stava per venire giù.
I PERICOLI Le aule ad altissimo rischio, all'interno delle elementari di via Solferino, sono almeno dieci. I vigili del fuoco ieri mattina hanno compiuto un primo controllo e hanno verificato che il soffitto di numerose stanze rischia di venire giù da un momento all'altro. «In questo caso possiamo davvero dire che si è sfiorata la tragedia - dice il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Luciano Cadoni - La cosa strana è che la scuola è stata oggetto di diversi interventi di sistemazione e di tinteggiatura, anche di recente. Un edificio di quell'età presenta ovviamente segni di invecchiamento e i cedimenti sono possibili. In tanti altri punti dell'istituto abbiamo riscontrato rischi di crollo. In attesa dei lavori di consolidamento molte aule dovranno rimanere chiuse: prima di poterle riaprire bisogna verificare la situazione per bene e ovviamente rifare il soffitto». Da oggi intanto i trecento studenti faranno vacanza: venerdì sarà riaperto il primo piano, le aule del piano terra saranno off limits fino al termine dei lavori di ristrutturazione.
L'INCHIESTA Gli agenti della Squadra volante della Questura sono intervenuti quando i vigili del fuoco erano ancora al lavoro. Hanno interrogato il dirigente scolastico e hanno subito informato dell'episodio la Procura della Repubblica. Ora partono le indagini per verificare chi dovesse occuparsi della manutenzione dell'istituto scolastico e per accertare come mai nessuno si fosse reso conto del rischio. Le norme sulla sicurezza sono rigide e anche chiare, ma all'interno della storica scuola di via Solferino le regole non erano state rispettate. «Adesso dobbiamo attendere la relazione dei vigili del fuoco e solo in quel momento potremo chiarire tanti altri particolari dell'episodio - spiega il dirigente della Squadra volante, Gianluca Fargnioli - Prima di tutto dobbiamo verificare se all'interno della scuola erano rispettate tutte le norme sulla sicurezza o se ci siano state delle negligenze».
NICOLA PINNA
Mentre il capo del governo assicura che entro la fine dell'anno sarà iniziata la costruzione del ponte di Messina le scuole, dove tutti i giorni studiano i nostri figli e dove noi stessi andiamo ad insegnare, si sgretolano.
Con le risorse impiegate in quell'opera faraonica e dalla dubbia utilità quante scuole si potrebbero mettere in sicurezza?
Dobbiamo aspettare un'altra tragedia?
(unionesarda.it)
Il cartello appeso di fronte alla porta d'ingresso sa di beffa: «La scuola è più bella quando è sicura». Ma all'interno delle elementari di via Solferino il rischio era altissimo. Ed è solo per un miracolo se ieri non c'è stata una terribile tragedia. Il soffitto della prima C si è sgretolato durante la notte: oltre trecento chili di calcinaci hanno sepolto sedie, tavoli e piegato un banco in ferro. Se fosse accaduto durante la lezione sarebbe stata una strage.
IL CROLLO Dal soffitto dell'aula numero 21, al piano terra della storica scuola elementare, sono venuti giù quasi quindici metri cubi di mattoni sgretolati. Il ferro delle travi utilizzate per la copertura, secondo i primi accertamenti fatti dai vigili del fuoco, si è arrugginito col passare del tempo, si è gonfiato e ha provocato una sorta di esplosione dell'intonaco. I calcinaci sono venuti giù come una valanga in mezzo ai banchi. «In quest'aula studiano ventisette bambini: oggi ci sentiamo tutti miracolati - si sfoga il dirigente Gian Piero Enna - Questa scuola è stata costruita ottant'anni fa e ora ha necessità di un intervento radicale di sistemazione. A settembre comunque i tecnici del Comune di Oristano avevano fatto il classico sopralluogo che si ripete prima dell'inizio dell'anno scolastico. Ma non avevano rilevato nulla di strano». E invece il soffitto di molte classi stava per venire giù.
I PERICOLI Le aule ad altissimo rischio, all'interno delle elementari di via Solferino, sono almeno dieci. I vigili del fuoco ieri mattina hanno compiuto un primo controllo e hanno verificato che il soffitto di numerose stanze rischia di venire giù da un momento all'altro. «In questo caso possiamo davvero dire che si è sfiorata la tragedia - dice il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Luciano Cadoni - La cosa strana è che la scuola è stata oggetto di diversi interventi di sistemazione e di tinteggiatura, anche di recente. Un edificio di quell'età presenta ovviamente segni di invecchiamento e i cedimenti sono possibili. In tanti altri punti dell'istituto abbiamo riscontrato rischi di crollo. In attesa dei lavori di consolidamento molte aule dovranno rimanere chiuse: prima di poterle riaprire bisogna verificare la situazione per bene e ovviamente rifare il soffitto». Da oggi intanto i trecento studenti faranno vacanza: venerdì sarà riaperto il primo piano, le aule del piano terra saranno off limits fino al termine dei lavori di ristrutturazione.
L'INCHIESTA Gli agenti della Squadra volante della Questura sono intervenuti quando i vigili del fuoco erano ancora al lavoro. Hanno interrogato il dirigente scolastico e hanno subito informato dell'episodio la Procura della Repubblica. Ora partono le indagini per verificare chi dovesse occuparsi della manutenzione dell'istituto scolastico e per accertare come mai nessuno si fosse reso conto del rischio. Le norme sulla sicurezza sono rigide e anche chiare, ma all'interno della storica scuola di via Solferino le regole non erano state rispettate. «Adesso dobbiamo attendere la relazione dei vigili del fuoco e solo in quel momento potremo chiarire tanti altri particolari dell'episodio - spiega il dirigente della Squadra volante, Gianluca Fargnioli - Prima di tutto dobbiamo verificare se all'interno della scuola erano rispettate tutte le norme sulla sicurezza o se ci siano state delle negligenze».
NICOLA PINNA
lunedì 12 ottobre 2009
Gelmini: svelato un altro bluff!
(orizzontescuola.it)
Comunicato CGIL
"Ulteriori adempimenti per i precari e le scuole e nessuna risorsa aggiuntiva"
Il Miur ha pubblicato il 9 ottobre 2009 la nota 15266 con la quale fornisce indicazioni rispetto alla cosiddetta "convenzione INPS" per il personale precario della scuola.
La nota, che dovrebbe essere di chiarimenti, è oltremodo confusa e non fornisce alcuna indicazione pratica sulle modalità e la tempistica per accedere a tale convenzione.
L'unica cosa chiara è che la convenzione si applica solo a coloro che hanno i requisiti previsti dall'INPS per l'accesso all'indennità di disoccupazione.
Quindi nessuna risorsa aggiuntiva ma semplicemente una diversa modalità di corresponsione dell'indennità che comunque sarebbe spettata ai lavoratori licenziati.
Altro che i grandi annunci dei giorni scorsi: non si è ampliata la platea dei destinatari del sussidio di disoccupazione, come da noi richiesto, ma si è semplicemente intervenuti su come viene pagata a coloro che ne hanno già diritto.
In più la circolare non riporta il testo della convenzione, né le istruzioni impartite alle scuole e chiede ulteriori adempimenti alle scuole e ai lavoratori senza fornire indicazioni chiare.
Dalla nota sembra di capire che coloro che presentano la domanda per i "contratti di disponibilità" debbano anche presentare quella di disoccupazione, per il tramite della scuola, o comunicare di avere già presentato all'INPS la domanda stessa.
A procedura già avviata questo ulteriore adempimento comporta difficoltà e costi per gli aspiranti oltre a imporre ulteriori oneri alle scuole che non sono neanche informate di tali procedure.
La risposta che questo Governo fornisce ai precari licenziati oltre ad essere iniqua e insufficiente, come abbiamo ribadito anche in occasione dell'audizione in Parlamento, è anche vessatoria nei confronti dei lavoratori ed interferisce pesantemente sulla funzionalità delle segreterie scolastiche, già ridotte all'osso dai tagli.
Nell'incontro previsto per il prossimo 15 ottobre al Ministero ribadiremo le nostre posizioni e chiederemo di definire misure organiche e chiare a tutela di tutti i lavoratori licenziati, senza discriminazioni, né di tipologia contrattuale né di appartenenza geografica.
Comunicato CGIL
"Ulteriori adempimenti per i precari e le scuole e nessuna risorsa aggiuntiva"
Il Miur ha pubblicato il 9 ottobre 2009 la nota 15266 con la quale fornisce indicazioni rispetto alla cosiddetta "convenzione INPS" per il personale precario della scuola.
La nota, che dovrebbe essere di chiarimenti, è oltremodo confusa e non fornisce alcuna indicazione pratica sulle modalità e la tempistica per accedere a tale convenzione.
L'unica cosa chiara è che la convenzione si applica solo a coloro che hanno i requisiti previsti dall'INPS per l'accesso all'indennità di disoccupazione.
Quindi nessuna risorsa aggiuntiva ma semplicemente una diversa modalità di corresponsione dell'indennità che comunque sarebbe spettata ai lavoratori licenziati.
Altro che i grandi annunci dei giorni scorsi: non si è ampliata la platea dei destinatari del sussidio di disoccupazione, come da noi richiesto, ma si è semplicemente intervenuti su come viene pagata a coloro che ne hanno già diritto.
In più la circolare non riporta il testo della convenzione, né le istruzioni impartite alle scuole e chiede ulteriori adempimenti alle scuole e ai lavoratori senza fornire indicazioni chiare.
Dalla nota sembra di capire che coloro che presentano la domanda per i "contratti di disponibilità" debbano anche presentare quella di disoccupazione, per il tramite della scuola, o comunicare di avere già presentato all'INPS la domanda stessa.
A procedura già avviata questo ulteriore adempimento comporta difficoltà e costi per gli aspiranti oltre a imporre ulteriori oneri alle scuole che non sono neanche informate di tali procedure.
La risposta che questo Governo fornisce ai precari licenziati oltre ad essere iniqua e insufficiente, come abbiamo ribadito anche in occasione dell'audizione in Parlamento, è anche vessatoria nei confronti dei lavoratori ed interferisce pesantemente sulla funzionalità delle segreterie scolastiche, già ridotte all'osso dai tagli.
Nell'incontro previsto per il prossimo 15 ottobre al Ministero ribadiremo le nostre posizioni e chiederemo di definire misure organiche e chiare a tutela di tutti i lavoratori licenziati, senza discriminazioni, né di tipologia contrattuale né di appartenenza geografica.
domenica 11 ottobre 2009
La Gelmini rischia il commissariamento!
(unita.it)
Entro un mese, il ministero dell'Istruzione dovrà inserire "a pettine" (sulla base del punteggio ottenuto) nelle graduatorie provinciali un centinaio di insegnanti supplenti. Lo ha deciso il Tar del Lazio accogliendo una richiesta dell'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione (Anief) e da circa 70 insegnanti.
Trascorso questo periodo senza che sia realizzato quanto stabilito, i giudici hanno già nominato un commissario, il dirigente generale della Funzione pubblica Luciano Cannerozzi, che dovrà realizzare quanto deciso.
I ricorrenti, tutti insegnanti-supplenti Anief, si dolevano del fatto che erano stati inseriti "in coda", anzichè rispettando il proprio punteggio, nell'aggiornamento delle graduatorie fatto dal ministero.
La questione non finisce qui; sono in fase di definizione (si attende la calendarizzazione delle udienze) numerosi altri ricorsi proposti.
La III sezione bis del Tar, presieduta da Evasio Speranza, ha accolto la richiesta dell'associazione, dando esecuzione all'ordinanza con la quale il 5 giugno scorso aveva sospeso la parte del decreto ministeriale che, integrando e aggiornando le graduatorie, aveva tra l'altro stabilito che il personale che aveva indicato nella richiesta di iscrizione «ulteriori tre province in cui figurare in graduatoria per il biennio 2009-2011», sarebbe stato «collocato in posizione subordinata (in coda) al personale incluso in III fascia, nel rispetto della fascia in cui è inserito, con il punteggio e tutte le altre situazioni personali conseguiti nella provincia di appartenenza».
Il Tar, considerando "fondata" la richiesta di esecuzione della sua precedenza ordinanza, ha assegnato «30 giorni entro il quale l'amministrazione soccombente dovrà dare puntuale esecuzione all'ordinanza medesima mediante istruzioni agli uffici scolastici periferici di disporre l'inserimento 'a pettinè dei ricorrenti nelle graduatorie provinciali, inserendoli nella fascia d'appartenenza e con il punteggio acquisito e aggiornato nella graduatoria provinciale di attuale iscrizione».
In caso di non ottemperanza, sarà il dirigente generale della Funzione pubblica a provvedere «in via sostituiva ad adempiere al dictum giudiziale».
Entro un mese, il ministero dell'Istruzione dovrà inserire "a pettine" (sulla base del punteggio ottenuto) nelle graduatorie provinciali un centinaio di insegnanti supplenti. Lo ha deciso il Tar del Lazio accogliendo una richiesta dell'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione (Anief) e da circa 70 insegnanti.
Trascorso questo periodo senza che sia realizzato quanto stabilito, i giudici hanno già nominato un commissario, il dirigente generale della Funzione pubblica Luciano Cannerozzi, che dovrà realizzare quanto deciso.
I ricorrenti, tutti insegnanti-supplenti Anief, si dolevano del fatto che erano stati inseriti "in coda", anzichè rispettando il proprio punteggio, nell'aggiornamento delle graduatorie fatto dal ministero.
La questione non finisce qui; sono in fase di definizione (si attende la calendarizzazione delle udienze) numerosi altri ricorsi proposti.
La III sezione bis del Tar, presieduta da Evasio Speranza, ha accolto la richiesta dell'associazione, dando esecuzione all'ordinanza con la quale il 5 giugno scorso aveva sospeso la parte del decreto ministeriale che, integrando e aggiornando le graduatorie, aveva tra l'altro stabilito che il personale che aveva indicato nella richiesta di iscrizione «ulteriori tre province in cui figurare in graduatoria per il biennio 2009-2011», sarebbe stato «collocato in posizione subordinata (in coda) al personale incluso in III fascia, nel rispetto della fascia in cui è inserito, con il punteggio e tutte le altre situazioni personali conseguiti nella provincia di appartenenza».
Il Tar, considerando "fondata" la richiesta di esecuzione della sua precedenza ordinanza, ha assegnato «30 giorni entro il quale l'amministrazione soccombente dovrà dare puntuale esecuzione all'ordinanza medesima mediante istruzioni agli uffici scolastici periferici di disporre l'inserimento 'a pettinè dei ricorrenti nelle graduatorie provinciali, inserendoli nella fascia d'appartenenza e con il punteggio acquisito e aggiornato nella graduatoria provinciale di attuale iscrizione».
In caso di non ottemperanza, sarà il dirigente generale della Funzione pubblica a provvedere «in via sostituiva ad adempiere al dictum giudiziale».
venerdì 9 ottobre 2009
Crolla (per fortuna di notte) il tetto della scuola elementare di Milis (Oristano)
Mentre si continuano a tagliare risorse alla scuola pubblica e si destinano i soldi della collettività alla realizzazione di opere faraoniche e sostanzialmente inutili (vedi Ponte di Messina), i nostri figli continuano quotidianamente a rischiare la vita!
(L'Unione sarda.it) Per fortuna il tetto è venuto giù durante la notte, altrimenti sarebbe successo qualcosa di grave, ieri mattina, nella scuola elementare di Milis. Una parte della copertura dell'edificio ha ceduto e prima dell'inizio delle lezioni gli insegnanti si sono resi conto di quello che era successo. E subito è scattato l'allarme.
IL CROLLO Il solaio non ha retto e in un'ala dell'istituto c'è stata una pioggia di intonaco e mattoni. Il danno all'edificio è consistente, ma al momento del crollo la scuola era chiusa e non ci sono stati grossi pericoli per i ragazzi. Ieri mattina comunque gli studenti hanno utilizzato soltanto alcune aule, ma da oggi le classi saranno trasferite in un altro edificio. Sul posto hanno lavorato per tutta la mattina i vigili del fuoco che hanno rimosso le parti pericolanti e messo in sicurezza le stanze vicine.
ALUNNI TRASFERITI I tecnici del comando provinciale hanno verificato che l'edificio non corre rischi di stabilità, ma alla fine il sindaco ha deciso che da oggi le aule delle elementari rimarranno vuote. «Gli alunni saranno ospitati nell'edificio della scuola media, tanto c'è posto per tutti - spiega il primo cittadino - Diciamo che è un provvedimento per tutelare i bambini, anche se i vigili del fuoco ci hanno assicurato che la scuola non è a rischio. Le strutture portanti non sono state danneggiate». L'edificio che ospita le elementari non è nuovissimo e l'amministrazione comunale aveva già programmato un intervento di ristrutturazione. «Dopo questo episodio ovviamente la procedura sarà accelerata e nel giro di qualche mese contiamo di risistemare la scuola - aggiunge il sindaco Antonio Mastinu - Per fortuna comunque non è successo nulla di grave, certo c'è stato un po' di spavento, ma per fortuna nulla di più».
LA SICUREZZA L'episodio di Milis ripropone il problema della sicurezza negli edifici scolastici della provincia di Oristano. Molti istituti ancora non sono a norma e all'interno sono necessari urgenti interventi di ristrutturazione. Ma le amministrazioni locali non hanno le risorse necessarie. Altro problema, per le scuole dell'Oristanese, è anche quello dell'amianto: in molte strutture muri e coperture sono ancora in eternit.
(L'Unione sarda.it) Per fortuna il tetto è venuto giù durante la notte, altrimenti sarebbe successo qualcosa di grave, ieri mattina, nella scuola elementare di Milis. Una parte della copertura dell'edificio ha ceduto e prima dell'inizio delle lezioni gli insegnanti si sono resi conto di quello che era successo. E subito è scattato l'allarme.
IL CROLLO Il solaio non ha retto e in un'ala dell'istituto c'è stata una pioggia di intonaco e mattoni. Il danno all'edificio è consistente, ma al momento del crollo la scuola era chiusa e non ci sono stati grossi pericoli per i ragazzi. Ieri mattina comunque gli studenti hanno utilizzato soltanto alcune aule, ma da oggi le classi saranno trasferite in un altro edificio. Sul posto hanno lavorato per tutta la mattina i vigili del fuoco che hanno rimosso le parti pericolanti e messo in sicurezza le stanze vicine.
ALUNNI TRASFERITI I tecnici del comando provinciale hanno verificato che l'edificio non corre rischi di stabilità, ma alla fine il sindaco ha deciso che da oggi le aule delle elementari rimarranno vuote. «Gli alunni saranno ospitati nell'edificio della scuola media, tanto c'è posto per tutti - spiega il primo cittadino - Diciamo che è un provvedimento per tutelare i bambini, anche se i vigili del fuoco ci hanno assicurato che la scuola non è a rischio. Le strutture portanti non sono state danneggiate». L'edificio che ospita le elementari non è nuovissimo e l'amministrazione comunale aveva già programmato un intervento di ristrutturazione. «Dopo questo episodio ovviamente la procedura sarà accelerata e nel giro di qualche mese contiamo di risistemare la scuola - aggiunge il sindaco Antonio Mastinu - Per fortuna comunque non è successo nulla di grave, certo c'è stato un po' di spavento, ma per fortuna nulla di più».
LA SICUREZZA L'episodio di Milis ripropone il problema della sicurezza negli edifici scolastici della provincia di Oristano. Molti istituti ancora non sono a norma e all'interno sono necessari urgenti interventi di ristrutturazione. Ma le amministrazioni locali non hanno le risorse necessarie. Altro problema, per le scuole dell'Oristanese, è anche quello dell'amianto: in molte strutture muri e coperture sono ancora in eternit.
giovedì 8 ottobre 2009
Il Coordinamento dei Comitati Precari della Scuola aderisce allo sciopero dei lavoratori metalmeccanici del 9/10/2009
Il Coordinamento Precari Scuola comunica l’adesione allo sciopero indetto dalla Federazione Italiana Operai Metalmeccanici per venerdì 9 ottobre. In un Paese governato da una classe politica che nega l’esistenza della crisi economica, i lavoratori di tutte le categorie vedono peggiorare di giorno in giorno le proprie condizioni professionali e di vita. La volontà di contrastare la crisi e il processo di impoverimento del lavoro dipendente - quello che finanzia lo stato attraverso le tasse - è solo uno degli elementi che ci affratella agli operai metalmeccanici.
E’ necessario uscire dalla crisi attraverso la valorizzazione e non la penalizzazione del mondo del lavoro, superare la precarietà come elemento strutturale dell’odierno sistema produttivo e delineare nuovi orizzonti di cittadinanza politica e sociale.
Consideriamo questi elementi come fondanti le ragioni di una nuova stagione di conquiste civili e sociali. In un paese stordito da modelli sociali devianti e dall’informazione-spazzatura, le lotte dei lavoratori metalmeccanici costituiscono un momento di riscatto per tutti i cittadini che aspirano ad un futuro di dignità e libertà.
Tutti noi conserviamo con affetto e speranza le immagini della resistenza - eroica e vittoriosa - degli operai dell’Innse di Milano, protagonisti di una straordinaria lotta per il lavoro e la dignità professionale.
Anche noi precari della scuola siamo costretti ad intervenire pubblicamente con iniziative eclatanti. In tutta Italia gruppi di precari hanno occupato scuole e provveditorati.
Durante il mese di settembre, prima ancora dell’inizio dell’anno scolastico, noi insegnanti precari di Roma abbiamo costruito un presidio permanente davanti al Ministero dell’Istruzione per denunciare la gravità delle scelte effettuate dalla Gelmini contro tutto il mondo della scuola pubblica. I tagli di 8 milioni di euro e i 120mila licenziamenti in tre anni non colpiscono solo gli insegnanti. Le politiche del Governo depauperano il mondo della scuola e costituiscono un elemento di impoverimento di tutta la società italiana.
Nelle imprese metalmeccaniche come nella scuola pubblica le politiche di bilancio sono il mezzo e il fine per delineare un nuovo assetto di gestione delle risorse umane.
La difesa del contratto collettivo nazionale di lavoro effettuata dalla Fiom ha il nostro totale consenso e ricalca le ragioni che i precari della scuola stanno avanzando in merito ai contratti di disponibilità. Quest’ultimo arnese contrattuale partorito dal Ministro Gelmini si delinea come un elemento che divide il mondo dei precari della scuola, crea tensioni fra lavoratori e, infine, porta i germi della differenziazione salariale fra regioni d’Italia. Consapevoli della necessità dell’unità del mondo del lavoro, dell’importanza della scuola pubblica per tutti i cittadini e, ancor di più, per i figli dei lavoratori, ci stringiamo attorno agli operai e alle loro rivendicazioni di qualità del lavoro, di diritti sociali, di democrazia.
Per questo, con la nostra ricchezza di maestre, professori, personale scolastico, saremo in piazza a sostegno di chi rappresenta la parte migliore di questo Paese.
E’ necessario uscire dalla crisi attraverso la valorizzazione e non la penalizzazione del mondo del lavoro, superare la precarietà come elemento strutturale dell’odierno sistema produttivo e delineare nuovi orizzonti di cittadinanza politica e sociale.
Consideriamo questi elementi come fondanti le ragioni di una nuova stagione di conquiste civili e sociali. In un paese stordito da modelli sociali devianti e dall’informazione-spazzatura, le lotte dei lavoratori metalmeccanici costituiscono un momento di riscatto per tutti i cittadini che aspirano ad un futuro di dignità e libertà.
Tutti noi conserviamo con affetto e speranza le immagini della resistenza - eroica e vittoriosa - degli operai dell’Innse di Milano, protagonisti di una straordinaria lotta per il lavoro e la dignità professionale.
Anche noi precari della scuola siamo costretti ad intervenire pubblicamente con iniziative eclatanti. In tutta Italia gruppi di precari hanno occupato scuole e provveditorati.
Durante il mese di settembre, prima ancora dell’inizio dell’anno scolastico, noi insegnanti precari di Roma abbiamo costruito un presidio permanente davanti al Ministero dell’Istruzione per denunciare la gravità delle scelte effettuate dalla Gelmini contro tutto il mondo della scuola pubblica. I tagli di 8 milioni di euro e i 120mila licenziamenti in tre anni non colpiscono solo gli insegnanti. Le politiche del Governo depauperano il mondo della scuola e costituiscono un elemento di impoverimento di tutta la società italiana.
Nelle imprese metalmeccaniche come nella scuola pubblica le politiche di bilancio sono il mezzo e il fine per delineare un nuovo assetto di gestione delle risorse umane.
La difesa del contratto collettivo nazionale di lavoro effettuata dalla Fiom ha il nostro totale consenso e ricalca le ragioni che i precari della scuola stanno avanzando in merito ai contratti di disponibilità. Quest’ultimo arnese contrattuale partorito dal Ministro Gelmini si delinea come un elemento che divide il mondo dei precari della scuola, crea tensioni fra lavoratori e, infine, porta i germi della differenziazione salariale fra regioni d’Italia. Consapevoli della necessità dell’unità del mondo del lavoro, dell’importanza della scuola pubblica per tutti i cittadini e, ancor di più, per i figli dei lavoratori, ci stringiamo attorno agli operai e alle loro rivendicazioni di qualità del lavoro, di diritti sociali, di democrazia.
Per questo, con la nostra ricchezza di maestre, professori, personale scolastico, saremo in piazza a sostegno di chi rappresenta la parte migliore di questo Paese.
mercoledì 7 ottobre 2009
Accolta la causa presentata da 300 precari contro «l'abuso di contratto a tempo determinato»
(corriere.it)
I precari della scuola - insegnanti, ma anche personale amministrativo, tecnico ed ausiliario assunti per un lungo periodo con contratti a tempo determinato all'inizio di ogni anno scolastico - hanno diritto all'indennità di carriera: in caso contrario lo Stato deve risarcirli della parte non ricevuta con i dovuti interessi. A stabilirlo è stato il giudice del lavoro di Treviso, che ha così reputato pertinente la causa presentata al ministero dell'Istruzione dai legali della Uil Scuola locale per tutelare i diritti di 300 lavoratori scolastici a seguito di quello che hanno definito un «abuso di contratto a tempo determinato» perpetrato nei loro confronti. La sentenza del giudice non lascia spazio ad interpretazioni ambigue e «condanna il Ministero - si legge nella sentenza - a risarcire in favore della parte ricorrente il danno da individuarsi nella differenza fra quanto è effettivamente percepito e quanto avrebbe dovuto percepire se i periodi di lavoro effettivamente prestati fossero stati da subito regolati secondo la disciplina del contratto a tempo indeterminato».
ADEGUAMENTO - Si tratta di personale scolastico che lavora nella scuola da diverso tempo: molti da 5, 10 e addirittura 20 anni. Non avendo potuto presentare domanda di "ricostruzione di carriera", possibilità riservata per legge solo a chi ha sottoscritto un contratto a tempo indeterminato, si sono rivolti così al giudice del lavoro chiedendo un adeguamento dello stipendio con le stesse modalità. Adeguamento che a questo punto dovrebbe essere riconosciuto, salvo improbabili sorprese, anche agli altri 270 docenti ed Ata. Altri 200 precari, stavolta solo collaboratori scolastici, hanno preferito ricorrere per chiedere di essere risarciti per i mesi di luglio ed agosto indebitamente sottratti, sostengono, poiché i posti su cui sono stati nominati erano privi di titolare. La sentenza del giudice del lavoro dovrebbe essere emessa nei prossimi giorni.
PRECEDENTE - Qualora la sentenza dal giudice del lavoro veneto dovesse essere confermate (è probabile che il Miur ricorra) potrebbe creare un precedente importante: sarebbe infatti potenzialmente "allargabile" ad un quantità di precari molto più corposa: ogni anno oltre 100.000 docenti e 60.000 Ata firmano un contratto a tempo determinato sino al termine delle attività didattiche o alla fine dell’anno scolastico.
I precari della scuola - insegnanti, ma anche personale amministrativo, tecnico ed ausiliario assunti per un lungo periodo con contratti a tempo determinato all'inizio di ogni anno scolastico - hanno diritto all'indennità di carriera: in caso contrario lo Stato deve risarcirli della parte non ricevuta con i dovuti interessi. A stabilirlo è stato il giudice del lavoro di Treviso, che ha così reputato pertinente la causa presentata al ministero dell'Istruzione dai legali della Uil Scuola locale per tutelare i diritti di 300 lavoratori scolastici a seguito di quello che hanno definito un «abuso di contratto a tempo determinato» perpetrato nei loro confronti. La sentenza del giudice non lascia spazio ad interpretazioni ambigue e «condanna il Ministero - si legge nella sentenza - a risarcire in favore della parte ricorrente il danno da individuarsi nella differenza fra quanto è effettivamente percepito e quanto avrebbe dovuto percepire se i periodi di lavoro effettivamente prestati fossero stati da subito regolati secondo la disciplina del contratto a tempo indeterminato».
ADEGUAMENTO - Si tratta di personale scolastico che lavora nella scuola da diverso tempo: molti da 5, 10 e addirittura 20 anni. Non avendo potuto presentare domanda di "ricostruzione di carriera", possibilità riservata per legge solo a chi ha sottoscritto un contratto a tempo indeterminato, si sono rivolti così al giudice del lavoro chiedendo un adeguamento dello stipendio con le stesse modalità. Adeguamento che a questo punto dovrebbe essere riconosciuto, salvo improbabili sorprese, anche agli altri 270 docenti ed Ata. Altri 200 precari, stavolta solo collaboratori scolastici, hanno preferito ricorrere per chiedere di essere risarciti per i mesi di luglio ed agosto indebitamente sottratti, sostengono, poiché i posti su cui sono stati nominati erano privi di titolare. La sentenza del giudice del lavoro dovrebbe essere emessa nei prossimi giorni.
PRECEDENTE - Qualora la sentenza dal giudice del lavoro veneto dovesse essere confermate (è probabile che il Miur ricorra) potrebbe creare un precedente importante: sarebbe infatti potenzialmente "allargabile" ad un quantità di precari molto più corposa: ogni anno oltre 100.000 docenti e 60.000 Ata firmano un contratto a tempo determinato sino al termine delle attività didattiche o alla fine dell’anno scolastico.
sabato 3 ottobre 2009
SCUOLA: APPELLO ALLE BR, PRECARIO DENUNCIATO AD AGRIGENTO. LO STATO ITALIANO FORTE CON I DEBOLI E DEBOLE CON I FORTI (SCUDO FISCALE)?
Chi semina odio raccoglie odio: solo così si può commentare tale notizia.
A chi ci ha dipinto come fannulloni, peso inutile per le casse dello Stato, responsabili principali dello sfascio della scuola italiana non si possono certo mandare fiori e baci perugina.
Certo, la provocazione del collega precario è un po' forte, ma io la vedo per quello che è: un'uscita fuori dalle righe di una persona disperata. In un'Italia dove chi porta i propri soldi all'estero per evadere il fisco viene "premiato" con la porcheria dello scudo fiscale è paradossale che a rischiare la galera sia un povero precario disperato che ha perso il lavoro.
C'è veramente di che vergognarsi!
Di seguito la notizia AGI News:
"Appello di tutti i precari alle Brigate Rosse. Colpite i politici responsabili dei tagli". E' questo il contenuto di un volantino che la polizia ha trovato sul sedile dell'automobile di un insegnante precario quarantenne di Agrigento appena licenziato a seguito dei tagli alla scuola. L'uomo e' stato denunciato alla Procura della Repubblica di Agrigento per apologia di reato. L'uomo e' stato fermato dalla Polizia per un normale controllo in via Imera nel centro della citta'. Il volantino, che e' stato sequestrato, riproduce anche il simbolo della Brigate Rosse con la caratteristica stella a cinque punte.
A chi ci ha dipinto come fannulloni, peso inutile per le casse dello Stato, responsabili principali dello sfascio della scuola italiana non si possono certo mandare fiori e baci perugina.
Certo, la provocazione del collega precario è un po' forte, ma io la vedo per quello che è: un'uscita fuori dalle righe di una persona disperata. In un'Italia dove chi porta i propri soldi all'estero per evadere il fisco viene "premiato" con la porcheria dello scudo fiscale è paradossale che a rischiare la galera sia un povero precario disperato che ha perso il lavoro.
C'è veramente di che vergognarsi!
Di seguito la notizia AGI News:
"Appello di tutti i precari alle Brigate Rosse. Colpite i politici responsabili dei tagli". E' questo il contenuto di un volantino che la polizia ha trovato sul sedile dell'automobile di un insegnante precario quarantenne di Agrigento appena licenziato a seguito dei tagli alla scuola. L'uomo e' stato denunciato alla Procura della Repubblica di Agrigento per apologia di reato. L'uomo e' stato fermato dalla Polizia per un normale controllo in via Imera nel centro della citta'. Il volantino, che e' stato sequestrato, riproduce anche il simbolo della Brigate Rosse con la caratteristica stella a cinque punte.
venerdì 2 ottobre 2009
Sentenza del Consiglio di Stato boccia la Gelmini: Scuole nel caos. Un solo grido: DIMISSIONI!
(repubblica.it)
Graduatorie dei precari nel caos e balletto di supplenti in vista. Il Consiglio di Stato, dando ragione a migliaia di supplenti che si sono rivolti alla giustizia amministrativa, ha dichiarato illegittimo il provvedimento che ha creato le cosiddette "code" nelle graduatorie ad esaurimento. L'inserimento in graduatoria, quindi, deve avvenire "a pettine", cioè secondo il punteggio. Il che significherà rifare tutte le graduatorie a tempo di record.
"Riteniamo - dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief (l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione), che ha patrocinato quasi tutti i ricorsi - che il ministro Gelmini debba annunciare l'emanazione di una nota correttiva che ordini all'amministrazione periferica di adeguarsi alle pronunce della magistratura. In caso contrario - continua Pacifico - ci penserà il Tar Lazio che il 9 ottobre si dovrà pronunciare su un ricorso ad hoc promosso dall'Anief per l'ottemperanza delle ordinanze e la nomina di un commissario ad acta".
Lo scorso mese di aprile, il ministro dell'Istruzione ha firmato un decreto per l'aggiornamento delle graduatorie dei precari che conteneva una sostanziale novità rispetto al passato: graduatorie nella sostanza bloccate per due anni e possibilità di inserimento soltanto in coda su tre province oltre quella di appartenenza. Anche se nessuno lo ha mai ammesso, il provvedimento tendeva a tutelare i precari delle regioni settentrionali spesso scalzati nelle immissioni in ruolo e nell'attribuzione delle supplenze più lunghe dai colleghi meridionali, con più anni di precariato e con più punti. Infatti, non potendosi spostare in un'altra provincia i precari meridionali, collocati in coda anche se con un punteggio superiore, possono esser nominati soltanto dopo i colleghi autoctoni.
L'Anief aveva subiti rilevato l'incongruenza della norma e, rispetto all'inserimento in graduatoria in base al merito (e quindi al punteggio), si era rivolta al Tar che in più occasioni si è pronunciato a favore di questa tesi. Ma il ministero dell'Istruzione, spiegano gli interessati, "ha emanato nel luglio una nota invitando gli Uffici scolastici provinciali e regionali a non adeguarsi alle ordinanze della magistratura amministrativa procedendo alle assegnazioni delle immissioni in ruolo e delle supplenza annuali dalle graduatorie di coda in spregio a ogni principio meritocratico in attesa dell'udienza del Consiglio di Stato".
Cosa accadrà adesso? Se la sentenza del Consiglio di stato verrà applicata, gli 8 mila insegnanti immessi in ruolo ad agosto ora potrebbero vedersi revocata la nomina. Stesso discorso per i supplenti nominati prima dell'avvio dell'anno scolastico. Insomma: l'ostinazione del ministero potrebbe gettare nel caos l'intera scuola italiana, costretta ad un balletto di supplenti senza precedenti ad anno scolastico ampiamente iniziato. "Finalmente si può mettere la parola fine a un brutto caso di mala amministrazione che ha sprecato il denaro dei contribuenti per far prevalere una visione distorta della nostra storia nazionale", conclude Pacifico.
Graduatorie dei precari nel caos e balletto di supplenti in vista. Il Consiglio di Stato, dando ragione a migliaia di supplenti che si sono rivolti alla giustizia amministrativa, ha dichiarato illegittimo il provvedimento che ha creato le cosiddette "code" nelle graduatorie ad esaurimento. L'inserimento in graduatoria, quindi, deve avvenire "a pettine", cioè secondo il punteggio. Il che significherà rifare tutte le graduatorie a tempo di record.
"Riteniamo - dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief (l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione), che ha patrocinato quasi tutti i ricorsi - che il ministro Gelmini debba annunciare l'emanazione di una nota correttiva che ordini all'amministrazione periferica di adeguarsi alle pronunce della magistratura. In caso contrario - continua Pacifico - ci penserà il Tar Lazio che il 9 ottobre si dovrà pronunciare su un ricorso ad hoc promosso dall'Anief per l'ottemperanza delle ordinanze e la nomina di un commissario ad acta".
Lo scorso mese di aprile, il ministro dell'Istruzione ha firmato un decreto per l'aggiornamento delle graduatorie dei precari che conteneva una sostanziale novità rispetto al passato: graduatorie nella sostanza bloccate per due anni e possibilità di inserimento soltanto in coda su tre province oltre quella di appartenenza. Anche se nessuno lo ha mai ammesso, il provvedimento tendeva a tutelare i precari delle regioni settentrionali spesso scalzati nelle immissioni in ruolo e nell'attribuzione delle supplenze più lunghe dai colleghi meridionali, con più anni di precariato e con più punti. Infatti, non potendosi spostare in un'altra provincia i precari meridionali, collocati in coda anche se con un punteggio superiore, possono esser nominati soltanto dopo i colleghi autoctoni.
L'Anief aveva subiti rilevato l'incongruenza della norma e, rispetto all'inserimento in graduatoria in base al merito (e quindi al punteggio), si era rivolta al Tar che in più occasioni si è pronunciato a favore di questa tesi. Ma il ministero dell'Istruzione, spiegano gli interessati, "ha emanato nel luglio una nota invitando gli Uffici scolastici provinciali e regionali a non adeguarsi alle ordinanze della magistratura amministrativa procedendo alle assegnazioni delle immissioni in ruolo e delle supplenza annuali dalle graduatorie di coda in spregio a ogni principio meritocratico in attesa dell'udienza del Consiglio di Stato".
Cosa accadrà adesso? Se la sentenza del Consiglio di stato verrà applicata, gli 8 mila insegnanti immessi in ruolo ad agosto ora potrebbero vedersi revocata la nomina. Stesso discorso per i supplenti nominati prima dell'avvio dell'anno scolastico. Insomma: l'ostinazione del ministero potrebbe gettare nel caos l'intera scuola italiana, costretta ad un balletto di supplenti senza precedenti ad anno scolastico ampiamente iniziato. "Finalmente si può mettere la parola fine a un brutto caso di mala amministrazione che ha sprecato il denaro dei contribuenti per far prevalere una visione distorta della nostra storia nazionale", conclude Pacifico.
giovedì 1 ottobre 2009
No alle divisioni: lottiamo tutti insieme per un solo obiettivo!
Anche i precari si dividono: il 3 ottobre in piazza con due cortei
(tecnicadellascuola.it)
Il primo, con Flc-Cgil e Gilda, passerà per piazza del Popolo, dove una delegazione verrà chiamata a parlare sul palco Fnsi allestito in difesa della libertà di stampa. Cobas, Sdl Intercategoriale, RdB ed alcune associazioni di precari, in disaccordo con la scelta di unire le due proteste, partiranno invece da Termini e tireranno dritto fino al Miur. Difficile che si trovi una mediazione.
L'altra manifestazione partirà invece da piazza dei Cinquecento alle 15,00, davanti alla stazione Termini: i partecipanti non passeranno per piazza del Popolo, ma tireranno dritto per viale Trastevere. Il secondo corteo, a cui si sono uniti Sdl Intercategoriale e RdB, sarà guidato dai Cobas e da alcuni comitati locali dei precari: componenti, a cominciare da quello di Salerno che in agosto diede il via alle proteste dei precari in piazza, chiaramente in disaccordo con la linea nazionale del Cps. Secondo Piero Bernocchi, coordinatore di Cobas, non poteva andare diversamente: "il tentativo di convogliare i precari nella manifestazione della Fnsi dimostra una fondamentale divergenza tra le forze in campo rispetto alla riapertura del conflitto in Italia, allo sviluppo di esso e dei movimenti di lotta per la giustizia sociale e gli interessi materiali dei salariati e dei settori popolari e giovanili. Non possono esserci connessioni di alcun tipo tra le due iniziative".
Il risultato è che la scelta di sfilare con due distinte mobilitazioni non rafforza di certo le richieste dei precari. Così sino all’ultimo alcuni organizzatori dell’iniziativa cercheranno di mediare cercando di sanare la scissione. Tra questi figura il ‘Coordinamento precari di Catania’ che ha espresso “ferma volontà di evitare il rischio che si svolgano due cortei paralleli di precari della scuola che condividono gli stessi obiettivi”. L’organizzazione siciliana “chiede accoratamente che si svolga un unico corteo ‘unitario di precari della scuola’ avente come meta il Miur attraverso un percorso interamente autorizzato, con l'invio di una folta delegazione a piazza del Popolo per l'importantissimo intervento alla manifestazione per la libertà di stampa, corteo da effettuarsi senza bandiere sindacali o di partito ma solo con le bandiere dei movimenti dei precari, per conservare uno spirito di movimento autonomo e auto-organizzato”. Una richiesta, probabilmente alla base della divisione, che difficilmente avrà seguito: alla manifestazione ci saranno anche dei partiti, in prevalenza extra-parlamentari, che difficilmente accetteranno di sfilare senza simbolo.
(tecnicadellascuola.it)
Il primo, con Flc-Cgil e Gilda, passerà per piazza del Popolo, dove una delegazione verrà chiamata a parlare sul palco Fnsi allestito in difesa della libertà di stampa. Cobas, Sdl Intercategoriale, RdB ed alcune associazioni di precari, in disaccordo con la scelta di unire le due proteste, partiranno invece da Termini e tireranno dritto fino al Miur. Difficile che si trovi una mediazione.
Comunque vada la manifestazione dei precari del 3 ottobre ha confermato un dato: associazioni e sindacati di categoria pur essendo tutti d’accordo sulla necessità di sostenere la causa dei precari, vittime di una imperante strategia governativa tagli-posti, continuano di certo a non brillare per l’unitarietà.
Alla mancata adesione all’iniziativa del ‘Coordinamento precari’, da parte di alcuni dei sindacati più rappresentativi (non ci saranno Cisl e Uil Scuola, oltre che lo Snals), negli ultimi giorni si sono aggiunte risposte diversificate sulla decisione se unire il corteo a quello che si svolgerà in contemporanea per difendere la libertà di informazione. Le prese di posizione sono state così nette da portare alla realizzazione di due cortei distinti.
Il primo è quello sancito il 24 settembre, quando il ‘Coordinamento precari scuola’, dopo aver valutato a fondo la situazione, è giunto alla decisione di far partire i manifestanti - tra cui ci saranno rappresentanti della la Flc-Cgil, della Gilda e di diverse associazioni, come quelle studentesche quali l’Uds e la Rete degli studenti - da piazza della Repubblica alle 14,30. Per poi farli passare, esattamente un’ora dopo, a piazza del Popolo, dove una loro delegazione verrà chiamata a parlare sul palco della manifestazione in difesa della libertà di stampa organizzata dalla Fnsi. Una decisione che ha quindi superato l'iniziale contrarietà espressa contro i vertici della Federazione nazionale della stampa, i quali a seguito dell'uccisione dei sei parà a Kabul aveva deciso di posticipare la manifestazione per difendere la liberà di informazione proprio al pomeriggio del 3 ottobre. "Il percorso – ha spiegato una nota emessa dal Cps - è stato democraticamente deliberato dai comitati locali e dalle associazioni che ne fanno parte che si sono espresse". Terminato l'intervento in piazza del Popolo, i manifestanti di recheranno davanti al Miur.
Il risultato è che la scelta di sfilare con due distinte mobilitazioni non rafforza di certo le richieste dei precari. Così sino all’ultimo alcuni organizzatori dell’iniziativa cercheranno di mediare cercando di sanare la scissione. Tra questi figura il ‘Coordinamento precari di Catania’ che ha espresso “ferma volontà di evitare il rischio che si svolgano due cortei paralleli di precari della scuola che condividono gli stessi obiettivi”. L’organizzazione siciliana “chiede accoratamente che si svolga un unico corteo ‘unitario di precari della scuola’ avente come meta il Miur attraverso un percorso interamente autorizzato, con l'invio di una folta delegazione a piazza del Popolo per l'importantissimo intervento alla manifestazione per la libertà di stampa, corteo da effettuarsi senza bandiere sindacali o di partito ma solo con le bandiere dei movimenti dei precari, per conservare uno spirito di movimento autonomo e auto-organizzato”. Una richiesta, probabilmente alla base della divisione, che difficilmente avrà seguito: alla manifestazione ci saranno anche dei partiti, in prevalenza extra-parlamentari, che difficilmente accetteranno di sfilare senza simbolo.
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