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mercoledì 21 ottobre 2009

Mentre Tremonti blatera di posto fisso (subito spalleggiato da Berlusconi) la destra vota alla camera un decreto per il quale "i contratti per le supplenze non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato"

Come avevamo previsto la demagogica uscita di Tremonti sul posto fisso viene puntualmente e tempestivamente contraddetta dai fatti.
Il "decreto precari" della Gelmini prevede nel suo primo articolo che i contratti per le supplenze "non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e l'immissione in ruolo".
E per evitare che un emendamento contrario a questo comma presentato dall'opposizione venga accolto deputate incinte e onorevoli azzoppati vengono precettati in tutta fretta.
Di seguito la cronaca della convulsa giornata di lavori parlamentari presa da repubblica.it.

Scuola, bagarre alla Camere
Decreto precari salvo per 2 voti

E' bagarre alla Camera sul decreto precari della scuola. Antonello Soro, Pd, si scaglia verso la presidenza urlando. Il collega della Lega Massimo Polledri scavalca il suo banco per buttarsi su Soro. Il clima si surriscalda; intervengono i commessi. Il presidente dell'assemblea ha difficoltà a mantenere la calma. La proposta della maggioranza rischia di naufragare per colpa delle assenze. Alla fine l'emendamento presentato dalla minoranza viene bocciato per due soli voti grazie al frettoloso rientro in aula di una deputata leghista incinta.

L'esame del provvedimento proseguirà domattina. Sebbene il relatore abbia assicurato che tra le forze politiche "c'è spirito di collaborazione", non è del tutto escluso che il governo alla fine non blindi il decreto con la fiducia.

Il comma della discordia, il numero 1, prevedeva che i contratti per le supplenze "non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e l'immissione in ruolo". L'opposizione compatta - Pd, Idv e Udc - aveva chiesto l'abolizione del comma e quando la discussione era giunta alla conclusione e la Camera doveva passare al voto dell'emendamento, è scoppiata la rissa.

Malgrado nell'emiciclo di Montecitorio votino cinque ministri ed altrettanti sottosegretari, i banchi della maggioranza sono sguarniti (il Pdl ha 20 assenti, la Lega 4). L'opposizione pregusta "l'affondamento" del decreto Gelmini, ma il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, Pdl, lascia parlare sull'ordine del giorno Massimiliano Fedriga, Lega. E' allora che il capogruppo del Pd Antonello Soro si scaglia verso il banco della presidenza urlando: "Non può parlare, c'è la votazione. Questo è un tentativo per permettere a qualche deputato di centrodestra di rientrare in Aula a votare". Anche Massimo Polledri, Lega, scavalca il suo banco per buttarsi su Soro. Intervengono i commessi. Alla fine la presidenza apre la votazione, ma nel frattempo la deputata leghista Carolina Lussana, che è in stato interessante, riesce a raggiungere il suo scanno. L'emendamento viene bocciato con 269 sì, 271 no e 2 astenuti.


In Aula riprende il parapiglia. Soro attacca Lupi: "Lei ha fatto una scorrettezza senza precedenti. Il suo profilo di presidente della Camera è d'ora in poi inaffidabile". Lupi replica: "Non è vero. E' tutto corretto", ma è bagarre con urla e accuse reciproche, e in Aula entrano deputati con piedi rotti e stampelle, come Alessandro Rubens, Pdl.

La calma torna solo con l'arrivo di Gianfranco Fini. Il presidente della Camera chiede all'Assemblea di "trovare un momento di coesione e accordo". Applauso. A sera la presidenza annuncia che l'esame del decreto riprenderà domattina.

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