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mercoledì 22 ottobre 2008

Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo

Lettera a un poliziotto
di Mario Tirino
Caro agente,
quando domani i tuoi capi ti inviteranno a sgomberare l'Università in cui è iscritta tua figlia, o tuo figlio, per un attimo chiudi gli occhi, prima di alzare il manganello e iniziare la repressione.
Guardali, i tuoi figli, barcamenarsi tra un presente incerto e precario e la pura bellezza dei loro sogni, mentre studiano, lavorano e si sacrificano in strutture fatiscenti, con poca qualità e mezzi ancor inferiori, per costruirsi il loro futuro.
Pensa, caro poliziotto, a quanti sacrifici, quante notti di lavoro, quali rischi e quanta fatica hai affrontato tu, per permettere loro una vita migliore.


E pensa, caro poliziotto, per un attimo solo, alle ragioni della loro generazione: vittima della precarietà lavorativa, e quindi economica ed esistenziale. Pensa a come la scuola e l'università siano l'unico mezzo, per chi non ha soldi e santi in Paradiso, per garantire, come hai fatto/stai facendo tu, una possibilità di futuro più dignitoso ai propri figli.
Pensa, fratello agente, a come qualcuno ti sta usando e strumentalizzando, per sostenere altre ragioni. Quelle di una scuola di serie A in mano ai privati, che potranno permettersela, e una scuola di serie B, per tutti i poveri cristi che lavorano dalla mattina alla sera e che avranno come figli altri poveri cristi che lavoreranno dalla mattina alla sera senza potersi costruire nulla di diverso.
Non ti chiedo caro poliziotto di venire meno agli ordini che ti daranno.
Non puoi.
Ma quando tornerai a casa la sera, dopo aver compiuto il tuo crudele dovere, guarda negli occhi tua figlia, tuo figlio. E con tutto il coraggio che hai dimostrato nel corso della tua vita onesta, sussura loro poche parole: "Scusatemi, sono con voi"

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