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venerdì 18 settembre 2009

MariaStella story: biografia di una miracolata.

Tratto da L'Espresso un sunto del reportage sulla nostra (sic!) Ministra dell'Istruzione

di Roberto Di Caro e Denise Pardo
Un curriculum scolastico anonimo. Una laurea in legge senza lode. Una trasferta a Reggio Calabria per il praticantato legale. Poi la folgorante carriera politica. La vita da mediocre della ministra che voleva fare la ballerina e che ora infiamma la scuola.

Finora le fabbriche sono state silenziose. Perfino i magistrati sono spaccati. Lei, Mariastella Gelmini, ha portato in piazza tutti: professori, genitori, precari, studenti. La sua riforma è la vera sconfitta del terzo governo Berlusconi.


Tremonti vuole tagli a scuola e università e il via alla privatizzazione strisciante: lei esegue, e lancia l'idea di trasformare istituti e atenei in Fondazioni in concorrenza fra loro. Il Vaticano vuole l'ora di religione cattolica come materia piena di insegnamento: per lei è subito una "posizione condivisibile". La tattica è elementare, se vuoi far carriera, non ti puoi fare troppi nemici.

Gelmini, ovvero la temibile leggerezza dello stare nel mezzo (secondo le anime buone) o della mediocrità (secondo quelle malvage). Non male per una che ogni due per tre sillaba, enuncia, predica la meritocrazia. Tattica o carattere?

Che poi qualche comprensione per la voglia di molti studenti a fine corso di chiudere i conti con la scuola e passare ad altro la dovrebbe avere, Mariastella Gelmini. Perché capitò anche a lei. Non alla maturità, ma nella tesi di laurea, Università di Brescia, facoltà di Giurisprudenza, appello del 12 luglio 1999. "Era venuta da me spiegandomi che, fuori corso di tre anni, voleva concludere in fretta gli studi, accennando di sfuggita a qualche suo impegno politico a Desenzano", racconta Antonio D'Andrea, ordinario di Diritto costituzionale: che dell'impacciatissima laureanda fu relatore. "Concordammo dunque una tesi non impegnativa: sull'iniziativa referendaria delle Regioni, tema allora d'attualità perché alcune amministrazioni di centrodestra, Lombardia in testa, si apprestavano a usare tale strumento per contrastare il governo Prodi". Si incontrano cinque o sei volte, l'ultima lui le chiede di rafforzare un po' l'apparato teorico e di completare il compitino almeno con un piccolo apparato di note e una bibliografia accettabile: ma capisce subito "che non è il caso di insistere. Certo non ci si innamora di uno studente come lei, media, diligente, non particolarmente motivata; ma in fondo il suo lavoro era passabile, c'era il minimo indispensabile. Il punto di caduta, inaspettato, fu la discussione della tesi". D'Andrea le rivoge una domanda di ordine generale: lei "rimane sconcertata, imbarazzata, è in difficoltà, mostra di non avere padronanza dell'argomento. In situazioni del genere non si infierisce: le chiedo qualcosa sull'argomento della tesi e in meno di dieci minuti, con un po' di disappunto, la licenziamo con 100/110". Significa che, arrivata con un punteggio d'esami di 99,28 pari a una buona media del 27, la tesi le fu valutata meno di un punto sugli 11 possibili. Dei cinque laureati quel giorno con D'Andrea, due con lode, lei fu la più scarsa. Che ha pensato il professore a vederla oggi ministro alfiere del rigore e del merito? "Non ricordo se mi è venuto da sorridere o se ho alzato gli occhi al cielo."

Gelmini voleva fare la ballerina. Le è andata male: è diventata ministro.

Al liceo classico le cose si fanno più complicate. Ne cambia tre: il Manin di Cremona dove frequenta i due anni di ginnasio, poi lo statale Bagatta di Desenzano dove comincia la prima liceo per lasciarlo a dicembre e spostarsi a Brescia, liceo privato diocesano Cesare Arici, lo stesso dove aveva studiato Giovanni Battista Montini, papa Paolo VI: "Sì, abbiamo fama di severità, ma senza particolari asprezze", racconta Gian Enrico Manzoni, che della liceale Mariastella fu l'insegnante di greco e latino. Quanto al carattere, Manzoni la descrive "riservata, né un'isolata né una leader, nessuna bega con i compagni, non che io ricordi almeno": già allora tendeva ad andare d'accordo con tutti. "Non ero la prima della classe, ma non ho mai avuto problemi", ha sintetizzato quel periodo l'interessata. È vero. In pagella prese 5 in latino scritto al primo quadrimestre, "ma era un'alunna diligente, anche se non mi viene in mente nessun particolare amore per questo o quell'autore, e a fine anno conquistò il 7", ricorda Manzoni. In greco, italiano, matematica oscilla sempre fra il 6 e il 7. Scienze 7, arte e storia 8. Alla maturità, siamo nel luglio 1992, uscì con 50/60.

Nel 2002, passato a Reggio Calabria l'esame di Stato per diventare avvocato c'è un rimpasto in giunta alla Provincia di Brescia: "Gelmini divenne assessore al Territorio", racconta Nicoli Cristiani. Dopo le provinciali del 2004 la Lega esige il Territorio, Gelmini prende l'Agricoltura. Ma ha un feeling più intenso con i cacciatori, che nel bresciano sono una lobby potentissima per tradizione e per business: la voteranno in massa quando, nell'aprile 2005, diventa consigliere regionale, prima eletta di Forza Italia, a Brescia con 17.500 preferenze. Li ricambierà, racconta Nicoli, battendosi in consiglio regionale per l'approvazione della caccia in deroga, cioè perché possano liberamente sparare a peppole, stornelli e fringuelli.

Nell'anno esatto in cui resta consigliere regionale. Berlusconi la vuole subito a Roma, nella segreteria di Palazzo Grazioli. Un mese dopo la nomina coordinatrice regionale di Forza Italia. Nel 2006 è eletta deputato. Poi, domenica 18 novembre 2007, in un'ora e mezzo organizza una folla in piazza San Babila per l'annuncio che Silvio ha deciso di fare, bruciando i tempi: la nascita del Popolo delle libertà. Da quel predellino il capo lancia anche lei, Mariastella, nel firmamento delle star del centrodestra.


Roma le ha cambiato il taglio di capelli, dal parrucchiere delle dive Roberto D'Antonio accanto a Montecitorio, ma non l'approccio circospetto, il talento di evitare rogne. Se Renato Brunetta si tuffa appena intravede una polemica, Gelmini fugge borbottando che "non si fa così"
Non si nega invece, il ministro Gelmini, dove sa che il parterre è tutto per lei.

(l'articolo completo si può leggere qui: 
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/e-caduta-una-mariastella/2109717&ref=hpsp)


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